1962

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myfisite
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1962

Messaggio: # 5643Messaggio myfisite
mer 16 gen 2019, 9:39

Rileggere il passato è un esercizio da assumere con coscienza e rispetto. Nel numero di maggio della rivista americana Audio (5/1962) ho trovato un articolo firmato da Norman H. Crowhurst intitolato "The State of the Art" che cerca di riassumere, dal dopoguerra in poi, gli sviluppi e i cambiamenti nel mondo audio e nella filosofia della riproduzione. Alcuni aspetti potrebbero apparire oggi superati ma non mancano elementi di riflessione e, tra questi, la cosiddetta "corsa" ad amplificazioni con potenze sempre maggiori e distorsioni inferiori (per intenderci, stiamo parlando del passaggio tra triodi e pentodi, da qualche watt a qualche decina di watt). L'autore osserva, senza nascondere una certa disillusione, che l'aumento di potenza non necessariamente produsse un corrispondente miglioramento nelle prestazioni di riproduzione audio. E qui molti, anche oggi, non potrebbero che essere d'accordo. Viene osservato inoltre che, a livello percettivo, con il passaggio dal mono allo stereo si ridusse in qualche modo la necessità di incrementare ulteriormente le potenze in gioco: mentre prima per ascoltare i dettagli dei passaggi musicali si tendeva ad alzare il volume ora gli stessi dettagli venivano percepiti in modo migliore grazie alla separazione virtuale dello spazio sonoro.

L'autore prosegue descrivendo come, nel corso degli anni, si svilupparono amplificatori con distorsioni inferiori grazie all'applicazione della retroazione ma sottolinea che le misure di laboratorio avvenivano su un carico resistivo per nulla assimilabile a un diffusore reale. Il suo commento: "una bassa distorsione su una resistenza è una cosa; ottenere la stessa qualità con un diffusore reale è ben altra cosa". Perciò, dopo avere imparato a misurare accuratamente la risposta in frequenza, l'attenzione dei tecnici si spostò sulla distorsione. La prima forma di distorsione indagata fu quella armonica. Qualcuno però mise in evidenza che le armoniche dei singoli toni non erano poi così importanti. Così si cominciò ad investigare sugli effetti della intermodulazione tra due o più toni e qualcuno pensò che le due forme di distorsione potessero essere correlate. Altri scoprirono che queste correlazioni non erano così lineari come poteva sembrare in un primo momento. Altri infine misero in luce che, comunque venisse misurata, un apparecchio con una distorsione più bassa non forniva necessariamente una riproduzione sonora più accurata. Poi ci fu il periodo delle onde quadre che se da un lato potevano fornire più indicazioni, dall'altro non spiegavano molte cose (e neppure costituivano una prova accurata per determinare la risposta ai transienti). Poi vennero i tone-burst.

Per farla breve, la conclusione dell'autore (che mi pare tuttora attuale) è che gli ingegneri "debbano ancora elaborare dei test audio più esaustivi in grado di misurare in modo completo quanto è stato descritto, provato e dimostrato in modo empirico durante gli ultimi quindici anni". E aggiunge: "chiunque abbia studiato nel campo audio sa che non esiste una singola misura in grado di spiegare in modo completo come suona un sistema audio" ("no single figure will ever tell the whole story of how a system will sound: sound and hearing are just too complex for that"). Questo richiamo alla complessità dell'interazione tra suono e ascolto è fondamentale per comprendere la chiusura dell'articolo: "l'audio è molto più del mero concetto tecnico di alta fedeltà e le esperienze passate, presenti e future (evidenziato in corsivo nell'articolo originale) degli ascoltatori sono qualcosa che rappresenta un valido contributo all'avanzamento della conoscenza scientifica. Solo in questo modo si può parlare di vera dignità scientifica per le discipline audio."

Era il 1962 ma qualcuno aveva già saputo comporre in modo magistrale le diatribe tra ascoltoni e misuroni: forse perché aveva bene chiaro in mente cosa si intende per "scienza" e "scientificità". Se non conoscete Norman H. Crowhurst vi invito a cercare la sua immensa bibliografia e segnalo il sintetico "in memoriam" nel sito della Audio Engineering Society: http://www.aes.org/aeshc/jaes.obit/JAES_V39_9_PG735.pdf
Marco A.

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