Senza scadenza

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myfisite
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Senza scadenza

Messaggio: # 19151Messaggio myfisite
mar 28 feb 2023, 9:24

Ispirandomi al titolo di quella significativa serie di articoli comparsi su Audio Review a firma di Massimo, vorrei cercare di sondare questo argomento che offre non pochi spunti di riflessione. È innegabile che esistano nel mondo dell'hifi alcuni oggetti che, pur avendo diversi decenni sulle spalle, sono tuttora apprezzati e ascoltati quotidianamente negli impianti degli appassionati. E non solo sono tuttora in uso ma vengono pure considerati "migliori" all'ascolto di prodotti più moderni che pur fanno uso delle più avanzate tecnologie di progettazione e di materiali d'avanguardia. Vorrei escludere per il momento da questo ragionamento i nostri Grundig d'annata perché la loro conoscenza è (purtroppo o per fortuna, a seconda della prospettiva) diffusa nella sola Italia (o poco più) e limitarmi a quei prodotti che sono universalmente riconosciuti, nelle rieview che vanno dagli USA al Giappone, come particolarmente bensuonanti. Mi riferisco ad oggetti come le LS3/5a, le DQ10 ma anche quegli amplificatori a valvole o a transistor che hanno fatto la storia dell'alta fedeltà e che sono custoditi religiosamente da persone che ne apprezzano in modo particolare il carattere sonoro, la resa di altissimo livello e, in fondo, la difficoltà di trovargli un sostituto migliorativo. Poi, sono d'accordo, c'è anche l'effetto vintage, un pizzico di nostalgia, il carattere esclusivo dell'oggetto, una certa voglia (più o meno inconscia) di stupire gli amici, il voler dimostrare una certa ecletticità, di esibire il proprio status, e si potrebbe continuare ancora a lungo. Il primo parallelo che mi viene alla mente è quello con il mondo degli orologi da polso dove gli appassionati indossano con disinvoltura un Omega moonwatch degli anni '60 o un Longines meccanico degli anni '50. Ma, a dire il vero, rimangono alcune differenze sostanziali: se la funzione dell'orologio è quella di indicare l'ora, nessuno si sognerebbe mai di dire che un Rolex d'annata è più preciso di un moderno orologio al quarzo radiocontrollato. Eppure nell'hifi succede proprio questo: ti dicono che il vecchio Leak a valvole suona meglio dell'ultimo modello di amplificatore xxxxx (mettete voi un nome) con recentissima tecnologia di tipo yyyyy. Qualcuno potrebbe insinuare che nell'ascolto c'è una preponderante componente soggettiva (ed in parte potrebbe essere vero) ma rimane certamente una straordinaria convergenza da ogni parte del mondo verso certi prodotti ben definiti: le LS3/5a, tanto per fare un classico esempio, sono ricercatissime a partire da Hong Kong fino alle isole Hawaii e le implicazioni di ciò non sono banali. Tutto questo forse significa che non ci sono stati avanzamenti tecnici significativi nella riproduzione audio negli ultimi 50 anni? O che alcuni aspetti relativi dell'ascolto non sono stati ancora pienamente individuati? O che le molte variabili oggettive e soggettive dell'ascolto domestico sono difficilmente riducibili con le attuali modellizzazioni? Sono tante le domande che mi vengono in mente e, a dire il vero, è difficile dare a tutte una risposta. Perciò, con un po' di fantasia, mi piace pensare che certi prodotti hifi siano come degli oggetti "fatati", difficilmente classificabili, che sfuggono alle regole della razionalizzazione imperante. Un po' come i violini di Stradivari che vengono studiati e analizzati in mille modi ma, alla fine, rimangono con il loro suono unico e inimitabile.

p.s. Poi esiste Massimo che ti viene a spiegare come mai quegli oggetti "senza scadenza" suonano meglio... e ci rovina tutta la poesia. :D
Marco A.

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