George Orwell

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myfisite
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George Orwell

Messaggio: # 18199Messaggio myfisite
lun 24 ott 2022, 13:54

La rivista Tribune dell'11 gennaio 1946 riporta un articolo di George Orwell dal titolo Luoghi di piacere. Poiché riguarda anche un certo modo di ascoltare musica e soprattutto la musica riprodotta (dato il periodo, l'autore si riferisce in particolare alla radio), ne riporto ampi stralci ritenendo non sia necessario alcun ulteriore commento da parte mia: vorrei semplicemente lasciare l'argomento alla riflessione di ciascuno.

[...] un imprenditore [...] stava progettando un «luogo di piacere che, secondo lui, prenderà piede domani come è stato ieri per le corse dei cani e le sale da ballo». Il sogno dell’imprenditore è descritto in dettaglio: I suoi progetti prevedevano uno spazio che copriva diversi ettari, sotto una serie di tetti scorrevoli — perché il tempo inglese è inaffidabile — e con un’area centrale coperta da un’immensa pista da ballo di plastica trasparente che può essere illuminata da sotto. Intorno ad essa sono raggruppati altri spazi funzionali, a diversi livelli. Bar e ristoranti su terrazze con vista sui tetti della città e locali simili a piano terra. Una serie di piste da bowling. Due lagune blu: una, periodicamente agitata dalle onde, per buoni nuotatori, e un’altra, una placida piscina estiva, per bagnanti che vogliono divertirsi. Lampade solari al di sopra delle piscine per simulare la piena estate nei giorni in cui i tetti non si aprono a mostrare un sole caldo in un cielo senza nuvole. File di brande su cui persone in slip e occhiali da sole possono sdraiarsi per iniziare un’abbronzatura o aumentare quella che hanno già sotto una lampada a raggi solari. Musica che si diffonde attraverso centinaia di griglie collegate con un palco centrale di distribuzione, dove suonano orchestre da ballo o sinfoniche oppure si riceve un programma radiofonico che viene amplificato e diffuso. All’esterno, due parcheggi da 1.000 posti auto. Uno, gratuito. L’altro, un drive-in all’aperto, con automobili incolonnate per passare attraverso i tornelli, e il film proiettato su uno schermo gigante di fronte alle file di auto. Addetti in uniforme maschi controllano le auto, forniscono aria e acqua gratis, vendono benzina e gasolio. Ragazze in pantaloni di raso bianco prendono ordini per bevande e piatti a buffet, e li portano su vassoi.
[...]
È improbabile che saranno completati [...] ma rappresentano abbastanza fedelmente l’idea di piacere dell’uomo civile moderno. Qualcosa del genere è stato già parzialmente raggiunto nelle sale da ballo, nei cinema, negli alberghi, nei ristoranti e nelle navi di linea più eleganti. In una crociera di piacere o in una Lyons Corner House si ha già qualcosa di più che un assaggio di questo paradiso futuro. Se analizzate, le sue caratteristiche principali sono queste:
a. Non si è mai soli.
b. Non si fa mai nulla da sé.
c. Non si è mai in vista di vegetazione selvatica o di oggetti naturali di qualsiasi tipo.
d. Luce e temperatura sono sempre regolate artificialmente.
e. Si è sempre immersi nel suono della musica.
La musica — e se possibile dovrebbe essere la stessa per tutti — è l’ingrediente più importante. La sua funzione è quella di impedire il pensiero e la conversazione e di escludere qualsiasi suono naturale, come il canto degli uccelli o il fischiare del vento, che altrimenti potrebbe intromettersi. A questo scopo la radio è già usata consapevolmente da innumerevoli persone. In moltissime case inglesi la radio non viene letteralmente mai spenta, anche se è regolata di tanto in tanto per esser certi che ne esca solo musica leggera. Conosco persone che tengono la radio accesa per tutto il tempo di un pasto e allo stesso tempo continuano a parlare abbastanza forte affinché voci e musica si annullino. Questo si fa con uno scopo preciso. La musica evita che la conversazione diventi seria o anche coerente, mentre il chiacchiericcio delle voci impedisce di ascoltare attentamente la musica e quindi previene l’insorgere della cosa più temuta, il pensiero.
[...]
È difficile non avvertire che lo scopo inconscio nelle più tipiche località di piacere moderne è un ritorno al grembo materno. Perché anche lì non si era mai soli, non si vedeva mai la luce del giorno, la temperatura era sempre regolata, non ci si doveva preoccupare del lavoro o del cibo, e i propri pensieri, se c’erano, erano annegati da un continuo pulsare ritmico.
[...]
Non c’è dunque qualcosa di sentimentale e oscurantista nel preferire il canto degli uccelli alla musica swing e nel voler lasciare qui e là qualche macchia di vita selvatica invece di coprire l’intera superficie della terra con una rete di autostrade inondate di luce artificiale? La domanda sorge solo perché, nell’esplorare l’universo fisico, l’uomo non ha fatto alcun tentativo di esplorare se stesso. Molto di ciò che va sotto il nome di piacere è semplicemente uno sforzo per distruggere la coscienza. Cominciamo a chiederci: che cos’è l’uomo? Quali sono i suoi bisogni? Come può esprimersi al meglio? Si scoprirebbe allora che il solo fatto di avere il potere di evitare il lavoro e vivere la propria vita dalla nascita alla morte sotto la luce elettrica e al suono di musica riprodotta non è una buona ragione per viverla. L’uomo ha bisogno di calore umano, rapporti sociali, svago, comodità e sicurezza: ha anche bisogno di solitudine, lavoro creativo e senso della meraviglia. Se riconoscesse questo, potrebbe utilizzare i prodotti della scienza e dell’industrialismo in modo eclettico, applicando sempre la stessa verifica: questo mi rende più umano o meno umano? Imparerebbe allora che la massima felicità non consiste nel rilassarsi, riposare, giocare a poker, bere e fare l’amore contemporaneamente. E si vedrebbe che l’orrore istintivo che tutte le persone di buon senso provano di fronte alla progressiva meccanizzazione della vita non è un semplice arcaismo sentimentale, ma è pienamente giustificato. Perché l’uomo rimane umano solo conservando ampie zone di semplicità nella sua vita, mentre la tendenza di molte invenzioni moderne — in particolare il cinema, la radio e l’aereo — è quella di indebolire la sua coscienza, ottundere la sua curiosità e, in generale, renderlo più simile agli animali.
Marco A.

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