Immaginazione e conoscenza

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M.Ambrosini
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Immaginazione e conoscenza

Messaggio: # 17791Messaggio M.Ambrosini
mer 6 lug 2022, 6:57


Come editoriale di Luglio riportiamo, per la prima volta, alcuni estratti di un articolo trovato in rete che rappresenta un perfetto specchio del pensiero di chi gestisce questo forum nonché risulta totalmente calzante anche in ambito audio. Buona lettura


«L'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l'evoluzione».
Non è la citazione di un poeta ma di uno dei più importanti scienziati della storia dell’umanità: Albert Einstein. Ciò che fa davvero fare un balzo in avanti al progresso scientifico è dunque la capacità di pensare fuori dal coro, in maniera anti-convenzionale: guardare i problemi con immaginazione più che con la conoscenza cristallizzata dalla normale prassi scientifica.

Il filosofo della scienza Thomas Khun, nel saggio del 1962 Struttura delle rivoluzioni scientifiche, pietra miliare nel dibattito filosofico nella storia della scienza, afferma che il progresso scientifico procede per cicli di “tempesta e quiete”: un periodo relativamente lungo di tranquillità, dove le osservazioni sperimentali vanno d’accordo con la teoria corrente e accettata dalla comunità scientifica, il paradigma, viene minato dall’emergere di anomalie sperimentali. Quando queste anomalie diventano numerose e verificate, è necessario un nuovo paradigma, di solito completamente diverso e rivoluzionario rispetto al precedente.

Galileo, Copernico, Darwin, Einstein, solo per citarne alcuni: ognuno di loro ha provocato una rivoluzione scientifica nel proprio campo, ribaltando completamente i paradigmi esistenti e introducendo una nuova visione del mondo naturale. La rivoluzione copernicana ha spazzato via la concezione di un universo geocentrico, la teoria dell’evoluzione ha ribaltato l’interpretazione della vita sulla Terra e la relatività di Einstein ha cambiato per sempre la fisica moderna. Tutti questi scienziati sono stati rivoluzionari, in grado di guardare oltre lo status quo della scienza del loro tempo, identificare la criticità e le eccezioni delle vecchie teorie ed elaborarne di completamente nuove. Sono stati dei visionari, e hanno sopportato la diffidenza e le feroci critiche da parte dei colleghi del proprio tempo.

Sono però anche stati tutti tra i più grandi sostenitori del metodo scientifico. Hanno avuto la capacità di vedere oltre ma le loro teorie sono state supportate da dati, prove empiriche e attente verifiche di ipotesi. Darwin aveva intuito il cuore della teoria dell’evoluzione già durante il viaggio sul Beagle, tra il 1831 e il 1836, eppure pubblicò L’Origine delle Specie nel 1859, oltre vent’anni più tardi; vent’anni passati ad accumulare dati empirici, avanzare obiezioni contro la propria stessa ipotesi, ad analizzare con rigoroso metodo scientifico tutte le sfaccettature della propria teoria, con lo scetticismo tipico di un uomo di scienza.
Gli uomini che hanno rivoluzionato la scienza non hanno nulla a che fare con chi propina vaghe “teorie alternative” basate più su assunti filosofici o pseudoscientifici, generalmente incapaci di portare una dimostrazione empirica della loro validità. Le pseudoscienze proliferano laddove la scienza canonica ancora non ha risposte precise, come nel caso della cura di alcuni gravi malattie.
Al giorno d’oggi la scienza è forse ancora più conservatrice di un tempo: l’impresa scientifica è diventata globale e richiede un ingente impiego di capitali, messi a disposizione da enti pubblici e privati che, giustamente, chiedono rendiconti dell’attività dei ricercatori, e vogliono essere certi di destinare i propri soldi a progetti “sicuri”: questo sicuramente penalizza i progetti più visionari, innegabilmente molto più rischiosi, e contribuisce in parte a frenare il progresso scientifico. Forse ci vorrebbe un po’ più di coraggio a seguire anche piste meno battute.

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Buone vacanze e a risentirci con l’editoriale di Settembre.
Massimo

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