Ipersoluzioni

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myfisite
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Ipersoluzioni

Messaggio: # 17191Messaggio myfisite
sab 5 mar 2022, 14:06

Negli Stati Uniti degli anni '60 si stava vivendo una delle più fantastiche avventure del genere umano: la corsa alla luna contro un avversario che pareva avere un vantaggio incolmabile. I russi avevano mandato per primi un uomo nello spazio, una donna nello spazio, una sonda sulla luna, stavano testando un nuovo potentissimo razzo lanciatore. Ma l'ostacolo più grosso da superare fu quello che lo psicologo Paul Watzlawick in un suo piacevole libretto divulgativo avrebbe indicato con il termine di "ipersoluzione", cioè la tendenza umana ad applicare la medesima soluzione anche in contesti differenti. La cosa potrebbe apparire solo un curioso fenomeno limitato al campo della comunicazione ma ci sono esempi in settori insospettabili. Per rimanere nel campo astronautico basti pensare al VAB, l'enorme edificio del Kennedy Space Center progettato per ospitare la costruzione di veicoli spaziali come il Saturn V e lo Space Shuttle. Ovviamente costruito per proteggere dai fenomeni atmosferici, è talmente grande che all'interno si possono formare nubi di pioggia tanto da costringere al montaggio di sistemi per tenere sotto controllo l'umidità. Oppure certe emulsioni che vengono preparate nelle piccole centrifughe da laboratorio e poi non è possibile replicare nei grandi miscelatori su larga scala (*). La nostra mente ipotizza in modo ingenuo che tutto funzioni in modo proporzionale: se una cosa funziona bene allora basta farla più grande e continuerà a funzionare allo stesso modo, anzi meglio. Mi vengono in mente certi prodotti hi-fi dove, più si sale di prezzo, più tutto diventa pesante, enorme, sovradimensionato, massiccio, sovrasezionato.

(*) Per approfondire questo argomento invito alla lettura di: Paul Watzlawick, Di bene in peggio, istruzioni per un successo catastrofico, Feltrinelli.

Nel 1960 gli americani stavano cadendo nella medesima trappola. Werner Von Braun e il presidente Kennedy volevano costruire un razzo enorme di classe Nova (in stile Flash Gordon) che li avrebbe portati direttamente dalla terra alla luna. Ma non avrebbe mai potuto funzionare: troppo complesso, troppo pesante, troppa spinta necessaria, troppo carburante, troppo tempo per la messa a punto. Se avessero scelto quella strada avrebbero perso. L'eroe fu uno sconosciuto ingegnere del Langley Research Center, il Dr. John Houbolt che propose un sistema a stadi più piccoli con un rendez-vous in orbita lunare: in questo modo si ottimizzava il materiale da lanciare, si velocizzava lo sviluppo dei moduli e tutto risultava più leggero ed economico con minor uso di carburante. Credete che la sua idea fu accolta con entusiasmo? No, all'inizio fu semplicemente ignorata poi ci vollero più di due anni (anche di litigi serrati) per far capire che non solo la sua proposta era la migliore ma anche l'unica che avrebbe potuto funzionare. Grazie a lui la missione Apollo fu un successo e oltretutto la struttura a moduli fu la chiave che in seguito permise la salvezza all'equipaggio dell'Apollo 13. Dall'altra parte invece, i russi non riuscirono mai a mettere a punto i trenta propulsori del primo stadio del potentissimo lanciatore N-1 che esplose catastroficamente sulla rampa di lancio.

Nel 1967 Louis Armstrong cantava "What a Wonderful World" anticipando quell'iconica fotografia della terra azzurra scattata dalla Hasselblad di Bill Anders nelle vicinanze della luna durante la missione Apollo 8. Avido appassionato di musica, Louis Armstrong aveva grandi collezioni di nastri dei suoi brani che portava sempre con sé anche nei suoi tour. Gli piaceva ascoltare le sue registrazioni e comparare le sue performance. Tale passione lo portò ad acquistare per la sua abitazione l'attrezzatura audio più "moderna" che fosse disponibile ai tempi. Bing Crosby riferendosi ad Armstrong disse: "È l'inizio e la fine della musica in America" e forse possiamo pensare che anche la conclusione delle missioni Apollo segnò il termine di quell'era per certi versi favolosa.

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Marco A.

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