La strage degli artropodi

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myfisite
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La strage degli artropodi

Messaggio: # 10174Messaggio myfisite
lun 11 nov 2019, 14:42

Uno studio pubblicato su Nature mette in evidenza come il numero degli artropodi (famiglia animale che comprende ragni, acari, scorpioni, millepiedi e molti altri insetti) si sia ridotto in 10 anni del 67% secondo un censimento basato su 300 siti in Germania tra il 2008 e il 2017. Sotto accusa le pratiche agricole.
Marco A.

Filippo
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Re: La strage degli artropodi

Messaggio: # 10180Messaggio Filippo
mar 12 nov 2019, 23:09

il discorso potrebbe essere molto articolato.....
butto lì in maniera molto sintetica alcuni spunti....
Nel mondo agricolo spesso se non sempre i vivaisti e i selezionatori di varietà diffondono piante che possono anche essere molto produttive, ma nella maggior parte dei casi sono anche molto delicate e suscettibili nei confronti di diversi patogeni quali funghi, batteri e insetti.... l'esempio principe sono i vigneti (ma avete idea di quanti trattamenti vengono fatti in viticoltura? Per non parlare di molti meleti....).
Ciò per favorire i produttori dei presidi fito-sanitari. é chiaro che l'abuso di queste sostanze ha ripercussioni ambientali, tra cui questa strage di artropodi, ma nel recente passato ci sono stati casi direi più eclatanti e significativi dal punto di vista ambientale quale la strage di api dovuta all'uso di insetticidi neonicotinoidi, ora aboliti o fortemente ridotti.....Le api son l'insetto pronube per antonomasia e il loro contributo alla produzioni agricole e non è stimato avere valori "astronomici" a livello globale.
Un altro esempio, sembra che anche il problema di batteriosi di cui soffrono attualmente le piantagioni italiane di kiwi (fate attenzione al prezzo dei kiwi, che negli ultimi anni si mantiene su livelli elevati) sia dovuto all'abuso di fitofarmaci che hanno selezionato ceppi batterici resistenti (problematica del resto esistente anche nel settore medico, evidenziando come il problema dell'abuso di "sostanze chimiche" non è confinato al solo settore agricolo, ma interessa la società nel suo complesso).
In questi casi molto problemi potrebbero essere risolti, o cmq fortemente attenuati, con attività di ricerca focalizzate soprattutto alla selezione di piante naturalmente resistenti, ma ciò, come facilmente intuibile, si scontra con grandi interessi.
Secondo voi chi si preoccupa di propagare e diffondere le piante in agricoltura? Le università e i centri di ricerca pubblici? Si, a volte anche loro, quando vengono finanziati dalle multinazionali.... Vabbè, non è così sempre, però.....
Alcuni di questi problemi potrebbero essere risolti o attenuati anche modificando il modello di produzione (non entro nei dettagli), ma ciò si scontrerebbe con le esigenze di produttività del mondo moderno, quindi modelli di agricoltura più rispettosi dell'ambiente quali il vero biologico e le coltivazioni biodinamiche et similia, sono a mio avviso compatibili solo con una nicchia di mercato, non sufficiente a coprire il fabbisogno alimentare complessivo.
In altri casi sono i cambiamenti climatici e la globalizzazione dei patogeni (vedasi esempio del patogeno di origine cinese che ha messo in ginocchio la castanicoltura italiana) che costringono ad interventi di soccorso con mezzi chimici prima non necessari.
Insomma è un complesso di fattori che richiederebbero lo sviluppo di una politica agricola articolata, da indirizzare, a mio parere, soprattutto verso l'incentivazione della ricerca in agricoltura, al fine di selezionare varietà resistenti alle avversità vecchie e nuove.
Incentivi o Cmq indennizzi potrebbero essere corrisposti per compensare i danni dei cambiamenti varietali laddove questi comportino danni legati ai periodi improduttivi......
Non è cosa semplice e i numeri in gioco sono elevatissimi.
Anche la ricerca chimica potrebbe essere indirizzata verso principi chimici più selettivi e rispettosi degli organismi non patogeni....
Fintanto che si riescirà ad andare avanti con i sistemi produttivi ormai consolidati sarà difficile cambiare.
Una spinta decisiva al cambiamento potrà arrivare, secondo me, solo quando si "toccherà" con mano la carenza di cibo o quando il suo prezzo comincerà ad essere "importante"......ma allora potrebbe essere già tardi.

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