Harold Lawrence

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Harold Lawrence

Messaggio: # 3526Messaggio myfisite
ven 10 ago 2018, 11:37

Harold Lawrence (1923 - 2011), pianista, compositore, fu uno dei più importanti produttori musicali del secolo scorso. Tra i tanti, lavorò con Leonard Bernstein, Arthur Rubinstein, Vladimir Horowitz, Andre Previn. Negli anni '50 era alla stazione radio WQXR di New York dove conobbe i tecnici della casa discografica Mercury (qui sotto in una foto con Robert Fine e Wilma Cozart). Harold Lawrence fu direttore musicale della Mercury Records dal 1956 al 1967 e partecipò alla produzione di più di 350 registrazioni del leggendario team "Living Presence". Nel 1967 Harold divenne il primo americano che arrivò ad essere general manager della London Symphony Orchestra. Ritornato in patria, dal 1975 si occupò della Buffalo Philharmonic e infine della Oakland Symphony e la Oakland Youth Orchestra.

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Marco A.

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Re: Harold Lawrence

Messaggio: # 3527Messaggio myfisite
ven 10 ago 2018, 11:54

Nei primi anni '50, oltre ad essere direttore musicale alla stazione radio radio WQXR, Harold Lawrence scriveva articoli per il New York Times e per Audio Engineering. Nel numero 4 del 1954 ho trovato un suo pezzo di un'attualità sconcertante. Lo riporto qui in una traduzione molto libera e personalizzata. Quando lo leggerete tenete sempre bene a mente che sono cose scritte nel 1954 ma potrebbero essere state scritte ieri.

E la musica?

Nelle sezioni musicali delle riviste e tra gli amanti della musica attualmente si sta conducendo una campagna non ufficiale contro ciò che è stato definito "il culto dell'hifi". La scenetta classica raffigura l'audiofilo che si rilassa sulla sua poltrona mentre i diffusori lo inondando di suono; amplificatore, preamplificatore, giradischi, sintonizzatore sono sistemati in modo ingombrante (e ovviamente bene in vista) su tavolini e scaffali; un groviglio disordinato di cavi invade il pavimento: pare che dei selvaggi abbiano rovesciato dappertutto gli spaghetti pronti per cena. E l'attenzione dell'ascoltatore da cosa sarebbe rapita? Dalla musica? Non è affatto così. Il nostro intemperante entusiasta dell'hifi è invece affascinato dai massicci colpi di timpano nella Sinfonia Militare di Haydn, dallo scrosciare delle catene di ferro nel Gurre-Lieder di Schönberg, dal tintinnio del triangolo che viene in primo piano nel terzo movimento della Quarta Sinfonia di Brahms o dalla nota dell'organo a 30Hz che fa vibrare ogni oggetto di vetro in casa.

I cultori dell'hifi sono anche accusati di usare un gergo finora limitato ai laboratori tecnici. Le loro conversazioni sono costellate di espressioni come "impedenza di ingresso, schema cathode-follower, watt puliti, risonanza del basso, negative feedback". Li potete trovare raramente in una sala da concerto dove il suono di una vera orchestra potrebbe essere per loro un vero e proprio shock. C'è quella storia ormai famosa di un audiofilo in un concerto a Carnegie Hall che dopo le prima battute del Don Giovanni di Strauss si lamenta con il suo vicino: "Ma non ci sono gli acuti!".

A casa, l'audiofilo può compensare le "deficienze" dell'ascolto dal vivo con un giro della manopola dei toni acuti. Ma non solo. Più il frontale del suo amplificatore è pieno di comandi e assomiglia alla plancia comandi di un aereo DC-7 più è contento. La musica diventa sempre più una questione di trovare (o indovinare) la migliore compensazione per la risposta adottata in fase di registrazione.

Il profano è comprensibilmente intimidito da questi aspetti dei gruppi hifi e potrebbe dedurre da tutto questo che l'audiofilo non è molto interessato alla musica vera e propria.

L'appassionato audio "medio" potrebbe invece riconoscere che questa descrizione si prende gioco solo delle frange di appassionati più lunatiche o più estreme. L'interesse esclusivo per i "suoni" piuttosto che per la musica, col tempo si esaurirebbe e una tale tipo di ascolto diverrebbe insoddisfacente per l'ascoltatore più attento. Ma la verità è che il mondo degli audiofili in generale non è esente da critiche.

Apprezzamento della musica

Nella sua ricerca per nuove e migliori riproduzioni tonali, l'audiofilo ha inevitabilmente focalizzato le sue orecchie e la sua attenzione sul suono a scapito della musica. Ora, non c'è nulla di sbagliato nell'apprezzare i suoni nudi e puri. Dopotutto, le note della scala e i timbri degli strumenti sono per il compositore ciò che i colori sono per un pittore e le parole per un poeta. Toni, colori e parole sono meri trampolini per l'espressione creativa. In un certo modo possiamo dire che l'audiofilo non è cresciuto oltre il fondamentale, sensuale primo stadio della coscienza e conoscenza musicale. Egli spesso assapora il pieno dell'emissione acustica e delle possibilità dinamiche di un'ottima registrazione lasciando sfumare la musica in un vago sottofondo.

Lo scopo di questa serie di articoli è molteplice:
1) incoraggiare un movimento di "ritorno" alla musica tra gli audiofili che forse sono un po' demotivati dalla sola ricerca di "suoni meravigliosi" e hanno bisogno di una nuova prospettiva per l'ascolto;
2) guardare da un'angolatura differente il crescente mercato degli LP con argomenti che per ovvie ragioni non possono essere affrontati nelle brevi recensioni delle riviste;
3) capire gli effetti delle tecniche di registrazione sui valori musicali;
4) scoprire tendenze, parallele od opposte, nel mondo della musica e delle registrazioni.

[...]
Marco A.

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