Le fallacie dell'HiFi

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cicciobomba
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Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20907Messaggio cicciobomba
lun 15 gen 2024, 6:21

Imbeccato da Max, ho deciso di proporre un intervento di analisi ad ampio spettro sul clima attuale che avvolge il micromondo audiofilo, spingendomi a spiegare alcuni atteggiamenti molto comuni tra gli appassionati. Seduto a scrivere, ho scoperchiato il vaso di pandora! Anni di riflessioni ammassate e dimenticate hanno cominciato a prendere forma, con mia grande sorpresa.

Questo primo lungo post vuole essere una analisi di alcune fallacie ed è il fondamento delle riflessioni che seguiranno. Spero che stimoli una discussione costruttiva e non spargimenti di sangue.

-- 1) l’Hi-Fi è una pseudoscienza
La premessa fondamentale deve essere chiara a tutti: NON esiste una misura numerica e oggettiva che permetta di quantificare in maniera precisa la fedeltà della riproduzione di un sistema audio. Esistono alcune misure indirette, che possono fornire una base come la risposta in frequenza, l’SPL massimo, la distorsione, la velocità di risposta, ma nessuna di queste, né la loro combinazione, è sufficiente a prevedere quanto realistico suona un impianto. Esempi di impianti elettricamente eccellenti ma “infedeli” si sprecano, e viceversa (tenendo bene a mente che il termine “infedele” include — e specialmente — gli impianti eufonici).
A parità di misure elettriche, due apparecchi suonano diversi. Si può affermare che una certa linearità della risposta in frequenza e un certo SPL di picco indistorto, ad esempio, siano condizioni necessarie per una riproduzione realistica dei suoni incisi, ma certamente non sono sufficienti.

Ci sono tre possibili spiegazioni di questo incontestabile fatto (incontestabile per chi lo ha esperito con le sue tasche, non per chi è alle prime armi, sia chiaro). Nessuna di queste è rassicurante:
a) L’HiFi è estetica applicata alla musica. Conta il bello e il suggestivo, non misurabile oggettivamente, ed è dunque una disciplina umanistica. Qualsiasi affermazione non è contestabile nel merito, né falsificabile con dati oggettivi.
b) L’HiFi è una pseudoscienza dominata dall’empirismo. Se è vero che si usano conoscenze tecnico scientifiche per riprodurre dei suoni, è anche vero che si usano senza avere controllo sul risultato ottenibile, quindi in una maniera empirica che somiglia molto più all’artigianato del lusso che all’ingegneria.
c) L’HiFi è ancora in uno stato prescientifico, è incompiuta, ovvero dopo alcuni decenni di progressi più o meno evidenti impiegati per il raggiungimento di valori delle misure indispensabili per la riproduzione fedele (estensione e linearita dela risp in freq anzitutto), per via della mancanza della misura di cui si parla sopra è ferma in un limbo per uscire dal quale servono ulteriori studi e scoperte rilevanti.

Sebbene sia strumentale una competenza scientifica o tecnica da parte di chi progetta e costruisce apparecchi HiFi, che sono processori di segnali al pari di televisori o telefoni, la si applica in un campo in cui il risultato non è misurabile oggettivamente. Ci possono essere circuiti più o meno riusciti, idee più o meno complesse, modi alternativi di fare le stesse cose, ma una volta raggiunti standard adeguati nelle misure di base il riscontro definitivo viene dall’orecchio, che smentisce o conferma la validità delle teorie e che è soggetto ai limiti umani: essenzialmente è soggettivo e insindacabile.

Se compro un powerbank so quanta capacità sto comprando, qual è il suo prezzo per unità di accumulo, e posso valutarne caratteristiche accessorie come la durata, l’affidabilità, i cicli di ricarica che regge, la sensibilità alla temperatura esterna: di base le sue prestazioni sono racchiuse in numeri decifrabili da chiunque e CONFRONTABILI. Quindi se un progettista di elettronica si propone di realizzare un powerbank più capace a parità di peso, il suo obiettivo è chiaro e il suo successo/insuccesso nel realizzarlo è direttamente verificabile da chiunque. Probabilmente avrà bisogno di un chimico e dovrà sfruttare le molte conoscenze solidamente fondate che ha studiato, trovandone applicazione nel problema specifico. Questo è un lavoro per un Ingegnere. Componente fortuna=zero virgola qualcosa.

Che cosa succede se invece un progettista di elettroniche si propone di realizzare un amplificatore “meglio suonante” di un altro? Nulla di quanto detto per il powerbank vale più.
L’obiettivo è vago di per sé, il successo/insuccesso non è misurabile se non “a orecchio” (brrrrr!), tale successo/insuccesso dipende da fantomatici abbinamenti con altri componenti progettati nello stesso modo (tanto vale tirare a sorte) e chiunque lo ascolti è legittimato in ultima istanza a dire “non mi piace”, vanificando tutti gli sforzi profusi. Se il progettista ha studiato, questa è la mortificazione completa delle sue conoscenze. Egli è l’equivalente di un laureato in ingegneria civile che tira su un muro “ad occhio”... semmai può essere considerato un bravo capomastro, mica un ingegnere! Questa situazione ricade nel dominio dell’ estetica, non certo della scienza o della tecnologia. Empirismo e soggettivismo a go go, se non proprio speranza nella buona sorte.
E hai voglia a sciorinare curriculum e lauree in elettronica, acustica etc. Purtroppo o per fortuna quando una teoria non spiega un fenomeno c’è chi nega l’esistenza del fenomeno intestardendosi sulla teoria e sullo stato dell’arte e c’è chi cerca una teoria migliore. I veri scienziati hanno il secondo atteggiamento, non il primo. Chi ha anche solo un’infarinatura di scienza sa che il metodo scientifico prevede cambiamenti della teoria a fronte di fenomeni non spiegati, non la negazione dei fatti: è sempre il modello che deve inseguire la realtà e mai viceversa. E’ evidente che c’è ancora tanto da scoprire in questo ambito.

Diverso sarebbe il caso che si chiedesse allo stesso progettista di produrre un amplificatore con dati di targa migliori di un altro, magari ancora più specificamente “un amplificatore con THD dieci volte minore del modello precedente”. Mi immagino l’ingegnere fregarsi le mani: ecco una sfida seria! Se è bravo ci riesce e siamo di nuovo nel caso Powerbank (successo misurabile oggettivamente e incontestabilmente da chiunque, conoscenza applicata con successo, tecnologia non estetica). Il problema è che i dati di targa che accompagnano l’ampli non significano praticamente nulla. I tempi bui dello zero virgola nella THD degli amplificatori (“più zeri ci sono dopo la virgola, meglio è l’ampli”) per fortuna sono finiti. E ci voleva una creduloneria bella forte all’epoca per ritenere che quei numeretti significassero e testimoniassero davvero qualcosa. Gloriosi valvolari degli anni 50 sacrificati allo zero virgola dei jappo.. volendo parafrasare una citazione celebre “Il sonno delle orecchie genera mostri”!
Qualunque ampli moderno decente è lineare da 20 a 20000 Hz, ha THD inudibile, slew rate alpestri… che la sua risposta in frequenza ad esempio arrivi a 100.000 Hz è del tutto irrilevante, serve solo a fare scena e magari a riempire un depliant.

Supponiamo che qualcuno proponga in vendita il suo ampli “occhiverdi a tubi fantaionici” presentandolo come il migliore del mondo. A supporto mostra la sua costruzione imponente — alimentatori separati per canale da 35 Kg l’uno — tesse le lodi dei tubi fantaionici e dei materiali usati, mostra tabelle di numeri che non significano nulla e poi dice “ascoltatelo”. Ma con quali diffusori? Qualsiasi. In quale ambiente? Qualsiasi. E’ migliore rispetto a quale altro ampli? Qualsiasi, gli unici ancora migliori sono i suoi ampli della serie superiore, costruiti ancora meglio, ancora più belli e pesanti.. certo, ad un altro prezzo. A parte i kg d'acciaio e i vu meter, cosa starei comprando?
Non è difficile immaginarlo: un biglietto della lotteria spendibile nel mio ambiente d’ascolto.

-- 2) Alta fedeltà? Ma davvero?
Seconda fallacia: la fedeltà è riscontrabile solo rispetto alla registrazione, non certo rispetto all’evento live. Siccome tutto il processo di incisione e produzione del supporto (o del file) che rappresenta la musica da riprodurre è al di là del controllo di chi ha l’impianto, egli non può sapere quali erano nella realtà i suoni originali, cosa ha sentito l’ingegnere del suono che ha PRODOTTO (non ripreso) il disco e non ha esperienza del suono di riferimento a cui quello riprodotto deve oggettivamente aderire.
Solo chi ha prodotto il disco ed ha assistito all’evento live nel momento in cui è stato registrato può sapere qual era il suono originario, come lo ha manipolato, e quale risultato voleva ottenere. Tra l’altro, lo stesso ingegnere del suono che ha prodotto il disco (ammesso sia uno solo) di norma usa più di un impianto di riproduzione per missare il brano in modo che il mix sia trasferibile ed ascoltabile in QUALSIASI impianto, pure nella radiolina sfondata della nonna. Tra le tante versioni che ascolta sui vari sistemi monitor, qual è quella autentica?
Spero sia chiaro che il suono di riferimento esiste materialmente solo per chi assiste all’evento live, in varie forme nella testa dell’ingegnere che produce il disco ed infine nella testa di chi ascolta la registrazione. Il terzo è del tutto inventato.

E’ a questo punto lecito parlare di altà fedeltà? Secondo me no, il termine corretto sarebbe alta credibilità — “Hi-Credibility”: “aderenza dell’evento sonoro riprodotto alle supposte intenzioni di chi ha realizzato l’incisione”. Stando così le cose, gli unici titolati ad esprimersi sulla fedeltà di un sistema di riproduzione sarebbero gli ingegneri del suono che hanno realizzato i dischi che si stanno ascoltando. Ma anche qui si nasconde un’insidia: loro stessi hanno usato più di un sistema di riproduzione per creare il disco (i vari monitor studio/cuffie) e quindi il loro stesso giudizio non è esente da colorazioni e preferenze personali, e non è riducibile ad un singolo ascolto — i risultati sono (legittimamente) tanti quanti i sistemi di riproduzione usati.

Allo stato attuale, ogni valutazione di ascolto è giocoforza SOGGETTIVA ed AUTOREFERENZIALE. Una persona con una certa esperienza potrà dire se l’impianto che ascolta è credibile rispetto ad una certa idea di buon suono che ha e che si è costruita negli anni, non certo se è fedele. Spesso chi ascolta nemmeno sa rispetto a cosa dovrebbe valutare la fedeltà, non avendo alcuna esperienza di suoni live.. l’audiofilo medio può fare anche peggio, cioè esprimere un giudizio che riguarda esclusivamente la spettacolarità dell’evento riprodotto, nemmeno la credibilità. Per costoro la definizione migliore è un passo oltre: Hi-Credulonery (HiCry).

-- 3) Il motore dell’Hifi è l’insoddisfazione
Tutto comincia dalla moda (e relativa narrazione) dei componenti separati multimarca, che sarebbero da preferire di gran lunga al monomarca monolitico. Non so collocare bene nel tempo questa tendenza, ma a spanne direi alla fine degli anni ‘60, primi anni ‘70. Credo che tale moda si sia diffusa di pari passo con l'espansione del mercato ed il proliferare dei tecnicismi (gli zero virgola nelle misure di THD degli ampli), spinta dall’arrivo dei giapponesi.

I componenti separati multimarca avrebbero senso se esistesse una misura oggettiva di qualità sonora valida per ogni singolo componente, se le specifiche tecniche significassero qualcosa o se si avesse il controllo del risultato degli interfacciamenti, ma siccome non è così (vedi fallacia numero uno) allora non si fa altro che introdurre entropia, espandere il mercato (invece di comprare un solo apparecchio occorre comprarne N) ed innescare il gioco perverso degli upgrade continui e della continua insoddisfazione dei clienti.

Con la maturità trovo DISONESTO vendere un apparecchio singolo e non un suono frutto di abbinamenti predefiniti o di una catena, è svicolare dal problema (difficile) di dover garantire un risultato finale per concentrarsi su quello (più semplice) di produrre un oggetto-totem che permetta di imputare la colpa del cattivo risultato sull’abbinamento non riuscito e/o sul componente successivo o precedente della catena.
Esistono ditte che producono SOLO amplificatori, SOLO casse, senza nemmeno chiarire con cosa vadano interfacciati. Il mercato in queste condizioni è un festival di biglietti della lotteria.
Onore a Naim, che perlomeno ti vende tutta la catena ed un suo suono, un prodotto preciso con caratteristiche ben definite che paghi profumatamente e può piacere o no, ma che non svicola.

Non dimentichiamo che l’ambiente di ascolto è parte integrante dell’impianto. Lo stesso impianto suona diversamente e può essere più o meno credibile a seconda dell’ambiente dove è inserito (tempi di riverbero, mode, superfici riflettenti/assorbenti). Potrei partire col pippone della “non invarianza”.. ma per carità, Iddio ce ne scampi. In poche parole, chi vende dovrebbe anche chiarire per quale ambiente è adatto l’impianto e quali risultati è lecito attendersi ed eventualmente come intervenire per farlo rendere al meglio. La seconda scusa più popolare per un cattivo risultato è che l'abbinamento funziona ma l’ambiente è inadeguato.

Quando si è insoddisfatti, si è più soggetti alle sirene del marketing. Quando non si ha un riferimento o una misura oggettiva che possa acquietare e a fronte di un risultato finale che è una cinquina al lotto, il venticello assai gentile dell’upgrade incomincia a sussurrar..
Più che le prosaiche qualità acustiche, tra l’altro non misurabili né riconoscibili dal cliente medio, per indurre all’acquisto servono motivazioni emozionali: il fascino, l’eleganza, il mito, il peso, i tecnicismi.. niente che lontanamente sia collegato ad un buon risultato concreto.

-- 4) Religione più che tecnologia.
E’ lecito avere dei gusti o delle preferenze personali? Come si fa ad avere un gusto quando l’obiettivo è l’assoluta fedeltà?
Bisognerebbe convergere tutti su quello che suona meglio, cioè che è più credibile. Ma il peso dato ai vari parametri cambia da persona a persona: c’è chi ascolta ad alto volume, chi a basso volume, chi ascolta classica, chi rock… mettere tutto in un unico calderone presuppone sempre lo stesso errore logico da cui siamo partiti: cioè l’assunzione che la fedeltà sia misurabile ed esista come valore oggettivo.
Ci saranno più vie fintantoché questo problema non sarà risolto, e anche dopo persisteranno ostinatamente, c’è da scommetterci.

Aggiungo come esperienza personale che un campo pseudoscientifico caratterizzato da una utopistica ricerca dell’assoluto, dove non c’è falsificabilità oggettiva e si può comprare la patente di competenza facendo shopping tecnologico e/o esperimenti nel buio della propria cantina come nella luce del proprio salotto, attrae alcuni tipi umani piuttosto singolari. Tra le poche decine di audiofili che ho visto e conosciuto, molti hanno seri problemi. Penso che gli aneddoti si sprechino: tanto per dire una volta ho conosciuto un tizio che si è rifiutato di entrare in un locale perché secondo lui, ad una prima occhiata, l’impianto elettrico era fatto male e causava delle interferenze dannose per gli esseri umani. Aveva una sua teoria sugli impianti elettrici, oltre che sugli impianti HiFi.

Dal punto di vista del cliente, intrapresa una strada e dopo i primi esperimenti, di solito si abbraccia una filosofia e si sviluppa una sorta di culto per un brand, per un progettista e per una tipologia di apparecchi, che diventano identitari. L’attaccamento ad alcune di queste scelte ha del morboso e si diventa suscettibili come se questi oggetti fossero dei totem o dei familiari in pericolo, pronti a difenderli a qualsiasi costo o contro qualsiasi minaccia al loro primato. Si tratta di esoterismo in senso letterale, caratterizzato dalla chiusura ai confronti e dalla negazione di qualsiasi evidenza. Si dispensano consigli solo per reclutare adepti.
Alla luce di tutto questo, se uno è fissato con le trombe, è fissato punto e basta.
Se uno vuole il valvolare, non lo convincerai mai.
Se uno vuole i largabanda, quelli deve sentire.
Se vuole i classe t, avrà quelli e basta.
Se uno vuole sentire i 20 Hz, non c’è muro che tenga.
Se uno vuole che le orecchie gli sanguinino perché dal vivo è così, non vorrà mai grundig.


Dal punto di vista del “progettista”, siamo al punto che chiunque ritiene di qualificarsi tale dopo aver fatto qualche esperimento e scoperto l’ovvio, cioè che bene o male tutto influenza il risultato di un impianto di riproduzione sonora. C’è chi approfondisce le molle, chi le punte, chi i cavi, chi i supporti… molti le casse e pochi le elettroniche (poiché una certa competenza di base in questo caso è imprescindibile). Si parte da considerazioni o osservazioni personali degne del tacchino induttivista, per poi costruire una più o meno strampalata teoria di supporto e rivenderla. Anche qui la ricerca dell’assoluto miete le sue vittime ed è facile imbattersi in autentici esaltati, peggio ancora se hanno titoli di studio. Ma mentre è alla portata di tutti osservare degli effetti, è facoltà di pochi essere in grado di prevederli e controllarli, cioè avere una teoria valida, soprattutto laddove le conoscenze dei manuali si rivelano inadeguate. Fintantoché tutto rimane autoreferenziale, difficile intravedere la luce in fondo al tunnel. L’apertura al confronto in questo caso è pura utopia.

Dal punto di vista dei venditori, se i clienti fossero soddisfatti e poco condizionabili, o se le specifiche tecniche funzionassero, si venderebbe una sola volta un solo impianto, monomarca (me ne viene in mente una…). Fine dei giochi, fine del business.

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Riassumo il post: : l’HiFi è pseudoscienza, è soggettiva e autoreferenziale, causa frustrazioni continue, favorisce la balcanizzazione e attrae gli svalvolati.

Si aprano le danze.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20908Messaggio M.Ambrosini
lun 15 gen 2024, 11:06

cicciobomba ha scritto:
lun 15 gen 2024, 6:21

-- 2) Alta fedeltà? Ma davvero?
Seconda fallacia: la fedeltà è riscontrabile solo rispetto alla registrazione, non certo rispetto all’evento live. Siccome tutto il processo di incisione e produzione del supporto (o del file) che rappresenta la musica da riprodurre è al di là del controllo di chi ha l’impianto, egli non può sapere quali erano nella realtà i suoni originali, cosa ha sentito l’ingegnere del suono che ha PRODOTTO (non ripreso) il disco e non ha esperienza del suono di riferimento a cui quello riprodotto deve oggettivamente aderire.
Solo chi ha prodotto il disco ed ha assistito all’evento live nel momento in cui è stato registrato può sapere qual era il suono originario, come lo ha manipolato, e quale risultato voleva ottenere. Tra l’altro, lo stesso ingegnere del suono che ha prodotto il disco (ammesso sia uno solo) di norma usa più di un impianto di riproduzione per missare il brano in modo che il mix sia trasferibile ed ascoltabile in QUALSIASI impianto, pure nella radiolina sfondata della nonna. Tra le tante versioni che ascolta sui vari sistemi monitor, qual è quella autentica?
Spero sia chiaro che il suono di riferimento esiste materialmente solo per chi assiste all’evento live, in varie forme nella testa dell’ingegnere che produce il disco ed infine nella testa di chi ascolta la registrazione. Il terzo è del tutto inventato.
Applausi da parte mia...!
Mi sembra di rileggere gli interventi di snaporaz (che saluto) dei tempi passati, interventi tesi a smuovere le sinapsi neuronali.
Quoto questo punto in quanto, come giustamente tu stesso sottolinei: "la fedeltà è riscontrabile solo rispetto alla registrazione".
Ne ho scritto sul sito fin dalla sua nascita (qui: https://hifiaudio.altervista.org/lascolto/ ).
Il “riferimento” quando si parla di “fedeltà” non potrà mai essere il suono dal vivo...perché non avrebbe alcun senso parlare di “fedeltà” se così fosse: non possiamo attenderci da un impianto audio la riproduzione di suoni che non sono presenti sul disco ma solo nella nostra fantasia/desiderio.
Il “riferimento” (e non potrebbe essere altrimenti) è sempre il prodotto finito ovvero il nostro cd o il nostro lp che diamo in pasto al nostro sistema audio (vedi il link sopra per maggiori spiegazioni in merito)...e non è un caso che (una volta maturata una certa esperienza di ascolto) ci si trovi poi d’accordo tutti di fronte al medesimo confronto (salvo non si abbiano altarini da difendere ma questo è un altro discorso, che hai ottimamente esposto nel tuo intervento).
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20921Messaggio M.Ambrosini
mar 16 gen 2024, 7:50

Quoto i punti che ritengo maggiormente rilevanti del tuo intervento.
cicciobomba ha scritto:
lun 15 gen 2024, 6:21
c) L’HiFi è ancora in uno stato prescientifico, è incompiuta, ovvero dopo alcuni decenni di progressi più o meno evidenti impiegati per il raggiungimento di valori delle misure indispensabili per la riproduzione fedele (estensione e linearita dela risp in freq anzitutto), per via della mancanza della misura di cui si parla sopra è ferma in un limbo per uscire dal quale servono ulteriori studi e scoperte rilevanti.
Ne sono consapevole e ci sto lavorando....spero che mio figlio fresco di studi mi venga in aiuto nel prossimo periodo. Questo è allo stato attuale l'unico vero enorme macigno che ci troviamo davanti...
E hai voglia a sciorinare curriculum e lauree in elettronica, acustica etc. Purtroppo o per fortuna quando una teoria non spiega un fenomeno c’è chi nega l’esistenza del fenomeno intestardendosi sulla teoria e sullo stato dell’arte e c’è chi cerca una teoria migliore. I veri scienziati hanno il secondo atteggiamento, non il primo. Chi ha anche solo un’infarinatura di scienza sa che il metodo scientifico prevede cambiamenti della teoria a fronte di fenomeni non spiegati, non la negazione dei fatti: è sempre il modello che deve inseguire la realtà e mai viceversa. E’ evidente che c’è ancora tanto da scoprire in questo ambito.
Ineccepibile....ma purtroppo poco, pochissimo applicato.
Diverso sarebbe il caso che si chiedesse allo stesso progettista di produrre un amplificatore con dati di targa migliori di un altro, magari ancora più specificamente “un amplificatore con THD dieci volte minore del modello precedente”. Mi immagino l’ingegnere fregarsi le mani: ecco una sfida seria! Se è bravo ci riesce e siamo di nuovo nel caso Powerbank (successo misurabile oggettivamente e incontestabilmente da chiunque, conoscenza applicata con successo, tecnologia non estetica). Il problema è che i dati di targa che accompagnano l’ampli non significano praticamente nulla. I tempi bui dello zero virgola nella THD degli amplificatori (“più zeri ci sono dopo la virgola, meglio è l’ampli”) per fortuna sono finiti. E ci voleva una creduloneria bella forte all’epoca per ritenere che quei numeretti significassero e testimoniassero davvero qualcosa. Gloriosi valvolari degli anni 50 sacrificati allo zero virgola dei jappo.. volendo parafrasare una citazione celebre “Il sonno delle orecchie genera mostri”!
Qualunque ampli moderno decente è lineare da 20 a 20000 Hz, ha THD inudibile, slew rate alpestri… che la sua risposta in frequenza ad esempio arrivi a 100.000 Hz è del tutto irrilevante, serve solo a fare scena e magari a riempire un depliant.
Quoto, cambiano solo col tempo le mode a cui vengano associate le credulonerie, ora la moda in auge è contraria: si valutano gli ampli maggiormente distorcenti come migliorativi !
I componenti separati multimarca avrebbero senso se esistesse una misura oggettiva di qualità sonora valida per ogni singolo componente, se le specifiche tecniche significassero qualcosa o se si avesse il controllo del risultato degli interfacciamenti, ma siccome non è così (vedi fallacia numero uno) allora non si fa altro che introdurre entropia, espandere il mercato (invece di comprare un solo apparecchio occorre comprarne N) ed innescare il gioco perverso degli upgrade continui e della continua insoddisfazione dei clienti.

Con la maturità trovo DISONESTO vendere un apparecchio singolo e non un suono frutto di abbinamenti predefiniti o di una catena, è svicolare dal problema (difficile) di dover garantire un risultato finale per concentrarsi su quello (più semplice) di produrre un oggetto-totem che permetta di imputare la colpa del cattivo risultato sull’abbinamento non riuscito e/o sul componente successivo o precedente della catena.
Esistono ditte che producono SOLO amplificatori, SOLO casse, senza nemmeno chiarire con cosa vadano interfacciati. Il mercato in queste condizioni è un festival di biglietti della lotteria.
Concordo pienamente
Quando si è insoddisfatti, si è più soggetti alle sirene del marketing. Quando non si ha un riferimento o una misura oggettiva che possa acquietare e a fronte di un risultato finale che è una cinquina al lotto, il venticello assai gentile dell’upgrade incomincia a sussurrar..
Più che le prosaiche qualità acustiche, tra l’altro non misurabili né riconoscibili dal cliente medio, per indurre all’acquisto servono motivazioni emozionali: il fascino, l’eleganza, il mito, il peso, i tecnicismi.. niente che lontanamente sia collegato ad un buon risultato concreto.
Hai anticipato l'argomento trattato dall'editoriale di questo mese. La vediamo allo stesso modo.
Dal punto di vista del cliente, intrapresa una strada e dopo i primi esperimenti, di solito si abbraccia una filosofia e si sviluppa una sorta di culto per un brand, per un progettista e per una tipologia di apparecchi, che diventano identitari. L’attaccamento ad alcune di queste scelte ha del morboso e si diventa suscettibili come se questi oggetti fossero dei totem o dei familiari in pericolo, pronti a difenderli a qualsiasi costo o contro qualsiasi minaccia al loro primato. Si tratta di esoterismo in senso letterale, caratterizzato dalla chiusura ai confronti e dalla negazione di qualsiasi evidenza. Si dispensano consigli solo per reclutare adepti.
La PERFETTA fotografia di ciò che capita nel nostro paese, ma anche in giro per il mondo non mi sembra si respiri aria migliore.

Dal punto di vista del “progettista”, siamo al punto che chiunque ritiene di qualificarsi tale dopo aver fatto qualche esperimento e scoperto l’ovvio, cioè che bene o male tutto influenza il risultato di un impianto di riproduzione sonora. C’è chi approfondisce le molle, chi le punte, chi i cavi, chi i supporti… molti le casse e pochi le elettroniche (poiché una certa competenza di base in questo caso è imprescindibile). Si parte da considerazioni o osservazioni personali degne del tacchino induttivista, per poi costruire una più o meno strampalata teoria di supporto e rivenderla. Anche qui la ricerca dell’assoluto miete le sue vittime ed è facile imbattersi in autentici esaltati, peggio ancora se hanno titoli di studio. Ma mentre è alla portata di tutti osservare degli effetti, è facoltà di pochi essere in grado di prevederli e controllarli, cioè avere una teoria valida, soprattutto laddove le conoscenze dei manuali si rivelano inadeguate. Fintantoché tutto rimane autoreferenziale, difficile intravedere la luce in fondo al tunnel. L’apertura al confronto in questo caso è pura utopia.

Dal punto di vista dei venditori, se i clienti fossero soddisfatti e poco condizionabili, o se le specifiche tecniche funzionassero, si venderebbe una sola volta un solo impianto, monomarca (me ne viene in mente una…). Fine dei giochi, fine del business.
Altro tema che scotta: il "confronto"...a volte si fugge in questo settore più di fronte a questa parola che di fronte al covid. Tutte le scuse vengono utili pur di evitarlo.
Per quanto mi riguarda l'effettiva attendibilità di un progettista audio si basa sulla sua disponibilità al confronto....non sul piano tecnico/teorico (su cui ciascuno potrebbe avere legittime reticenze nel divulgare i concetti alla base del proprio lavoro) ma all'ascolto.
Vedere poi progettisti audio che non hanno un sistema stabile installato a casa propria presenta già ai miei occhi quella che può essere la loro effettiva soddisfazione per il loro lavoro.
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20951Messaggio cicciobomba
mer 17 gen 2024, 17:05

Dando seguito al mio intervento sulle fallacie --- e a dispetto del suo scarso successo --- questa volta mi concentro sulle piaghe dell'HiFi (l’ottimismo non mi difetta).

Anche in questo caso è necessaria una premessa, non scontata erga omnes, ma per me (e molti altri) evidente: tutto suona, nel senso che altera il suono. Perfino le ciabatte di collegamento tra la presa e il muro hanno un effetto udibile sul suono di un impianto HiFi sufficientemente trasparente, per non parlare delle fasi in un impianto CCI o delle superfici di appoggio degli apparecchi, CCI e non. Sebbene questa affermazione sia abbastanza pacifica tra gli audiofili contemporanei, ricordiamoci che non lo era affatto 40 anni fa (si può citare la celeberrima prova del chiodo arrugginito di Renato Giussani) e che il semplice suono dei cavi era messo seriamente in dubbio anche in alcune riviste di settore di stampo più tecnico (pre-moroniane). Io, partito scettico come d’uopo, le mie prove le ho fatte negli anni e non nutro più alcun dubbio che l’effetto dei cavi sia ben udibile anche in un impianto tradizionale. Il CCI richiede un ulteriore step, di cui parlerò più avanti.

Siccome ci sono in giro ancora persone e soprattutto tecnici, che per una sorta di deformazione professionale ancora negano il suono dei cavi o che credono che il suono di un apparecchio dipenda esclusivamente dal suo circuito (ovvero dalle sue misure elettriche), al limite dalla componentistica, ma assolutamente non dalla topologia e dalla rigidezza del montaggio dei componenti, o dal telaio o dalle accortezze sulle masse, per citare tre aspetti rilevanti, chiariamo che con costoro è inutile discutere: riducono tutto a tecnicismi e a misure, che se servissero a qualcosa avrebbero risolto il problema dell’HiFi monte. Sono vittime inconsapevoli della prima fallacia che ho chiarito nel post d’esordio.

Certo, è controintuitivo. Richiede una buona dose di coraggio ammettere che le conoscenze acquisite nello studiare l’elettronica si rivelino inadeguate in questo ambito, ma a fronte di un fatto non spiegato ci si rimbocca le maniche si cerca una nuova teoria, non si nega il fatto in sé.
Fine della premessa.


LE SEI PIAGHE DELL’HIFI

-- 1) Il tweaking.
Non saprei dire dove o quando si sia originata la moda del tweaking, forse dall’idea di arrangiarsi?
O dalla suggestione che con pochi soldi e un po’ di manualità si possa migliorare un oggetto rimuovendo gli inevitabili compromessi che l’economia di scala ha imposto al produttore?

Anche qui a ben riflettere emerge un’idea pericolosa: che si possa ricostruire puntualmente il come e perché un oggetto sia stato costruito in un certo modo, magari guardandone lo schema elettrico; che ci si possa dunque porre sullo stesso piano del/i progettista/i e si abbiano a disposizione le stesse informazioni — oltre a competenze equivalenti — per discernere cosa in quell’oggetto è frutto di compromesso e cosa no. Mi sembra veramente delirio paranoide. E’ la stessa cosa che accade con chi giudica gli errori di una registrazione dal salotto di casa, come se fosse stato in sala di controllo di fronte al mixer quando è stata ripresa, missata e masterizzata o come se fosse consapevole di tutte le motivazioni che hanno portato alle decisioni dell'ingegnere del suono in quel caso specifico, assumendo tra l’altro di POTER entrare nel merito di tale scelte, ovvero di essere un ingegnere del suono egli stesso. Un parere sul risultato è legittimo da parte di chiunque, una correzione ex post dal divano di casa no, è risibile.

Dicevo, pur non riuscendo a risalire all’origine di questa moda, so chi l’ha alimentata: le riviste online (una più di altre) e i forum. A voler trovare un lato buono magari così si stimola l’interesse e si fa sbocciare la passione nei più giovani, e in definitiva, finquando si parla di consigli di installazione, grossi danni non se ne fanno. C’è pure una grossa fetta di produzione HiFi soprattutto recente che è “ciarpame commerciale” – sacrificabile – come direbbe il buon Aloia.
Ma troppo spesso si parla di modifiche sostanziali e invasive, come sostituire i condensatori, con altri di valore più grande (perché “bigger is better”) o di altro tipo, cambiare stadio di uscita, snaturare il progetto su apparecchi storici e riuscitissimi. Tutto questo ha un effetto udibile? Certo che sì, ha un effetto pure cambiare i piedini! Ma la domanda è: ha un effetto controllabile? E’ una modifica consapevole e migliorativa? Nel 99% dei casi equivale a tirare a sorte (vedasi fallacia numero 3). Spesso non si tratta nemmeno di empirismo, è proprio bizzarria sfrenata.

Uno che modifica le Dahlquist DQ10 è un criminale, andrebbe legalmente perseguito. E se pensa di poter migliorare un progetto eccellente di quel livello, che 60 anni dopo ancora dà la paga a fior di diffusori “eso”, è semplicemente un pazzo, va internato. Ottimi/eccellenti cd player vintage sono regolarmente stuprati da persone che ne modificano gli stadi di uscita, zeroversamplano e chissà quali altre diavolerie per il semplice motivo che non sono soddisfatti di come suonano e non sanno da dove cominciare per farli suonare bene (magari dal cambiare ampli? un suggerimento). Non parliamo di Grundig perché il panorama è desolante. Ho trovato una discussione in cui un tizio voleva trasformare il v30 in un finale. Un v30 è un ampli che si fuma un Leak. Cosa pensereste di uno che modifica un leak? E’ un sacrilegio, il rogo è troppa indulgenza. Ma per il fatto che il v30 costa poco, è brutto, monta componenti ordinari … qualcuno crede di poterlo “migliorare”. Come se alla grundig dell’epoca lavorasse gente col diploma di scuola radio elettra del CEPU. Non so se sia più preoccupante l’esaltazione o la crassa ignoranza, ma forse è il loro giusto mix ad essere passaporto d’ingresso nei “tweakers” dell’HiFi.

-- 2) Il marketing.
Il condizionamento psicologico funziona meglio delle orecchie, e nessuno oserà metterlo in dubbio. In un contesto permeato di soggettivismo, dove i danari in ballo sono anche molti .. l’importante è convincere l’acquirente. La componentistica raffinata o la costruzione imponente sono ottimi argomenti per convincere un profano che il prezzo alto è giustificato, la mitizzazione del progettista o della tecnologia implementata sono pure meglio. Tutta suggestione/condizionamento psicologica/o.
Conoscete il nome di qualche progettista di lavastoviglie? Sono sicuro che ci siano degli autentici geni che ne se occupano, non scherzo. Ma per vendere una lavastoviglie non devono dirti “eh, però questa l’ha progettata Nelson Pass”.. ti dicono quanti piatti lava, in quanto tempo e quanta corrente consuma. Fine. C’è pure l’etichetta a prova di idiota per le classi energetiche. Oltre i parametri oggettivi tipo quanti Watt ha l’ampli, quanta corrente consuma (sic!) e quante lucette e controlli ha, con quale argomento si vende? Il “suona bene” non è verificabile, meglio supportarlo con una bella aura di mistero, meglio raccontarti della genialità del progettista o della raffinatissima componentistica, della tecnologia all’ultimo grido. Si vende il mito, non l’oggetto in sé. Oggi che un apparecchio sia riuscito bene significa che è vendibile con contorno di aria fritta.

-- 3) L’estetica.
Qui la questione è più seria di quanto parrebbe. Idealmente, un impianto è strumentale ad un fine, che è quello di ascoltare la musica. La sua apparenza non ha valore per sé, che sia bello o brutto, grande o piccolo, è semplicemente irrilevante. Dovrebbe.. sì cioè, a parte il WAF.
In realtà l’impianto in qualche modo deve celebrare la grandeur del suo proprietario; la sua imponenza e il suo aspetto sono fondamentali anzitutto per alimentarne l’aura sacrale e renderlo degno di un altarino in salotto, poi per rinnovare la fede del proprietario e per permettergli di farsene vanto: attraverso l’aspetto l’impianto rafforza ogni volta che lo si guarda l’illusione di aver fatto una scelta ottima, celebra il proprio successo e gratifica il proprietario.
Se devo dire di essere immune non posso nemmeno dirlo!

-- 4) Il peso.
Ovvero HiFi un tanto al chilo. “Un apparecchio più pesante è costruito per forza meglio”... vuoi mettere un Krell da 70 Kg con un fetente grundig v1700?
Sicuramente il peso dà l'impressione che si sia portato a casa qualcosa in più in cambio dei propri sonanti dindini, a fronte di oggetti mediamente costosi o molto costosi quali sono i componenti HiFi: è in qualche modo confortante. Sapere che all’interno del nostro totem si annidano materiali preziosi o rari, tecnologie dai nomi indecifrabili e ponderose, è una ulteriore fonte di conforto e di soddisfazione.

-- 5) Il prezzo.
Non si tratta di “se non costa non è buono”.. no, anche qui la questione è più sottile. L’ipotesi del valore proporzionato al prezzo in fondo ce la portiamo dentro da sempre ed è un pregiudizio che vale più o meno in tutti gli ambiti (soprattutto per ciò che è misurabile in maniera oggettiva o che supera una certa soglia psicologica di spesa).
Sotto sotto ci risulta irrazionale credere che un apparecchio che costa meno possa realmente andare meglio di un apparecchio che costa di più, perché la differenza di prezzo non sarebbe giustificata e implicitamente staremmo considerando stupidi coloro che hanno comprato il secondo.
Faccio solo notare che il mercato del lusso, dove non si compra sostanza ma apparenza e ostentazione, è incardinato sulla stupidità umana. La stupidità vale diversi miliardi di dollari di fatturato annuo per le fashion company, che una piccola fetta di questa venga assorbita dagli audiofili è più che verosimile.

-- 6) l’esibizionismo.
Beh esiste anche questa componente cari amici. In fondo qualcuno compra l’impianto anche per farsene vanto, per esibirlo agli ospiti e per guardarlo, più che per ascoltarlo. E’ un oggetto bello da avere in casa, arreda bene, fa conversazione. Non me la sento nemmeno troppo di condannare chi lo fa — il peccato mortale è avere in casa 15 dischi, tutti rigorosamente audiofili.

--------------------------

Riassumo il post: in questo micromondo pieno di cantinari, esibizionisti e tecnici integralisti, dove peso, estetica, prezzo, modifiche e miti spadroneggiano e convivono, si può anche solo ipotizzare che un oggetto brutto, economico, leggero, vecchio e commerciale come un v1700 possa suonare meglio di un riferimento da millemila euro?
Diciamocelo.. l'unica è rifiutare l’idea che possa accadere.

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M.Ambrosini
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20960Messaggio M.Ambrosini
mer 17 gen 2024, 18:40

cicciobomba ha scritto:
mer 17 gen 2024, 17:05
Dando seguito al mio intervento sulle fallacie --- e a dispetto del suo scarso successo --- questa volta mi concentro sulle piaghe dell'HiFi (l’ottimismo non mi difetta).

Anche in questo caso è necessaria una premessa, non scontata erga omnes, ma per me (e molti altri) evidente: tutto suona, nel senso che altera il suono. Perfino le ciabatte di collegamento tra la presa e il muro hanno un effetto udibile sul suono di un impianto HiFi sufficientemente trasparente, per non parlare delle fasi in un impianto CCI o delle superfici di appoggio degli apparecchi, CCI e non. Sebbene questa affermazione sia abbastanza pacifica tra gli audiofili contemporanei, ricordiamoci che non lo era affatto 40 anni fa (si può citare la celeberrima prova del chiodo arrugginito di Renato Giussani) e che il semplice suono dei cavi era messo seriamente in dubbio anche in alcune riviste di settore di stampo più tecnico (pre-moroniane). Io, partito scettico come d’uopo, le mie prove le ho fatte negli anni e non nutro più alcun dubbio che l’effetto dei cavi sia ben udibile anche in un impianto tradizionale. Il CCI richiede un ulteriore step, di cui parlerò più avanti.

Siccome ci sono in giro ancora persone e soprattutto tecnici, che per una sorta di deformazione professionale ancora negano il suono dei cavi o che credono che il suono di un apparecchio dipenda esclusivamente dal suo circuito (ovvero dalle sue misure elettriche), al limite dalla componentistica, ma assolutamente non dalla topologia e dalla rigidezza del montaggio dei componenti, o dal telaio o dalle accortezze sulle masse, per citare tre aspetti rilevanti, chiariamo che con costoro è inutile discutere: riducono tutto a tecnicismi e a misure, che se servissero a qualcosa avrebbero risolto il problema dell’HiFi monte. Sono vittime inconsapevoli della prima fallacia che ho chiarito nel post d’esordio.

Certo, è controintuitivo. Richiede una buona dose di coraggio ammettere che le conoscenze acquisite nello studiare l’elettronica si rivelino inadeguate in questo ambito, ma a fronte di un fatto non spiegato ci si rimbocca le maniche si cerca una nuova teoria, non si nega il fatto in sé.
Fine della premessa.


LE SEI PIAGHE DELL’HIFI

-- 1) Il tweaking.
Non saprei dire dove o quando si sia originata la moda del tweaking, forse dall’idea di arrangiarsi?
O dalla suggestione che con pochi soldi e un po’ di manualità si possa migliorare un oggetto rimuovendo gli inevitabili compromessi che l’economia di scala ha imposto al produttore?

Anche qui a ben riflettere emerge un’idea pericolosa: che si possa ricostruire puntualmente il come e perché un oggetto sia stato costruito in un certo modo, magari guardandone lo schema elettrico; che ci si possa dunque porre sullo stesso piano del/i progettista/i e si abbiano a disposizione le stesse informazioni — oltre a competenze equivalenti — per discernere cosa in quell’oggetto è frutto di compromesso e cosa no. Mi sembra veramente delirio paranoide. E’ la stessa cosa che accade con chi giudica gli errori di una registrazione dal salotto di casa, come se fosse stato in sala di controllo di fronte al mixer quando è stata ripresa, missata e masterizzata o come se fosse consapevole di tutte le motivazioni che hanno portato alle decisioni dell'ingegnere del suono in quel caso specifico, assumendo tra l’altro di POTER entrare nel merito di tale scelte, ovvero di essere un ingegnere del suono egli stesso. Un parere sul risultato è legittimo da parte di chiunque, una correzione ex post dal divano di casa no, è risibile.

Dicevo, pur non riuscendo a risalire all’origine di questa moda, so chi l’ha alimentata: le riviste online (una più di altre) e i forum. A voler trovare un lato buono magari così si stimola l’interesse e si fa sbocciare la passione nei più giovani, e in definitiva, finquando si parla di consigli di installazione, grossi danni non se ne fanno. C’è pure una grossa fetta di produzione HiFi soprattutto recente che è “ciarpame commerciale” – sacrificabile – come direbbe il buon Aloia.
Ma troppo spesso si parla di modifiche sostanziali e invasive, come sostituire i condensatori, con altri di valore più grande (perché “bigger is better”) o di altro tipo, cambiare stadio di uscita, snaturare il progetto su apparecchi storici e riuscitissimi. Tutto questo ha un effetto udibile? Certo che sì, ha un effetto pure cambiare i piedini! Ma la domanda è: ha un effetto controllabile? E’ una modifica consapevole e migliorativa? Nel 99% dei casi equivale a tirare a sorte (vedasi fallacia numero 3). Spesso non si tratta nemmeno di empirismo, è proprio bizzarria sfrenata.

Uno che modifica le Dahlquist DQ10 è un criminale, andrebbe legalmente perseguito. E se pensa di poter migliorare un progetto eccellente di quel livello, che 60 anni dopo ancora dà la paga a fior di diffusori “eso”, è semplicemente un pazzo, va internato. Ottimi/eccellenti cd player vintage sono regolarmente stuprati da persone che ne modificano gli stadi di uscita, zeroversamplano e chissà quali altre diavolerie per il semplice motivo che non sono soddisfatti di come suonano e non sanno da dove cominciare per farli suonare bene (magari dal cambiare ampli? un suggerimento). Non parliamo di Grundig perché il panorama è desolante. Ho trovato una discussione in cui un tizio voleva trasformare il v30 in un finale. Un v30 è un ampli che si fuma un Leak. Cosa pensereste di uno che modifica un leak? E’ un sacrilegio, il rogo è troppa indulgenza. Ma per il fatto che il v30 costa poco, è brutto, monta componenti ordinari … qualcuno crede di poterlo “migliorare”. Come se alla grundig dell’epoca lavorasse gente col diploma di scuola radio elettra del CEPU. Non so se sia più preoccupante l’esaltazione o la crassa ignoranza, ma forse è il loro giusto mix ad essere passaporto d’ingresso nei “tweakers” dell’HiFi.

-- 2) Il marketing.
Il condizionamento psicologico funziona meglio delle orecchie, e nessuno oserà metterlo in dubbio. In un contesto permeato di soggettivismo, dove i danari in ballo sono anche molti .. l’importante è convincere l’acquirente. La componentistica raffinata o la costruzione imponente sono ottimi argomenti per convincere un profano che il prezzo alto è giustificato, la mitizzazione del progettista o della tecnologia implementata sono pure meglio. Tutta suggestione/condizionamento psicologica/o.
Conoscete il nome di qualche progettista di lavastoviglie? Sono sicuro che ci siano degli autentici geni che ne se occupano, non scherzo. Ma per vendere una lavastoviglie non devono dirti “eh, però questa l’ha progettata Nelson Pass”.. ti dicono quanti piatti lava, in quanto tempo e quanta corrente consuma. Fine. C’è pure l’etichetta a prova di idiota per le classi energetiche. Oltre i parametri oggettivi tipo quanti Watt ha l’ampli, quanta corrente consuma (sic!) e quante lucette e controlli ha, con quale argomento si vende? Il “suona bene” non è verificabile, meglio supportarlo con una bella aura di mistero, meglio raccontarti della genialità del progettista o della raffinatissima componentistica, della tecnologia all’ultimo grido. Si vende il mito, non l’oggetto in sé. Oggi che un apparecchio sia riuscito bene significa che è vendibile con contorno di aria fritta.

-- 3) L’estetica.
Qui la questione è più seria di quanto parrebbe. Idealmente, un impianto è strumentale ad un fine, che è quello di ascoltare la musica. La sua apparenza non ha valore per sé, che sia bello o brutto, grande o piccolo, è semplicemente irrilevante. Dovrebbe.. sì cioè, a parte il WAF.
In realtà l’impianto in qualche modo deve celebrare la grandeur del suo proprietario; la sua imponenza e il suo aspetto sono fondamentali anzitutto per alimentarne l’aura sacrale e renderlo degno di un altarino in salotto, poi per rinnovare la fede del proprietario e per permettergli di farsene vanto: attraverso l’aspetto l’impianto rafforza ogni volta che lo si guarda l’illusione di aver fatto una scelta ottima, celebra il proprio successo e gratifica il proprietario.
Se devo dire di essere immune non posso nemmeno dirlo!

-- 4) Il peso.
Ovvero HiFi un tanto al chilo. “Un apparecchio più pesante è costruito per forza meglio”... vuoi mettere un Krell da 70 Kg con un fetente grundig v1700?
Sicuramente il peso dà l'impressione che si sia portato a casa qualcosa in più in cambio dei propri sonanti dindini, a fronte di oggetti mediamente costosi o molto costosi quali sono i componenti HiFi: è in qualche modo confortante. Sapere che all’interno del nostro totem si annidano materiali preziosi o rari, tecnologie dai nomi indecifrabili e ponderose, è una ulteriore fonte di conforto e di soddisfazione.

-- 5) Il prezzo.
Non si tratta di “se non costa non è buono”.. no, anche qui la questione è più sottile. L’ipotesi del valore proporzionato al prezzo in fondo ce la portiamo dentro da sempre ed è un pregiudizio che vale più o meno in tutti gli ambiti (soprattutto per ciò che è misurabile in maniera oggettiva o che supera una certa soglia psicologica di spesa).
Sotto sotto ci risulta irrazionale credere che un apparecchio che costa meno possa realmente andare meglio di un apparecchio che costa di più, perché la differenza di prezzo non sarebbe giustificata e implicitamente staremmo considerando stupidi coloro che hanno comprato il secondo.
Faccio solo notare che il mercato del lusso, dove non si compra sostanza ma apparenza e ostentazione, è incardinato sulla stupidità umana. La stupidità vale diversi miliardi di dollari di fatturato annuo per le fashion company, che una piccola fetta di questa venga assorbita dagli audiofili è più che verosimile.

-- 6) l’esibizionismo.
Beh esiste anche questa componente cari amici. In fondo qualcuno compra l’impianto anche per farsene vanto, per esibirlo agli ospiti e per guardarlo, più che per ascoltarlo. E’ un oggetto bello da avere in casa, arreda bene, fa conversazione. Non me la sento nemmeno troppo di condannare chi lo fa — il peccato mortale è avere in casa 15 dischi, tutti rigorosamente audiofili.

--------------------------

Riassumo il post: in questo micromondo pieno di cantinari, esibizionisti e tecnici integralisti, dove peso, estetica, prezzo, modifiche e miti spadroneggiano e convivono, si può anche solo ipotizzare che un oggetto brutto, economico, leggero, vecchio e commerciale come un v1700 possa suonare meglio di un riferimento da millemila euro?
Diciamocelo.. l'unica è rifiutare l’idea che possa accadere.
Hai scritto cose Antonio che condivido totalmente e che è per me un piacere sentire esporre con tale efficacia e al contempo con tale simpatia...un post per me fantastico! Bravo.
Efficace al punto che potrebbe risultare curativo. Bisognerebbe "imporlo" (come una medicina che va presa per forza per guarire) da leggere ad ogni audiofilo tutte le sere prima di coricarsi....chissà :D
Il problema è purtroppo sempre lo stesso...chi avrebbe BISOGNO (un bisogno profondo di cui non si rende minimamente conto...) di leggere quanto sopra sarà inappuntabilmente colui che non lo leggerà.
Massimo

nerone
Messaggi: 1058
Iscritto il: ven 16 feb 2018, 8:49

Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20963Messaggio nerone
mer 17 gen 2024, 19:13

Quoto anch'io
Sono tra quelli che volevano un secondo impianto al di fuori dei grundig e LT, dopo tanti ascolti fatti in giro dai rivenditori nelle loro salette dedicate ci ho rinunciato, l'estetica e la voglia di dimostrare di avere un impianto blasonato non è musica per le mie orecchie

cicciobomba
Messaggi: 84
Iscritto il: mar 28 apr 2020, 13:54

Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20968Messaggio cicciobomba
gio 18 gen 2024, 8:33

Grazie Max! Troppo onore.

@nerone anch'io mi diverto ancora a sperimentare "altro" per un secondo impianto che non costi cifre folli. Ho fatto delle prove coi monovia/valvolari ed è un work in progress, qualcosa di interessante è venuto fuori (soprattutto avendo la lista degli "apparecchi rilevanti" di Max sotto mano). Di solito mi pento appena metto su un componente grundig per confronto.. comunque ancora non ho gettato la spugna.

cicciobomba
Messaggi: 84
Iscritto il: mar 28 apr 2020, 13:54

Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20988Messaggio cicciobomba
mar 23 gen 2024, 2:03

Gli sbagli di Max.. Grundig.

In questo terzo intervento, cercherò di analizzare i motivi per cui la Grundig non ha sfondato nell’HiFi, fino al fallimento del 2003, e in seguito mi occuperò del perché il fenomeno grundig/CCi non è esploso oggi (…secondo me, naturalmente).

Nel documentarmi ho scoperto aspetti interessantissimi della vita di Max Grundig, il fondatore della nostra stella polare.

—----
Orfano di padre a 12 anni, Max seguì un corso da radiotecnico e aprì un piccolo negozio di riparatore e rivendita radio nel 1930, che andò subito molto bene, fino al punto da fatturare un milione di marchi nel 1938. Durante la guerra lavorò per l’esercito tedesco nel produrre e riparare sistemi di telecomunicazione e sembra che sotto le armi si sia guadagnato una grande reputazione. Finita la guerra, il business delle riparazioni era in crescita (anche a causa della devastazione che la seconda guerra mondiale aveva prodotto) e forte della sua competenza Max fondò la Grundig come ditta che produceva trasformatori universali e tester per valvole (il Tubatest e il Novatest in particolare). In quel periodo l’acquisto di radio era proibito dagli alleati e Max inventò e mise in vendita un kit tubeless che permetteva facilmente di autocostruirsi una radio: l’Heinzelmann. A distanza di pochi anni il successo fu tale da richiedere nuovi stabilimenti produttivi. Le prime radio complete non tardarono ad arrivare: nel ‘48 il Weltklang, dalla ricezione eccezionale, e nel ‘49 il Grundig Boy. Con l’introduzione delle trasmissioni VHF fu introdotto il modello 380W che permetteva di cambiare stazione con un bottone, senza bisogno della sintonia manuale — fu una innovazione che fece colpo sul pubblico. Da allora in poi una sfilza di successi: nel 1952 il primo televisore, poi autoradio, registratori a nastro, dittafoni, l’invenzione dell’auto-reverse… entro la fine degli anni ‘50 Grundig era il più grande produttore di radio d’Europa. Ebbe un tale successo che si ritiene sia stato uno dei pilastri del boom economico della Germania nel dopoguerra.

Gli anni ‘60 furono caratterizzati dall’espansione delle fabbriche oltre la Germania (ne aprì anche una in Italia, a Rovereto) e da una raffica di prodotti di successo tra tv, radio, registratori ed i primi componenti HiFi, come l’sv140 e il c201. Nel ‘66 la Grundig raggiunse i 16 milioni di pezzi venduti in Europa, nel ‘67 produsse la prima tv a colori. E’ del 1971 inoltre il primo videoregistratore, il VR2000. La tendenza di crescita continuò fino a metà degli anni ‘70 con i prodotti a noi più vicini e noti (il Ts1000, i receiver serie larga, le box professional), ma le vendite cominciarono a scendere per via della concorrenza giapponese e coreana.

Pare che nel 1976 Max avesse deciso sua sponte di collaborare con Philips offrendole una quota minoritaria della sua azienda. La collaborazione si era protratta fino al 1979 (Grundig aveva 38000 dipendenti al’epoca) per creare un nuovo standard per i supporti video e il relativo lettore: il v2000, che fu presentato all’International Radio Exhibition di Berlino nel 1979.
Il nuovo standard era tecnicamente superiore ai concorrenti VHS di JVC e Betamax di Sony, ma nonostante il successo iniziale non prese piede e fu una picconata alla granitica fama (e al bilancio) di Grundig da cui l’azienda non si riprese.

Il 1980 fu il primo anno in perdita e nel 1984 Max lasciò la Grundig (sarebbe morto 5 anni dopo), che passò sotto il controllo della Philips, fino al 1996/97. La Philips continuò ad innovare, ma riducendo gli investimenti, licenziando personale e ristrutturando, tra l’altro spostandosi più su tv e telefonia. Non mancano però primati anche in epoca Philips, ad esempio il primo televisore a 100Hz – flicker-free – nel 1986. La Philips in ogni caso non riuscì a risollevare i bilanci se non temporaneamente e per pochi anni (86-91).

Stendiamo un velo pietoso sulla successiva gestione delle banche che portò l’azienda al fallimento del 2002, con i dipendenti decimati. Dal 2004 la Grundig è anglo-turca ed è in mano alla joint venture Alba-Beko, che ha deciso di caratterizzarla con la sostenibilità e l’efficienza energetica dei suoi elettrodomestici. Dire che abbia qualcosa in comune con la Grundig che amiamo è blasfemo.

—--—-
Le spiegazioni ex post del fallimento del 2000 si sprecano: si è detto che Philips e Grundig arrivarono tardi nel mercato dei VCR, che furono lenti nel concedere le licenze di utilizzo del nuovo standard, che i primi partner (Telefunken e Thomson) si rivelarono inaffidabili… ma c’era anche la non retrocompatibilità del nuovo standard con i dispositivi precedenti della stessa casa e il prezzo più alto rispetto alla concorrenza. Inoltre la mancanza di titoli disponibili (film porno) nel nuovo formato, la scarsa penetrazione in USA (dove JVC era già affermata) e l’immediato calo di listino (fino al 60%) dei videoregistratori della concorrenza asiatica non appena il V2000 fu immesso sul mercato hanno fatto il resto. Oggi credo si configurerebbe il dumping. In ogni caso l’avventura del nuovo standard durò fino al 1981 e fu una mazzata finanziaria da cui l’azienda non si riprese (vai a vedere che stringi stringi è tutta colpa delle se@#]e se non abbiamo il CCI).

Si è speculato che per salvare l’azienda sarebbe bastato spostare la produzione in un Paese orientale, abbassando i costi di produzione per resistere alla concorrenza; si è detto che a fronte di prodotti tecnicamente superiori la percezione del pubblico fosse di prodotti datati, dall’aspetto più tradizionale e meno innovativo; si è anche detto che Grundig sia stata una vittima illustre della congiuntura economica, dato che molte altre aziende tedesche nello stesso periodo sono andate in bancarotta. Forse c’è un pizzico di verità in ciascuna di queste spiegazioni.

Io non ho la risposta definitiva, ma la mia ipotesi è che fosse sbagliato il marketing e che forse sarebbe bastato assumere qualcuno della Heineken (pensate a cosa sono riusciti a fare con l’Ichnusa): più che vendere prodotti nettamente migliori della concorrenza ad un prezzo leggermente più alto, dovevano vendere prodotti leggermente superiori alla concorrenza ad un prezzo nettamente più alto, aprendosi ad altri segmenti di mercato – la clientela facoltosa. Per vendere prodotti di categoria superiore e presentarsi con tutti i crismi nel mercato HiEnd non servivano (e non servono) le caratteristiche tecniche, occorreva (ed occorre) un po’ di fumo negli occhi (estetica, peso, mitizzazione, ritualità…). Occorre necessariamente anche un canale di vendita separato. L’essere venduto in un negozio ordinario, non specializzato, assieme a tv, radio ed elettrodomestici, automaticamente squalifica un apparecchio HiFi ed impedisce all’audiofilo militante perfino di prenderlo in considerazione.

Se avessero preso all’epoca tutti i prodotti della serie Super HiFi, ne avessero decuplicato il prezzo e cambiato l’estetica, per poii venderli tramite un canale separato con qualche spruzzatina di CCI.. avrebbero sfondato, senza ombra di dubbio.
Sul perché non sia accaduto, l’idea che mi sono fatto è che un uomo che aveva vissuto la guerra e che si era fatto strada investendo sempre in qualità, concretezza, competenza e innovazione, non poteva ammettere che il ciarpame commerciale (cit. Bart) prevalesse o che per risollevarsi fosse necessario assumere dei venditori di fumo anziché dei tecnici veri.

Faccio sommessamente notare che per tutto il periodo della gestione di Max – che pare fosse estremamente meticoloso e stakanovista – la Grundig ha mantenuto una eccellente e diffusa rete di assistenza, piena di tecnici preparati, che erano l'ossatura della sua reputazione. Il fatto che Max non sia mai voluto scendere a compromessi sulla qualità delocalizzando testimonia una immarcescibile fiducia nella competenza dei suoi uomini, che non voleva svilire con i prezzi al ribasso per inseguire gli asiatici. I prezzi più alti dovuti alla manodopera europea servivano concretamente a produrre oggetti che a 60 anni di distanza ancora funzionano egregiamente e sono per certi versi straordinari. Cacchio e se aveva ragione!

Per concludere, una chicca: ho trovato nome e cognome del manager che ha distrutto il CCI. Se volete maledirlo, fare una sputacchiera con la sua foto o roba del genere, l’uomo che ha tolto all’umanità la più grande scoperta in ambito audio è lui: Hermanus Koning, il primo manager della Philips, che guidò la Grundig dal 84 all’87. Vi riporto testuale dalla mia fonte: “He made strenuous efforts to improve the profitability of the company. These included the integration of Grundig’s video recorder and cordless phone businesses with that of Philips, and reduction of costs by making it leaner and more efficient.” Tradotto 3000 posti di lavoro tagliati d’embleè, cioè tecnici mandati a casa, assistenza ridimensionata e produzione inglobata nella Philips. No comment. Anzi no, V@]]@#·#]#

Questo è un reportage su Max Grundig (purtroppo in tedesco):
https://www.youtube.com/watch?v=GqGf2TOWbJU&t=20s

espinol
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20989Messaggio espinol
mar 23 gen 2024, 4:55

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Hermanus Koning

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20997Messaggio cicciobomba
gio 25 gen 2024, 0:59

Gli sbagli di Max.

Dopo aver chiarito secondo me cosa ha sbagliato mamma Grundig all’epoca — il marketing, uber alles — passo in rassegna i motivi per cui il ciccillo non ha sfondato tra i contemporanei. Per farlo mi occuperò di Max (...Ambrosini stavolta), deus ex machina del forum e nostro prometeo. Tutto IMHO sempre.

Discorso puramente ipotetico:

Supponiamo che io sia un costruttore di elettroniche, di casse o magari di costosi accessori — n.b. NON di sistemi completi;
supponiamo che io abbia investito in pubblicità per far conoscere il mio marchio e i miei prodotti, esaltandone le qualità tramite recensioni più o meno farlocche;
supponiamo che io abbia investito nella distribuzione dei miei prodotti in Italia e meglio ancora all’estero;
Supponiamo io vada ad una fiera con uno stand ed investa nella presentazione del prodotto, con tanto di scenografia ad hoc.

A fronte di un risultato OPINABILE, per il quale è sempre possibile incolpare l’interfacciamento non riuscito, l’ambiente inadatto o il componente successivo, e a fronte di una larga fetta di pubblico incompetente dal punto di vista tecnico, come faccio a vendere? Non è difficile immaginarlo: l’unica freccia al mio arco è la credibilità. Ma il fatto stesso di essere presente alla fiera mi rende credibile ad un profano; avere uno stand a fianco a qualche marchio storico mi rende ancora più credibile; avere una distribuzione all’estero mi rende credibilissimo. Si tratta in realtà di un banale problema di brand reputation: più credibilità compro, più il cliente si sentirà a suo agio e più sarà frenato nel mettere in dubbio un risultato deludente qualora dovesse esperirlo.

Ora mettiamoci dal punto di vista dell'operatore di settore che magari ha noleggiato lo stand affianco e che deve pur sopravvivere. Ecco le sue tavole della legge, rivelate direttamente dal dio del marketing:

I: non vendere sistemi completi! I monomarca non fanno campare.
II: lascia che il cliente sperimenti, non svelare abbinamenti “definitivi”.
III: insinua sempre il tarlo dell’upgrade, produci versioni migliorative continuamente.
IV:insisti sull’imprescindibilità degli accessori (cavi, punte, tavolini, ciabatte, etc.).
V: puoi dire che sei il migliore, ma non screditare gli altri: fa’ la tua strada.
VI: utilizza il gergo tecnico come un’ipnosi e vanta la superiore tecnologia dei tuoi prodotti.
VII: sii rituale, prenditi sul serio e celebra la grandiosità dei tuoi prodotti con chiunque.
VIII: asseconda le fisse di ogni cliente (le trombe, i valvolari, i monovia etc).
IX: fidati della sua incompetenza, ma non metterla mai in evidenza e non tirare troppo la corda.
X: fallo pagare più che può, se non può convincilo a farlo in futuro, mal che vada aiuterai qualcun altro.

Be’.. in questo scenario ipotetico Linear Transfer non solo viola tutti i dieci comandamenti (*), ma manca anche degli investimenti pubblicitari, distributivi e di presentazione necessari per costruire la brand reputation e presentarsi legittimamente a tavola. Altrimenti detto, a nessun operatore può lontanamente convenire parlare bene di LT, semmai gli conviene screditare.
E gli appassionati? La maggior parte è condizionata e scambia la verosimiglianza (ovvero la credibilità) per la verità.

Chiariamoci, anche se domattina per miracolo LT dovesse diventare un marchio commerciale, anche a valle dei relativi investimenti, non converrebbe a nessun venditore dire che il CCI è l’unica via o che tutto il resto è spazzatura… si farebbe la figura dei talebani in un contesto dove è considerato NORMALE che non ci sia nessun abbinamento perfetto, che sia tutto un gioco di sostituzione di componenti e di interfaccia con gli accessori, dove è NORMALE che la sinergia sia un terno a lotto. Sarebbe considerato un buon prodotto come tanti altri, magari ottimo/eccezionale per la sua fascia di prezzo, ma non certo paragonabile ai mostri sacri occhi blu e hamburger o mandorle e champagne. Aggiungiamoci che nel corso degli anni una infinità di tecnologie, dalla più astrusa alla più bizzarra, sono state proposte come rivoluzioni e non hanno rivoluzionato proprio un bel niente, spesso durando lo spazio di un mattino (**).. perché con questo fantomatico “CCI” dovrebbe essere diverso?
D’altra parte trovare un campo scalfito così poco dal progresso tecnologico, dove apparecchi e diffusori vecchi 50 anni ancora sono validi (per non andare ai valvolari su schema Williamson.. ultraottantenni), è veramente difficile. Tra un po’ l’audiofilia diventerà archeologia elettroacustica.

A livello di esercizio speculativo, ho provato ad analizzare dove ha sbagliato e dove continua a sbagliare Max, non perché io abbia la soluzione in tasca, ma per capire come mai il CCI non sia diventato virale. Direi per prima cosa nella comunicazione, poi nel marketing.

Primo problema: il sito è autoreferenziale.
Come è stato disvelato al mondo il CCI? Con un sito Web. Siccome non è difficile trovare siti web di terrapiattisti, ufologi, Qnonisti, e chi più ne ha ne metta, avere un sito di riferimento anziché un marchio con relativa sede aziendale non depone a favore della credibilità di cui sopra. Inoltre la teoria esposta in suddetto sito è piuttosto in-credibile: il migliore amplificatore del mondo sarebbe un orrido, leggero, brutto, plasticoso ed economico ampli commerciale, prodotto in grande serie e passato del tutto inosservato per 30 anni — possibile che nessuno se ne sia accorto? — il suono di un apparecchio dipenderebbe in gran parte dal telaio in cui è montato più che dallo schema o dalla componentistica -– sic! —; leggerei di fasi elettriche, riviste sul coperchio, cavi che si toccano…. Diciamo che io stesso se non avessi udito con le mie orecchie e se non fossi sufficientemente aperto di mente da aver rischiato una benedetta 100 euro per un v7000.. classificherei suddetto sito come un club di terrapiattisti svalvolati. Se poi avessi studiato elettronica o acustica, probabilmente mi sembrerebbe una setta di invasati, non potrei accettare quasi nulla di quanto viene sostenuto.

Secondo problema: i meeting sono in gran parte a loro volta autoreferenziali
Proporre prototipi può funzionare fino ad un certo punto. Non si tratta della ricerca della verità assoluta o del suono perfetto, si tratta di entrare nel mercato dell’elettronica di consumo, e per farlo bisogna rispettare delle regole e fare degli investimenti importanti che permettano di arrivare al grande pubblico con le spalle coperte da un brand.
I confronti diretti? Se non ci sono molte persone e non ci sono competitor attuali e costosi, lasciano il tempo che trovano, non stiamo parlando di far sentire agli amici quanto va bene il proprio impianto. Inoltre chi va al meeting è spesso già un illuminato sulla via di Ravenna.. non ha bisogno di chissà quali prove. Dall’esterno sembra che ce la cantiamo e suoniamo in casa nostra.

Terzo problema: troppo risalto ad aspetti secondari
Io immagino che quando Max ha capito il CCI abbia pensato: “qual è la conseguenza più inverosimile e controintuitiva a cui posso arrivare?” e subito dopo “Ah ah! Allora farò ascoltare questa conseguenza a chiunque e basterà a dimostrare inoppugnabilmente che il CCI esiste”.. almeno io me la immagino così, magari lui ci dirà com’è andata realmente. L’altra ipotesi è che Max “orecchio fino” consideri macroscopiche delle differenze che per un normodotato auricolare sono minime o impercettibili.
Esempio: la prova della rivista, nel mio ambiente, con un impianto che conosco, senza nessuno attorno e con la massima concentrazione funziona, riesco a sentirne l’effetto.
Immaginando di farla in un ambiente affollato su un impianto che non conosco, con rumore di fondo e con distrazioni in giro non c’è verso che la senta; se uno va ad un meeting è praticamente impossibile sentirla, sembra una supercazzola e Max sembra un prestigiatore. Poi ci sarà chi la sente anche in quelle condizioni, ma direi che è l’eccezione e non la regola.

Chi si aspetta che quella della rivista sia la prova del nove che faccia aprire le acque del mar Rosso ottiene solo dubbi: non sentire la rivista, per il risalto che le viene dato, convince l'ascoltatore che TUTTO quanto detto sul CCI sia suggestione. Fa proprio l’effetto contrario — è autolesionistico (tanto per dire le fasi secondo me sono molto più facilmente udibili della rivista). I cavi che non si toccano? Finezze, per estrapolare l’ultimo bit di informazione, grasso che cola. Se mi sentissi dire se fai una prova con i cavi che si toccano tanto vale non farla, e poi, tornato a casa, si toccano o non si toccano suona uguale, la etichetterei come un’altra supercazzola.
PRIMA bisogna lavorare sui fondamentali, fare dei confronti con ampli e sorgenti, poi, ad orecchie allenate, si va di fino con il full CCI. Deve essere un punto di arrivo e non di partenza, soprattutto per gli audiofili canonici.. un passo per volta. Tanto già senza ottimizzazione Grundig va meglio del 90% della roba in commercio.

Una prova che secondo me può zittire tutti? Far vedere una bella fila di lettori cd, delle tecnologie e generazioni più diverse tra loro, far vedere che non è stata effettuata nessuna modifica circuitale e poi far sentire che suonano uguali. Uguali. Modificando solo il telaio. QUESTA è una prova che zittirebbe chiunque. Naturalmente si inventerebbero che c’è un imbroglio, che qua che là.. non ci potrebbero credere, ma i fatti restano tali, al di là delle interpretazioni.

Quarto problema: la forma forum
I forum nascono per raccogliere appassionati di un argomento e condividere informazioni. La comunicazione in un forum è paritetica, sebbene ovviamente ci siano persone più esperte ed altre meno. In genere si discute di un argomento ed ognuno contribuisce. Ad esempio in un forum di valvolari, ognuno direbbe la sua tra push-pull, single ended, ultralineare, 845, valvole NOS… tutte le opinioni sarebbero legittime e ci sarebbe un certo livello dialettico tra gli iscritti. Nel nostro caso la comunicazione è per forza top-down, asimmetrica: c’è UN SOLO vero esperto di ciò di cui si parla e c’è un solo CCI. Noialtri possiamo spararci le pippe sul se siano meglio le box 350 o le 353, se sia meglio il v30 o il v7000, ma è comprensibile che le discussioni languano. Da un lato il CCI contraddice gran parte delle nozioni canoniche di elettroacustica, per cui se pure ci fosse un tecnico iscritto arriverebbe facilmente al punto da trovarsi il legittimo riserbo di Massimo sbattuto in faccia, dall’altro la maggior parte degli iscritti è composta da semplici appassionati che nemmeno volendo potrebbero discutere di questioni tecniche con Max. Ora come ora il forum è più un supporto alla comunicazione che una piattaforma di discussione.

Quinto problema: il marketing
Come per Max l’altro, se Ambrosini non avesse detto nulla di Grundig, ma si fosse limitato a proporre apparecchi esoterici a dieci volte il loro prezzo, magari con un’estetica più imponente e qualche chilo in più, per poi venderli tramite un canale “eso” infarciti di balle, magari gli sarebbe andata bene e oggi sarebbe considerato un Ongaku italiano, con tanto di aura sacrale e beatificazione prossima.
—-
Riassumo il post: se Grundig è scomoda, LT è scomodissima, e se pure fosse commercializzata, per non uccidere il mercato andrebbe per forza annacquata. Siamo ghettizzati e ridotti ad un’enclave autoreferenziale, soprattutto per via di aspetti secondari eccessivamente enfatizzati nelle prove, che generano problemi di comunicazione e di marketing. Per come vanno le cose, né il forum né i meeting sembrano poter cambiare molto.

(*) Anche il VI, perché – caso unico – qui la superiorità è fondata oggettivamente. Ed è singolare notare come un profano accetti placidamente di una spiegazione suggestiva piena di termini tecnici che in fondo non capisce, ma non accetti che la spiegazione non venga data per ragioni di tutela del copyright, pur sapendo che comunque non la capirebbe. E’ come se temesse che il segreto servisse a nascondere un bidone, quando il vero bidone è spiegato ottimamente.

(**) qualunque audiofilo attempato ricorderà almeno tre o quattro diverse “innovazioni” che hanno lasciato tutto com’era. A me viene in mente l’Ace-Bass, il Qube, il bitstream, il Power Envelope, il PDP… idee come tante altre, costruite per differenziarsi e per riempire un depliant, più che per innovare realmente.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 20998Messaggio M.Ambrosini
gio 25 gen 2024, 8:07

Credo che questa sia la disamina più dettagliata e corretta che sia mai stata fatta sul mio lavoro da quando scrivo on-line.
Mi ripeto quindi Antonio...bravo!
Il discorso rivista o fasi o cavi è molto soggettivo ed è molto dipendente da ciò che permettiamo al nostro cervello di valutare...ci sono persone che “non credono” che possa esistere una differenza e quindi non permettono al proprio udito di ascoltarla...poi magari è la moglie che sta al loro fianco a rendersi conto perfettamente delle differenze. Tu senti meglio le fasi, altre persone faticano a sentire le fasi e sentono meglio la rivista sul coperchio...è un aspetto molto soggettivo...che dipende fortemente da ciò che riteniamo possa esistere o meno.

Anche la possibilità di fare suonare uguali lettori dotati di convertitori diversi viene totalmente snobbata a fronte della “non credibilità” che hai descritto sopra in modo impeccabile. Da quando esiste il mio sito (1999) sta chiaramente scritto l’invito a venire ad ascoltare il confronto tra il proprio lettore cd (di qualunque costo sia) con un lettore dvd da 30 euro che ho in casa modificato full CCI...mi aspettavo inizialmente arrivassero fiumi di persone (ciò è quanto sarebbe lecito attendersi da individui ancora dotati di curiosità e non di paraocchi) ....tutt’altro....è una prova che nessuno ritiene interessante fare.

Ultimamente una persona con impianto convenzionale “eso” mi ha contattato per far modificare uno dei suoi lettori CCI...l’ho invitato da me per un ascolto in cui abbiamo confrontato i suoi due lettori di alto costo con un cd mod. CCI....la differenza l’ha sentita nettamente ed era quindi intenzionato a modificarne uno....poi, per cercare di aprire una porta mentale in più facendo comprendere come un elemento trasparente inserito in un sistema che non lo è comporta un miglioramento minimo (che talvolta è opinabile), ho voluto fare ascoltare l’effetto che un apparecchio non CCI (uno dei suoi due lettori) semplicemente appoggiato sul pavimento della stanza in cui ascoltavamo peggiorasse udibilmente il suono dell’impianto full CCI che stavamo ascoltando (mentre prima per effettuare i confronti ponevo i lettori scollegati sul divano in altra stanza). La differenza l’ha notata nettamente anche in questo caso ma la reazione è stata talmente incredula da far “saltare il banco” di ciò che riteneva credibile rispetto a ciò che non riteneva credibile: ha preso i suoi due lettori e se n’è andato quasi indispettito! Più sentito.
cicciobomba ha scritto:
gio 25 gen 2024, 0:59

A fronte di un risultato OPINABILE, per il quale è sempre possibile incolpare l’interfacciamento non riuscito, l’ambiente inadatto o il componente successivo, e a fronte di una larga fetta di pubblico incompetente dal punto di vista tecnico, come faccio a vendere? Non è difficile immaginarlo: l’unica freccia al mio arco è la credibilità. Ma il fatto stesso di essere presente alla fiera mi rende credibile ad un profano; avere uno stand a fianco a qualche marchio storico mi rende ancora più credibile; avere una distribuzione all’estero mi rende credibilissimo. Si tratta in realtà di un banale problema di brand reputation: più credibilità compro, più il cliente si sentirà a suo agio e più sarà frenato nel mettere in dubbio un risultato deludente qualora dovesse esperirlo.
Da incorniciare
Be’.. in questo scenario ipotetico Linear Transfer non solo viola tutti i dieci comandamenti (*), ma manca anche degli investimenti pubblicitari, distributivi e di presentazione necessari per costruire la brand reputation e presentarsi legittimamente a tavola. Altrimenti detto, a nessun operatore può lontanamente convenire parlare bene di LT, semmai gli conviene screditare.
E gli appassionati? La maggior parte è condizionata e scambia la verosimiglianza (ovvero la credibilità) per la verità.

Chiariamoci, anche se domattina per miracolo LT dovesse diventare un marchio commerciale, anche a valle dei relativi investimenti, non converrebbe a nessun venditore dire che il CCI è l’unica via o che tutto il resto è spazzatura… si farebbe la figura dei talebani in un contesto dove è considerato NORMALE che non ci sia nessun abbinamento perfetto, che sia tutto un gioco di sostituzione di componenti e di interfaccia con gli accessori, dove è NORMALE che la sinergia sia un terno a lotto. Sarebbe considerato un buon prodotto come tanti altri, magari ottimo/eccezionale per la sua fascia di prezzo, ma non certo paragonabile ai mostri sacri occhi blu e hamburger o mandorle e champagne. Aggiungiamoci che nel corso degli anni una infinità di tecnologie, dalla più astrusa alla più bizzarra, sono state proposte come rivoluzioni e non hanno rivoluzionato proprio un bel niente, spesso durando lo spazio di un mattino (**).. perché con questo fantomatico “CCI” dovrebbe essere diverso?
D’altra parte trovare un campo scalfito così poco dal progresso tecnologico, dove apparecchi e diffusori vecchi 50 anni ancora sono validi (per non andare ai valvolari su schema Williamson.. ultraottantenni), è veramente difficile. Tra un po’ l’audiofilia diventerà archeologia elettroacustica.
Ineccepibile.
A livello di esercizio speculativo, ho provato ad analizzare dove ha sbagliato e dove continua a sbagliare Max, non perché io abbia la soluzione in tasca, ma per capire come mai il CCI non sia diventato virale. Direi per prima cosa nella comunicazione, poi nel marketing.
Un sistema che determina la "fine dei giochi" dal punto di vista commerciale è quanto di peggio si possa fare...non interessa a NESSUNO tra coloro che vivono di hifi. Non è un caso che alcuni rivenditori abbiano in casa un sistema CCI vendendo nel loro negozio apparecchi eso senza minimamente far cenno di ciò con cui ascoltano...
E' ovvio....bisognerà pur campare.
I primi quattro "problemi/errori" che hai elencato sono derivati dall'impossibilità commerciale di proporre una soluzione definitiva. Da ciò ne deriva un'automatica ghettizzazione che comporta (se non ci si vuole "silenziare" totalmente) le scelte che hai citato come miei errori ma che sono dal mio punto di vista errori che non avrei potuto evitare salvo che con un radicale cambio di "forma mentis"....ovvero avrei dovuto iniziare a ragionare non come persona dedita a risolvere problemi ma esclusivamente come un uomo di marketing ed è quanto di più lontano dalla mia mentalità.
Il quinto invece è, se vogliamo, l'unico errore che potevo evitarmi: ovvero citare il marchio Grundig a fronte del mio lavoro. Come vi ho già detto in altre occasioni prima che aprissi il mio sito nel 1999 (iniziando a citare Grundig) trovavo molte più persone curiose (col semplice passaparola) di provare un LT di quanto non sia capitato dal 1999 in poi...dal momento in cui ho citato Grundig ho decretato la "dis-esoterizzazione" degli LT....solo porte porte chiuse poi con uno snobismo alle stelle. Questo non lo avevo previsto (in questo settore l'onestà intellettuale non paga) ma va bene così...non rimpiango nulla.

Credo quindi converrai, proprio a fronte di quanto hai scritto, che non c’è alcun modo per uscire da questa bizzarra condizione se non con una misura che oggettivamente evidenzi i vantaggi di un certo intervento. E anche arrivasse tale misura non credo affatto sarebbe un percorso in discesa (per la serie di motivazioni che hai elencato magistralmente).
Comunque sia...per mia curiosità personale...sarà per me una via prioritaria nel prossimo periodo.
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21003Messaggio cicciobomba
ven 26 gen 2024, 13:12

Buongiorno a tutti,
ti ringrazio dell'apprezzamento Max. Ho ancora una/due puntate da aggiungere alla storia, devo solo riordinare le idee.. ci metterò un po’ ;)

Se andiamo sui What-if, cioè un lunghissimo e italianissimo "cosa sarebbe successo se".. Le possibilità sono infinite e può risultare lezioso ragionare col senno di poi, ma proviamoci ugualmente.

Ci lamentiamo spesso della chiusura mentale degli audiofili, venditori e clienti, ma in realtà sono apertissimi. Mi riesce difficile immaginare un altro settore dove ci siano così tante persone pronte a dare credito a qualsiasi panzana antiscientifica opportunamente infiocchettata. Snake Oil (*) è la definizione per i rimedi basati sull’effetto placebo che erano venduti dagli ambulanti nel far west. In HiFi abbiamo versato ettolitri di Snake Oil: pigne, pietre miracolose, legnetti, spray, verso di cavi simmetrici, cavi digitali esoterici… e chi più ne ha ne metta. Sebbene molte cose possano influenzare il suono di un apparecchio — l’ho chiarito nelle fallacie — stabilire che un effetto osservato sia migliorativo è ben altra cosa. Inoltre, le ampie spiegazioni che accompagnano questi prodotti in genere farebbero invidia a Jules Verne. Il problema non è la chiusura.

Ho trovato in rete un esempio fantastico: partendo dalla constatazione che qualsiasi oggetto nelle vicinanze di un apparecchio HiFi ne influenza il suono (tra l’altro lo dice Max da lustri), ecco a voi il condizionatore ambientale (e no, non è per il raffrescamento):
https://www.lessloss.com/blackbody-p-200.html
1500$ al pezzo.
Questo è marketing. Questo è distillato di Snake Oil. Da notare la presentazione, che fa il 99,9% del prodotto. Da notare il prezzo, poiché se costasse 5 euro nessuno lo prenderebbe in considerazione.

Tornando ai What-if, suppongo che se Max si fosse presentato al mondo come un costruttore eso, con la sua tecnologia proprietaria e innovativa, senza nominare Grundig ma rispettando i dieci comandamenti, non avrebbe trovato alcun ostracismo. Avrebbe potuto sostenere tranquillamente che il suo è il miglior sistema di riproduzione audio attualmente realizzabile, ma giammai che l’unico a raggiungere determinati livelli — il principio di non contraddizione non è ben cablato nelle menti audiofile. Avrebbe potuto tenere segreta la sua tecnologia infarcendola di balle, senza che nessuno si scandalizzasse o gliene chiedesse conto. Probabilmente a quest’ora avrebbe sfondato. Non lo sapremo mai.

Ho etichettato come “errori” scelte che sono comprensibili a fronte di una effettiva scoperta rivoluzionaria e di una oggettiva innovazione, che però mette in ombra tutto il resto. Il non volersi in qualche modo integrare con il preesistente, ma proporsi come un sistema totalmente alternativo, per di più chiuso e monolitico è un errore commerciale: porta al muro contro muro. Il sistema nuovo vive ma non lascia vivere. Anche chi è pronto a credere alle pigne esoteriche non è detto sia pronto a cambiare paradigma: troppi santi da buttare giù dall’altare, troppi altari da sconsacrare. Sarebbe magari pronto a dare una chance al CCI, ma ponendolo sullo stesso piano delle pigne o di diecimila altre diavolerie infondate.

Ribadisco che c’è un problema di comunicazione che secondo me è un macroscopico errore: se una persona razionale legge di cavi che si toccano, viti che si svitano, riviste sul coperchio, o peggio apparecchi spenti da portare in un’altra stanza (in gran parte del nostro forum si leggono affermazioni simili)… insomma, ne viene fuori un quadro da stregone amazzonico, altro che scienza. Quello che per il Max-orecchio bionico è un effetto ben udibile, per un altro è una suggestione. I consigli di installazione “estremi” hanno senso se si tratta di estrarre l’ultimo bit di informazione in un sistema già ottimizzato, ma danno un quadro terribile del CCI ad un profano. Sembra tutto Snake Oil.

L’effetto a distanza non esiste se non nella fisica delle particelle elementari, e pure lì è dibattuto da decenni. Che un apparecchio spento costituisca una ulteriore superficie riflettente e risuonante in ambiente, è razionalmente spiegabile e misurabile; che abbia una infinitesimale interferenza elettromagnetica a radiofrequenza, è razionalmente spiegabile e non credo sia misurabile; che faccia differenza se un apparecchio spento è CCI o no, non si spiega. Se è CCI vibra a frequenze diverse, essendo il CCI una ottimizzazione del telaio? Ok allora si spiega ed è acustica ambientale. Va meglio sul tappeto perché attenua le vibrazioni? E’ acustica ambientale. Qui il CCI non c’entra una cippa e non bisogna alimentare il pensiero magico, perché se no è facile diventare stregoni e diventano legittime le conseguenti prese per i fondelli.

Forse hai modificato la risposta perché ieri avevo letto di qualcuno che ha cambiato idea sulla modifica dei CD a fronte della prova dell’apparecchio portato in un’altra stanza. Io direi che la differenza non l’ha sentita. Se poi l’avesse sentita, si è spaventato di fronte al pensiero magico che emerge da questa prova.

(*) Per chi vuole approfondire la storia dello snake oil (che è stato effettivamente venduto e funzionava pure), questo link è illuminante:
https://www.stereophile.com/content/sna ... rt-history

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21004Messaggio M.Ambrosini
ven 26 gen 2024, 16:56

cicciobomba ha scritto:
ven 26 gen 2024, 13:12

Forse hai modificato la risposta perché ieri avevo letto di qualcuno che ha cambiato idea sulla modifica dei CD a fronte della prova dell’apparecchio portato in un’altra stanza. Io direi che la differenza non l’ha sentita. Se poi l’avesse sentita, si è spaventato di fronte al pensiero magico che emerge da questa prova.
Buona la seconda...ha sentito una differenza talmente evidente da rimanerne scandalizzato.
Non mi ero accorto di aver cancellato parte del post...per fortuna avevo conservato la bozza che avevo scritto per cui l'ho ripristinato.
Un apparecchio posto sul pavimento genera vibrazioni spurie in funzione del segnale musicale che lo eccita...è un problema di interferenza vibrazionale (oltre che di riflessioni ovviamente) che cambia in funzione della struttura del telaio.
Ribadisco che c’è un problema di comunicazione che secondo me è un macroscopico errore: se una persona razionale legge di cavi che si toccano, viti che si svitano, riviste sul coperchio, o peggio apparecchi spenti da portare in un’altra stanza (in gran parte del nostro forum si leggono affermazioni simili)… insomma, ne viene fuori un quadro da stregone amazzonico, altro che scienza. Quello che per il Max-orecchio bionico è un effetto ben udibile, per un altro è una suggestione. I consigli di installazione “estremi” hanno senso se si tratta di estrarre l’ultimo bit di informazione in un sistema già ottimizzato, ma danno un quadro terribile del CCI ad un profano. Sembra tutto Snake Oil.
Esatto...può sembrare tutto "snake oil" agli occhi dell'audiofilo "mentalmente aperto" (la vediamo in modo diverso su tale "apertura") ma ciò che non lo rende credibile rispetto agli altri "snake oil" è il fatto che hai tu stesso scritto inizialmente...troppo poco esoterico e troppo gratis per essere vero...solo gli snake oil in vendita (e quindi adeguatamente propagandati) assumono rilevanza.
Sbagli su un punto Antonio: non ritenere che certe differenze siano a portata solo di orecchie particolarmente sensibili....non è affatto così...certe differenze si sentono chiaramente SE l'impianto ha un livello di trasparenza adeguato...quando ciò succede la differenza la sentono bene tutti (o quasi tutti). Discorso diverso se non si cura la messa a punto e quindi il livello di trasparenza (anche con sistemi full CCI) decade.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21005Messaggio cicciobomba
ven 26 gen 2024, 19:42

M.Ambrosini ha scritto:
ven 26 gen 2024, 16:56
può sembrare tutto "snake oil" agli occhi dell'audiofilo "mentalmente aperto" (la vediamo in modo diverso su tale "apertura") ma ciò che non lo rende credibile rispetto agli altri "snake oil" è il fatto che hai tu stesso scritto inizialmente...troppo poco esoterico e troppo gratis per essere vero.
Qui è necessario un distinguo: per natura l''audiofilo è aperto a provare qualsiasi bizzarria che gli venga adeguatamente introdotta. Gli esempi si sprecano: volete una sveglia che interrompe il flusso dei segnali subconsci del passato che arrivano nel presente e peggiorano l'ascolto? Qualcuno la vende, assieme a bustine di ciottoli magici da attaccare con lo scotch ai connettori, assieme a quadratini di nastro isolante che funzionano a DARK MATTER per migliorare la lettura dei laser dei cd.... Leggere per credere: https://machinadynamica.com/
Ci vuole un bel pelo sullo stomaco per comprare qualcosa del genere, per provarla e magari recensirla pure. Vi ricordate quando si raccomandava di mettere i cd nel congelatore? O di colorarne i bordi di verde (stesso colore del laser)? Un audiofilo navigato' è pronto a TUTTO.

Altra cosa è l'apertura mentale intesa come propensione al cambiamento e disposizione a mettere in discussione i propri preconcetti e le proprie conoscenze consolidate. Mi sento di dire che è una componente caratteriale indipendente dalla passione che si ha o dal lavoro che si svolge, ma sulla base della mia scarsa esperienza in generale gli audiofili sono dei fissati con problemi relazionali --- ergo chiusissimi: chi vuole i Pass li difenderà manco fosse un parente stretto di Nelson... ne ho già parlato. Convincerli ad ascoltare altro può essere relativamente facile, convincerli che quest'altro sia meglio è "relativamente impossibile".
M.Ambrosini ha scritto:
ven 26 gen 2024, 16:56
Sbagli su un punto Antonio: non ritenere che certe differenze siano a portata solo di orecchie particolarmente sensibili....non è affatto così...certe differenze si sentono chiaramente SE l'impianto ha un livello di trasparenza adeguato...quando ciò succede la differenza la sentono bene tutti (o quasi tutti). Discorso diverso se non si cura la messa a punto e quindi il livello di trasparenza (anche con sistemi full CCI) decade.
Ma se la maggior parte degli impianti non ha questa trasparenza, non sei d'accordo che proporre di fare attenzione ai cavi che si toccano significa mettere in condizione la maggior parte delle persone di sperimentare il contrario, cioè che l'effetto dei cavi è inudibile?
Ancora, quale conseguenza può avere dire che la prova dell'esistenza del ciccillo è che qualsiasi apparecchio migliora senza coperchio?
1) Per chi non ha un impianto sufficiente trasparente o un orecchio sufficientemente allenato, a seguito della prova la conclusione sarà che il CCI è una bufala.
2) Per chi ha un impianto tradizionale frutto di disequilibri che più o meno si compensano e un orecchio allenato, la conclusione sarà che il CCI se pure esiste è peggiorativo.
3) Per chi è scettico e ha un buon orecchio, in assenza di una spiegazione la conclusione sarà che il risultato è casuale.

Tra 1),2) e 3) hai coperto la stragrande maggioranza di chi si interessa di audio. Non è questo un problema di comunicazione?

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21006Messaggio cicciobomba
ven 26 gen 2024, 20:01

M.Ambrosini ha scritto:
ven 26 gen 2024, 16:56
...è un problema di interferenza vibrazionale (oltre che di riflessioni ovviamente) che cambia in funzione della struttura del telaio.
Per essere scientifici e non fantascientifici, ogni oggetto ha le sue frequenze di risonanza, calcolabili esattamente, e che dipendono dalla sua struttura e dai materiali con cui è fatto. In una sala d'ascolto con l'impianto accesso, esso vibra per simpatia ogni volta che una delle sue frequenze di risonanza viene emessa dai diffusori, diventando a sua volta sorgente sonora ed emettendo delle frequenze spurie, che possono colorare il suono diffuso in tale ambiente (chiuso). Questo fenomeno è ben noto e studiato, chiaro, razionale, spiegabile e comprensibile a chiunque. Ci sono esperti di acustica ambientale che si occupano appunto di come trattare un ambiente per ridurre le risonanze indesiderate. Un apparecchio HiFi non ha niente di speciale in questo discorso, le stesse considerazioni si applicano ai mobili, ai quadri etc, si tratta di acustica ambientale.

Se il messaggio che dovrebbe passare è "con un impianto full CCI la trasparenza è tale che queste risonanze spurie normalmente presenti sono molto più udibili che con un impianto tradizionale", per cui conviene spostare gli apparecchi in un'altra stanza.... allora perdonami ma il messaggio che arriva è più o meno "attenzione che il CCI rende gli apparecchi incompatibili, si sviluppa una sorta di idiosincrasia tra di loro per cui per non farli incacchiare è meglio se li sposti in un'altra stanza". 100% pensiero magico.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21007Messaggio M.Ambrosini
sab 27 gen 2024, 5:30

Ma se la maggior parte degli impianti non ha questa trasparenza, non sei d'accordo che proporre di fare attenzione ai cavi che si toccano significa mettere in condizione la maggior parte delle persone di sperimentare il contrario, cioè che l'effetto dei cavi è inudibile?
Ancora, quale conseguenza può avere dire che la prova dell'esistenza del ciccillo è che qualsiasi apparecchio migliora senza coperchio?
1) Per chi non ha un impianto sufficiente trasparente o un orecchio sufficientemente allenato, a seguito della prova la conclusione sarà che il CCI è una bufala.
2) Per chi ha un impianto tradizionale frutto di disequilibri che più o meno si compensano e un orecchio allenato, la conclusione sarà che il CCI se pure esiste è peggiorativo.
3) Per chi è scettico e ha un buon orecchio, in assenza di una spiegazione la conclusione sarà che il risultato è casuale.

Tra 1),2) e 3) hai coperto la stragrande maggioranza di chi si interessa di audio. Non è questo un problema di comunicazione?
Sono d’accordo ma se non hai a disposizione una misura strumentale che permetta altrimenti di evidenziare un vantaggio quali altre alternative hai? Dimmele tu...
M.Ambrosini ha scritto:
ven 26 gen 2024, 16:56
...è un problema di interferenza vibrazionale (oltre che di riflessioni ovviamente) che cambia in funzione della struttura del telaio.
Per essere scientifici e non fantascientifici, ogni oggetto ha le sue frequenze di risonanza, calcolabili esattamente, e che dipendono dalla sua struttura e dai materiali con cui è fatto. In una sala d'ascolto con l'impianto accesso, esso vibra per simpatia ogni volta che una delle sue frequenze di risonanza viene emessa dai diffusori, diventando a sua volta sorgente sonora ed emettendo delle frequenze spurie, che possono colorare il suono diffuso in tale ambiente (chiuso). Questo fenomeno è ben noto e studiato, chiaro, razionale, spiegabile e comprensibile a chiunque. Ci sono esperti di acustica ambientale che si occupano appunto di come trattare un ambiente per ridurre le risonanze indesiderate. Un apparecchio HiFi non ha niente di speciale in questo discorso, le stesse considerazioni si applicano ai mobili, ai quadri etc, si tratta di acustica ambientale.
Non mi pare di essere stato “fantascientifico” Antonio su quanto ho scritto, solo succinto.
Nutro più di qualche dubbio sul fatto che le frequenze di risonanza di elementi complessi (ovvero di telai assemblati) siano “calcolabili esattamente” (dato il rilevante numero di variabili in gioco...), mentre sul resto sono d’accordo. Fintanto che un apparecchio (sia esso CCI o meno) è scollegato dall’alimentazione si può ragionevolmente parlare solo di interferenze acustiche. Sfondi su questo una porta aperta...mai scritto nulla di diverso.
Se il messaggio che dovrebbe passare è "con un impianto full CCI la trasparenza è tale che queste risonanze spurie normalmente presenti sono molto più udibili che con un impianto tradizionale", per cui conviene spostare gli apparecchi in un'altra stanza.... allora perdonami ma il messaggio che arriva è più o meno "attenzione che il CCI rende gli apparecchi incompatibili, si sviluppa una sorta di idiosincrasia tra di loro per cui per non farli incacchiare è meglio se li sposti in un'altra stanza". 100% pensiero magico.
Se hai una vasca per metà piena d’acqua non ti accorgi se ne viene aggiunto un bicchiere....se la stessa vasca è vuota (o quasi) allora ti accorgi subito se viene aggiunto un bicchiere d’acqua.
Liberare dall’inquinamento acustico (mascheramento dei suoni) un sistema audio/stanza significa permettere all’orecchio umano di percepire suoni intellegibili di più basso livello.
100% pensiero scientifico.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21011Messaggio Gianfranco
sab 27 gen 2024, 16:57

Fare la fatica di svitare 4 viti e rimuovere un coperchio penso che sia alla portata di tutti. Ascoltare il cambiamento sonoro che questo comporta anche.
Una persona minimamente curiosa si dovrebbe porre qualche domanda. Che poi trovi le risposte magari no, ma qualche domanda dovrebbe comunque farsela...
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cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21012Messaggio cicciobomba
sab 27 gen 2024, 19:01

@Max
Cerco di essere più chiaro. Non ho mai scritto né inteso che il CCI sia scientificamente infondato oppure che sia frutto di magia, ma che chi si imbatte nel sito o nel forum e legge alcuni consigli può avere questa impressione, ovvero che esiste un problema di comunicazione.

Faccio un paio di esempi a caso presi dai consigli di installazione elettroniche:
“è quindi FONDAMENTALE scollegare dalla rete elettrica 220V il sistema che non si sta ascoltando per evitare la, talvolta DRAMMATICA, influenza su quello in funzione.”
“Il cavo 220v una volta uscito dalla presa a muro (unico punto di fissaggio rigido) non deve incontrare altri impedimenti meccanici pena un CONSIDEREVOLE peggioramento del risultato ottenibile.”
Inoltre non è difficile trovare discussioni dove si parla dell’importanza delle targhette in plastica sulle griglie dei diffusori o dell’adattatore originale a 45 giri per i PS1010/1020, la cui assenza pregiudicherebbe quasi del tutto l’ascolto corretto delle casse o del giradischi.

Per come la vedo io e sulla base della mia esperienza personale, queste sono finezze che saranno anche importanti per portare un impianto full CCI a suo pieno potenziale, ma che influiscono relativamente poco sul risultato finale e che non sono affatto indispensabili per avere un risultato comunque eccezionale. Le Box grundig, tutte, sono diffusori spettacolari, con la targhetta e senza. I PS sono giradischi mostruosi, con l’adattatore o senza. I vari ampli buoni suonano meravigliosamente bene anche con i cavi che si toccano o sul morbido.

Quando ho comprato il mio primo v7000 e l’ho messo al posto di un Copland, non mi sono serviti accorgimenti di installazione particolari, il v7000 era pure ammaccato (!), ma il Copland ne è uscito distrutto. Chi legge di ciabatte in cui lasciare una presa libera.. facilmente fraintende, facilmente classifica come “pensiero magico” quel suggerimento apparentemente surreale. Anche perché qualunque prova dovesse fare – ad esempio prova delle delle box grundig con e senza targhetta, con ciabatta occupata o libera – non noterebbe differenze, ci puoi scommettere.

Io ti rimprovero un certo gusto del paradosso, che unito al Max-orecchio particolarmente allenato, finisce per ingigantire aspetti marginali da installazione “estrema” che spaventano i profani e finiscono per rivelarsi un boomerang. Per qualificare l’influenza negativa che può avere un altro impianto collegato alla rete elettrica di casa io non mi sognerei mai di usare l’aggettivo “drammatica”... direi “udibile” — se non si hanno standard di riferimento impossibili o orecchie bioniche — magari evidenzierei che un impianto CCI è più sensibile rispetto ad altri, ma non darei l’impressione che la maggior parte del risultato dipende da quello, non è così. Avvertirei anche che serve essere ben allenati all'ascolto di un sistema trasparente prima di apprezzare queste finezze. Chi legge magari si chiede perché limitarsi agli impianti HiFi... qualunque elettrodomestico porrebbe lo stesso problema e diventerebbe facile da parte sua ironizzare, ghettizzare o rifiutare tout court l’idea che ne è alla base.

Personalmente a qualcuno che non ha idea del suono Grundig e non vuole venire a Ravenna, consiglierei anzitutto di provare un ampli, poi le sorgenti, poi le box, ed infine l’impianto completo. Pure senza seguire nessun consiglio di installazione — non è indispensabile per imbroccare la strada giusta e avere un risultato già notevolissimo. Chi poi vuole spremere l’ultimo bit può dedicarsi ai consigli di installazione, arrivandoci per gradi e verificandoli uno ad uno. IMHO sempre.

@Gianfranco
L’atteggiamento che descrivi è la sana curiosità di chi osserva un fenomeno che non riesce a spiegarsi. Con gli audiofili secondo me non paga, devi infiocchettare un apparecchio e far sentire il risultato, con tutto lo snake oil in vendita è inutile insistere sulla spiegazione o sperare nello spirito critico.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21013Messaggio M.Ambrosini
dom 28 gen 2024, 7:39

cicciobomba ha scritto:
sab 27 gen 2024, 19:01
@Max
Cerco di essere più chiaro. Non ho mai scritto né inteso che il CCI sia scientificamente infondato oppure che sia frutto di magia, ma che chi si imbatte nel sito o nel forum e legge alcuni consigli può avere questa impressione, ovvero che esiste un problema di comunicazione.

Faccio un paio di esempi a caso presi dai consigli di installazione elettroniche:
“è quindi FONDAMENTALE scollegare dalla rete elettrica 220V il sistema che non si sta ascoltando per evitare la, talvolta DRAMMATICA, influenza su quello in funzione.”
“Il cavo 220v una volta uscito dalla presa a muro (unico punto di fissaggio rigido) non deve incontrare altri impedimenti meccanici pena un CONSIDEREVOLE peggioramento del risultato ottenibile.”
Inoltre non è difficile trovare discussioni dove si parla dell’importanza delle targhette in plastica sulle griglie dei diffusori o dell’adattatore originale a 45 giri per i PS1010/1020, la cui assenza pregiudicherebbe quasi del tutto l’ascolto corretto delle casse o del giradischi.
Ok, per quanto sia convinto che non cambi molto nella sostanza delle cose, mitigherò alcuni termini nel metodo di installazione elettroniche.
Per quanto riguarda le differenze udibili su quegli aspetti che tu e magari il 99% delle persone ritenete di ridotta importanza la cosa che mi preme sottolineare è che interventi diversi NON hanno una valenza simile: l'assenza degli stemmini sui diffusori attivi serie XM ha ad esempio una rilevanza ben maggiore di quanto possa avere l'assenza dell'adattatore per 45rpm sul ps1020 (ad esempio).
Poi magari per te sono comunque inezie ma per altri potrebbero non esserlo. Penso che la maggior parte delle persone si collochi a metà strada tra queste due visioni estreme.
Quando ho comprato il mio primo v7000 e l’ho messo al posto di un Copland, non mi sono serviti accorgimenti di installazione particolari, il v7000 era pure ammaccato (!), ma il Copland ne è uscito distrutto. Chi legge di ciabatte in cui lasciare una presa libera.. facilmente fraintende, facilmente classifica come “pensiero magico” quel suggerimento apparentemente surreale. Anche perché qualunque prova dovesse fare – ad esempio prova delle delle box grundig con e senza targhetta, con ciabatta occupata o libera – non noterebbe differenze, ci puoi scommettere.
Ma tu (conoscendo il tuo spirito libero non ho dubbi) hai ascoltato senza pregiudizi...chi ascolta CON una notevole dose di pregiudiziali (il 99% degli appassionati provenienti dall'esoterico) per poter accorgersi che un V7000 va meglio di un Copland (o di qualunque altro apparecchio in commercio) questo non deve solo "andare meglio" ma deve proporre un'esperienza audio nettamente più convincente...e per tali ragioni le condizioni di contorno (ad iniziare da un diffusore trasparente e correttamente collocato in ambiente...) possono fare la differenza.
Personalmente a qualcuno che non ha idea del suono Grundig e non vuole venire a Ravenna, consiglierei anzitutto di provare un ampli, poi le sorgenti, poi le box, ed infine l’impianto completo. Pure senza seguire nessun consiglio di installazione — non è indispensabile per imbroccare la strada giusta e avere un risultato già notevolissimo. Chi poi vuole spremere l’ultimo bit può dedicarsi ai consigli di installazione, arrivandoci per gradi e verificandoli uno ad uno. IMHO sempre.
Tu non consideri Antonio che ci sono appassionati che si separerebbero prima dalla moglie piuttosto che dal loro amato cavo pitonato pagato ennemila euro e che MAI E POI MAI riterrebbero possibile essere inferiore ad un plasticoso ed umile cavetto GBC....per cui proverebbero (come moltissimi hanno fatto e continuano a fare in barba alle mie indicazioni) gli apparecchi Grundig con i loro cavi che (ti assicuro) mandano in vacca qualunque possibilità che il CCI possa esprimere i propri vantaggi.
Comunque tu la metta Antonio....anche senza sbagliare nulla dal punto di vista comunicativo...per il 99,9% degli appassionati tutto ciò e inutile e risibile....per i motivi che hai magistralmente espresso nei tuoi precedenti interventi.
Viviamo in un mondo in cui si cerca di superare la solitudine con il conformismo e questo ormai è un pilastro talmente radicato nel nostro modo di vivere che manco ce ne rendiamo più conto e anche la "sperimentazione" deve avvenire all'interno di tale ambito...altrimenti ci ritroviamo soli....e questo fa paura.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21014Messaggio M.Ambrosini
dom 28 gen 2024, 7:52

Gianfranco ha scritto:
sab 27 gen 2024, 16:57
Fare la fatica di svitare 4 viti e rimuovere un coperchio penso che sia alla portata di tutti. Ascoltare il cambiamento sonoro che questo comporta anche.
Una persona minimamente curiosa si dovrebbe porre qualche domanda. Che poi trovi le risposte magari no, ma qualche domanda dovrebbe comunque farsela...
Di questa prova ne scrissi 21 anni fa sul forum (non più esistente) di Bebo Moroni (ho conservato le pagine iniziali della discussione prima che degenerasse, come avviene sempre in forum generalisti): https://hifiaudio.altervista.org/vecchi ... videohifi/
Sai chi ne ha beneficiato? I rivenditori e soprattutto gli importatori che fanno ascoltare alle fiere gli impianti con gli apparecchi aperti...
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21015Messaggio Filippo
dom 28 gen 2024, 11:19

Massimo, in ogni caso non dare troppo peso alle parole di Antonio, SOPRATTUTTO quando parla di ascolti, nn ci sente troppo 😜, se nn gli sistemavo un particolare di quelli che lui ritiene "insignificanti", o poco più, mandava in vacca (come dici tu) i tuoi sforzi e ascoltava in maniera non degna di LT.
😂 Questo perchè ha semplicemente sbagliato gli stands per le casse.... Come dice Massimo, basta sbagliare un passaggio e perdi tutto o quasi o molto....
Cia Cia cuggí 👋😘

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21016Messaggio Filippo
dom 28 gen 2024, 12:22

Ne approfitto per fare l'ennesima precisazione per i novizi e qualcuno anche meno novizio, perennemente in bilico tra soddisfazione e insoddisfazione.... Spesso ci si sente insoddisfatti degli ascolti, può accadere anche con grundig.....
Prendiamo il caso degli stands suddetti non cci, che a vederli sembrano belli, curati, molto ben fatti ....fanno la loro "sporca figura" insomma.... Qualunque cosa ci si metta su non suona.... Quando ciò non è chiaro si dà la colpa alle casse o a tutto il resto..... Cambiare qualcosa, eccetto gli stands, in questo contesto vi risolverà il problema????
Bisogna capire la vera causa del non suono per procedere oltre altrimenti hai voglia di cambiare casse ed elettroniche....
E la vera causa è ciò di cui si parla qui, in questo sito.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21019Messaggio cicciobomba
dom 28 gen 2024, 19:20

@Max
Sì verosimilmente cambia, cambierebbe o sarebbe cambiato poco anche con la comunicazione migliore del mondo, per i motivi "strutturali" di cui ho parlato fin dall'inizio di questo post (e non ho ancora finito! :D )... però dai, qualcuno possiamo ancora salvarlo.
M.Ambrosini ha scritto:
dom 28 gen 2024, 7:39

Poi magari per te sono comunque inezie ma per altri potrebbero non esserlo. Penso che la maggior parte delle persone si collochi a metà strada tra queste due visioni estreme.
Sono d'accordo al 100%.

Infine, ammetto che il suggerimento che mi ha dato sugli stand e sulle box850 @Filippo ha migliorato il suono nel mio ambiente, in maniera abbastanza netta. Poi il cuginone sa pure che non sono permaloso e mi prende in giro, ma se contiamo da un lato i consigli di installazione che io NON seguo, e dall'altro gli abbagli-cantonate che lui ha preso nel corso degli anni, come minimo mi doppia... "non c'è peggior sordo di chi VUOL sentire" :P

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21021Messaggio Filippo
dom 28 gen 2024, 23:42

Le cantonate fanno parte del gioco, pure Max ne avrà prese..... L'importante è ricavarne Cmq insegnamenti che poi ti permettono di individuare il problema e darti il consiglio giusto in 5 minuti dopo un ascolto di qualche secondo😜

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21023Messaggio Filippo
lun 29 gen 2024, 2:11

Antonio naturalmente nn ce l'ho con te, ma questo fatto delle cantonate mi fa ridere....
Non è la prima volta che la cosa viene tirata in ballo.... Prima di arrivare al risultato finale pure Fermi avrà preso un bel po' di cantonate.... La cosa importante è che ha preso le cantonate non che abbia effettuato scoperte importantissime in ambito nucleare😂
Il Cern di Ginevra pullula di incapaci che avranno fallito chissà quanti tentativi prima di dimostrare le loro teorie sull'atomo🙂
Ci saranno evidentemente dei geni a cui riesce tutto al primo tentativo, oppure sarà un comportamento consolatorio delle proprie incapacità, in un determinato settore, rammentare le cantonate e i fallimenti degli altri....altri che però sono andati avanti progredendo, a differenza dei denigratori che continuano a capirci poco o niente.
Con questo non voglio dire di aver scoperto nulla 😂

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21026Messaggio M.Ambrosini
lun 29 gen 2024, 8:57

A proposito di fallacie dell'hifi e mitizzazioni che impediscono una serena valutazione dei fatti...c'è un amplificatore da 100000 euro osannato in tutto il mondo per le sue caratteristiche di delicatezza che dal sito stesso del costruttore dichiara di avere i 21KHz a -3dB come del resto si evince anche dall'unica risposta in frequenza pubblicata al mondo di questo amplificatore su un sito internet (...e già questo vi da l'idea di quanto non debbano venire alla luce i fatti quando si creano faticosamente miti su cui campano parecchie persone...) : https://hifiaudio.altervista.org/audio-note-ongaku/
notate come la curva in bianco (ovvero senza carico) stabilisca che l'apparecchio ha ben -3,5dB a 21KHz, (una prestazione piuttosto in linea con quanto dichiarato dal costruttore) che lo colloca quindi al di fuori delle norme DIN45500 che stabilivano negli anni 70/80 ciò che poteva o meno fregiarsi dell'appellativo "HIFI". Cio' significa che se fosse nato cinquant'anni fa questo apparecchio sarebbe stato scartato senza se e senza ma (oltre ad avere un costo abbondantemente inferiore)...mentre oggi viene osannato (...e non parliamo poi della curva su carico reale...).

Ciò cosa significa dal punto di vista dell'attuale epoca che stiamo vivendo? Il nostro senso critico è migliorato col passare del tempo? Ditemelo voi...

Abbiamo visto in un passato meeting ravennate (2015) come un filtraggio delle altissime frequenze comporti un risultato all'ascolto maggiormente gradevole e aggraziato (a detta di tutti i presenti): su un canale di un integrato MA10tp avevo filtrato le alte per avere -1,5dB a 20KHz (ovvero l'attenuazione "furba" che presenta un RPC 500 & 600 che è meno della metà dell'attenuazione dell'ongaku) e poi abbiamo fatto il confronto tra i due canali dell'ampli utilizzando un singolo diffusore ed il medesimo canale di ingresso (ovviamente). Sugli RPC500 & 600 (vedi: https://hifiaudio.altervista.org/grundig-rpc500/ ) il comportamento rientra nelle norme DIN e soprattutto si presenta una risposta in frequenza su carico reale impeccabile e pressochè coincidente con quella a vuoto.
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21030Messaggio grunf
lun 29 gen 2024, 19:24

Ma... tipo... se ognuno pensasse a ciò che gli piace ascoltare senza giudicare ciò che piace agli altri??? Chiedo troppo per questo forum, lo so...
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21032Messaggio M.Ambrosini
lun 29 gen 2024, 22:10

grunf ha scritto:
lun 29 gen 2024, 19:24
Ma... tipo... se ognuno pensasse a ciò che gli piace ascoltare senza giudicare ciò che piace agli altri??? Chiedo troppo per questo forum, lo so...
Il fatto che in un forum si tenti di effettuare un'iniziale valutazione a fronte di un fondo di oggettività strumentale dovrebbe essere una costante (e non un'eccezone da additare come criticabile), che poi non lo sia affatto in tempi odierni e che ci si sia abituati a questo malcostume è un altro discorso. Personalmente credo che sia invece una delle cose che andrebbe seriamente discussa valutandone la correlazione con l'ascolto con opportune sedute pubbliche (come fatto in occasione del meeting del 2015) così come in tali occasioni si valuta se "ciò che piace agli altri" possa effettivamente essere gradito ad ancora più persone oppure sia un'infatuazione amorosa (legittima per carità) di qualcuno.
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21034Messaggio grunf
mar 30 gen 2024, 8:57

Vedo che invece di correggere il tiro rincari la dose :(
M.Ambrosini ha scritto:
lun 29 gen 2024, 22:10
...ci si sia abituati a questo malcostume...
Treccani: Abitudine alla disonestà e alla immoralità, spec. con riferimento alla prassi politica e amministrativa; il diffondersi di condizioni di vita o di reciproci rapporti considerati illeciti

Fai come vuoi.
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21035Messaggio M.Ambrosini
mar 30 gen 2024, 9:02

grunf ha scritto:
mar 30 gen 2024, 8:57
Vedo che invece di correggere il tiro rincari la dose :(
M.Ambrosini ha scritto:
lun 29 gen 2024, 22:10
...ci si sia abituati a questo malcostume...
Treccani: Abitudine alla disonestà e alla immoralità, spec. con riferimento alla prassi politica e amministrativa; il diffondersi di condizioni di vita o di reciproci rapporti considerati illeciti

Fai come vuoi.
Esatto, lo ritengo un malcostume...un comportamento che, per quanto non arrivi all'illecito, è teso al nascondere fatti oggettivi che, se emergessero, potrebbero determinare scelte ben diverse.
Ti pare normale che di questa macchina specifica l'unica misura tracciata al mondo di risposta in frequenza si debba al mio sito?
Io penso invece sia scandaloso!
Non ho nessun tiro da correggere...anche se vedo che la vena polemica in te è sempre attiva al massimo livello.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21036Messaggio cicciobomba
mar 30 gen 2024, 9:24

Non vorrei che questo thread diventasse polemico.

@Grunf ognuno ascolta come gli pare, ci mancherebbe pure l’ortoascolto imposto per legge. Il problema è intrinseco nella definizione di HiFi come Alta Fedeltà: se si pretende che un sistema sia ad Alta Fedeltà allora ci sono delle condizioni necessarie (ma non sufficienti) che deve garantire, ad esempio la linearità e l’estensione della risposta in frequenza su carico reale ed un certo range dinamico massimo riproducibile. Si ascolta bene anche a range dinamico limitato e con varie colorazioni-alterazioni della risposta in frequenza – magari eufoniche — e ognuno spende i suoi soldi come vuole. Chi però usa questi sistemi non può descriverli come HiFi, tecnicamente non lo sono, nemmeno limitandosi alle vecchie norme DIN.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21037Messaggio grunf
mar 30 gen 2024, 9:33

Massimo, mi dispiace deluderti ma non sei l'unico a misurare le risposte in frequenza su carico (reale o simulato che sia) di ampli zero feedback. Il buon Atkinson ad esempio:
https://www.stereophile.com/content/car ... asurements
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21038Messaggio M.Ambrosini
mar 30 gen 2024, 10:00

grunf ha scritto:
mar 30 gen 2024, 9:33
Massimo, mi dispiace deluderti ma non sei l'unico a misurare le risposte in frequenza su carico (reale o simulato che sia) di ampli zero feedback. Il buon Atkinson ad esempio:
https://www.stereophile.com/content/car ... asurements
Ma...ti stai allenando per intraprendere carriera politica? Perchè normalmente sono i politici di professione ad esser bravi a mettere in bocca ad altri cose che non hanno mai detto pur di cercare di spuntarla!
O stamattina ti sei svegliato con la volontà di sporcare questo topic con una polemica gratuita e totalmente irragionevole?
Ho detto e lo ribadisco (poi nel caso passerò ai disegnini...) che la risposta in frequenza dell'Ongaku mi risulta sia pubblicata al mondo solo sul mio sito...e questa è una VERGOGNA a fronte di un oggetto di tale costo. Ora però la finiamo qui perchè veramente di un certo atteggiamento tuo comincio a stufarmi!
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21039Messaggio grunf
mar 30 gen 2024, 11:18

Che ti devo dire, per me non è una vergogna e trovo diffamatorie (verso ignoti) le tue parole. Bannami pure
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21040Messaggio Alfredo
mar 30 gen 2024, 11:35

Addirittura diffamatorie!
In fondo avete ragione entrambi. Massimo vede un solo lato della medaglia ed è difficile dargli torto...se un oggetto nasce con uno scopo dovrebbe essere valutato per le prestazioni che offre . Ma nel mondo del lusso si esce da questa logica stringente e un Rolex non lo valutiamo per la precisione e l'affidabilità meccanica , piuttosto ne apprezziamo la bellezza e ... quella piacevole sensazione di avere un oggetto esclusivo.
Chi compra un Rolex non ha alcun piacere e interesse a vedere su una rivista specializzata che un citizen da 100 euro va meglio.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21041Messaggio M.Ambrosini
mar 30 gen 2024, 12:00

Alfredo ha scritto:
mar 30 gen 2024, 11:35
Addirittura diffamatorie!
In fondo avete ragione entrambi. Massimo vede un solo lato della medaglia ed è difficile dargli torto...se un oggetto nasce con uno scopo dovrebbe essere valutato per le prestazioni che offre . Ma nel mondo del lusso si esce da questa logica stringente e un Rolex non lo valutiamo per la precisione e l'affidabilità meccanica , piuttosto ne apprezziamo la bellezza e ... quella piacevole sensazione di avere un oggetto esclusivo.
Chi compra un Rolex non ha alcun piacere e interesse a vedere su una rivista specializzata che un citizen da 100 euro va meglio.
Questo è un altro aspetto Alfredo e ti ringrazio di averlo citato in quanto sta diventando assolutamente prioritario in questo mondo votato all'opulenza, ma che però non c'entra nulla con quanto asserito sopra.
Antonio (cicciobomba) ha tracciato, perfettamente in-topic, ciò che era mia intenzione sottolineare.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21042Messaggio M.Ambrosini
mar 30 gen 2024, 12:08

grunf ha scritto:
mar 30 gen 2024, 11:18
Che ti devo dire, per me non è una vergogna e trovo diffamatorie (verso ignoti) le tue parole. Bannami pure
Non c'è alcuna ragione di bannare una persona perchè esprime un parere opposto a quello che personalmente ritengo giusto (o addirittura ovvio).
Ti invito solo ad avere un atteggiamento un poco più costruttivo e meno votato alla polemica...gioverebbe a tutti.
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21044Messaggio cicciobomba
mer 31 gen 2024, 1:03

Gli sbagli di noialtri.

Dopo le fallacie, le piaghe, gli sbagli di Max Grundig e gli sbagli di Ambrosini.. non possiamo finire assolti noi, i grundighisti praticanti. Abbiamo anche noi le nostre colpe e la nostra parte di responsabilità nel mancato successo di Grundig/LT ed ho provato ad analizzarne le ragioni.

Una delle domande che mi sono sempre posto è perché suscitiamo così tanta antipatia e scateniamo così facilmente “shit storm” in qualsiasi discussione sfiori l’argomento Grundig, sia essa online o offline.

Procederò anche in questo caso in maniera schematica, per prima cosa analizzando cosa per “gli altri” risulta intollerabile, poi come “gli altri” ci vedono ed infine le nostre cattive abitudini.

– 1) Fatima 4.0
Il primo punto che ci viene rinfacciato è il peccato originale per cui il CCI è segreto, quindi è poco chiaro, noi non siamo in grado di spiegarlo e quindi è una supercazzola.

Risulta facile smontare questa sottospecie di “ragionamento”: tutto ciò che funziona veramente è segreto. La ricetta della Coca Cola è segreta, e nessuno si pone il problema di sapere cosa contenga esattamente prima di berla, la beve e basta. Il funzionamento di Google è segreto. Si conoscono i principi generali dell'algoritmo PageRank, ma col cavolo che si può accedere al codice sorgente del motore di ricerca più famoso del mondo — con tutti gli investimenti necessari a svilupparlo, sarebbero dei pazzi a renderlo open source. Impedisce forse a qualcuno codesta segretezza di usare cotale motore di ricerca? Non mi pare. O Forse Ongaku pubblica le specifiche dei suoi trasformatori? Tra l’altro, se le pubblicasse, vorrebbe dire che il suo segreto è altrove, nessuno favorirebbe così spudoratamente i suoi concorrenti o imitatori.

Ad essere razionali, si dovrebbe diffidare delle estrose e dettagliate spiegazioni che accompagnano la promessa superiorità tecnologica degli apparecchi attuali. Ciò che è candidamente spiegato e millantato in realtà non serve a niente per il fatto stesso che può essere reso di dominio pubblico: nessuno regala il suo vantaggio competitivo.

Infine ricordiamoci che progetti ultracinquantenni ancora hanno voce in capitolo (come ho spiegato in precedenza). Mentre si legge una spiegazione troppo articolata, dovrebbe partire subito il fuffa-alert.

– 2) Non avrai altro dio al di fuori del CCI
Il secondo punto che irrita parecchio è la faccenda dell’unica via.

Sì, Grundig/LT è un sistema chiuso.
Sì, non puoi più giocare a interfacciare gli apparecchi e non devi più esplorare combinazioni magiche di cavi e ciabatte spendendo zigallioni di euro alla ricerca dell’abbinamento perduto manco fosse l’arca dell’alleanza.
Sì, probabilmente tutti gli zigallioni di euro che hai speso per accumulare conoscenze utili sono stati sprecati.
Sì, avrai ben poco da scrivere in un forum.

Per moltissimi è una prospettiva inaccettabile (soprattutto per chi bene o male campa attorno all’HiFi o ha speso tanto). Io in tutta onestà non posso sostenere che sia l’unica via, non ho l’esperienza diretta per dirlo, tendenzialmente non lo credo e suppongo che si possa arrivare a risultati perlomeno comparabili a forza di compensazione, esperimenti e sinergia. Di certo Max non è l’unico sulla terra con buone orecchie, ci sono fior di tecnici e di costruttori che meritano e hanno meritato rispetto, mi vengono in mente Radford, Walker, Leak e Marantz (nessuno recente in effetti… gli anta). Poi c’è il mondo professionale dove il livello medio è molto più alto che tra gli audiofili, al netto delle reciproche antipatie e dei reciproci insulti. Ma Max è l’unico ad aver (ri)scoperto qualcosa di autenticamente rivoluzionario. Su questo non esistono dubbi. Che sia libero di sostenerlo mi pare il minimo sindacale.

A scanso di equivoci e polemiche, non posso dire di aver ascoltato sistemi da centinaia di migliaia di euro propriamente messi a punto. Da decine di migliaia di euro sì, e sicuramente Grundig/LT è il vincitore, per quanto IO abbia sentito, girando anche qualche negozio importante e qualche fiera, indipendentemente dal prezzo dei sistemi ascoltati.

Capisco che sia irritante sentirsi dire che tutto ciò che non è CCI è indegno e instrinecamente limitato. Non lo penso neppure io, o almeno so di non poterlo dimostrare. E qui Max e alcuni di noi secondo me pagano il suo vantaggio tecnico con l’accusa di talebanesimo.

Ma pensiamoci un attimo: se il fine fosse ascoltare la musica, un sistema chiuso sarebbe la perfezione. Sarebbe il ritorno dell’HiFi alla sua funzione strumentale, anziché finalistica, significa guarire dalla parafilia. Sicuri sicuri di non volerlo?

– 3) Ma veramente siamo tutti quanti fessi? CCà niuscuno è fesso. I fessi sono loro (i grundighisti)
In effetti, con il senno di poi, se avessi speso diecimila euro per un Mark Levinson o un McIntosh mi sarei sentito fesso sul serio. In fondo il supporto di questa tesi è ragionevole: non è possibile che nessuno si sia accorto di questa eccezionalità della Grundig.

Sì, si fatica a crederlo. Le ragioni sono dovute verosimilmente alla teutonica concretezza di Max Grundig, all’inadeguata infiocchettatura dei prodotti della serie SuperHiFi, alla mancanza di un canale di vendita dedicato ed alle specificità del pubblico audiofilo (si vedano i miei interventi precedenti).

– 4) Gli utili idioti
Quando si va sul tecnico “gli altri” trovano irritante l’evidente incompetenza di noi semplici appassionati, e trovano intollerabile che ostentiamo di possedere la verità o conoscenze superiori alle loro, in definitiva in conseguenza di un atto fideistico, dato che nessuno di noi ha consapevolezza di cosa in realtà il CCI sia. Questo conduce alla presunzione che abbiamo tutti subito il lavaggio del cervello dallo stregone di Ravenna, e ci ritroviamo appellati “sodali” nella più gentile delle discussioni. Aggiungiamoci che alcuni dei suggerimenti portati avanti sono francamente bizzarri e del tutto inefficaci in sistemi non CCI: cavi che si toccano, mazzi di chiavi e amplificatori spenti da spostare in un’altra stanza.. noi non siamo in grado di difenderli al di là di verifiche “ad orecchio” e termini che sconfinano nel pensiero magico.
Ci sta tutta che generiamo strali e sfottò. Purtroppo il bias di gruppo è duro da uccidere e le argomentazioni fumose non aiutano.

Per chiarire ancora, qui c’è uno che ha la ricetta della Cocacola e ci sono altri che ne decantano il gusto. Nei forum Pepsi, i lodatori della cocacola finiscono al bando. Guai a confondere i ruoli e mischiare le bibite. (*)

Questo aspetto finisce per essere paradossale, poiché invece in media i Grundighisti sono molto aperti mentalmente — tutti. Hanno dimostrato di essere pronti a mettere in discussione le loro certezze di fronte all’evidenza fattuale e alle prove sperimentali.

– 5) L’amarcord
Il pensiero che un sistema full Grundig sia buono rispetto all'epoca, che sia tutto una questione di sinergie, suono vintage, eufonia e nostalgia dei tempi andati è rassicurante, credibile, non sconvolge nessun equilibrio e non richiede di mettere in discussione nessuna delle proprie convinzioni, certezze o credenze.

Siamo secondo chi ha questa visione residui degli anni ‘70, rottamai, appassionati del suono d’annata con le enormi (secondo costoro) limitazioni dell’epoca, un po’ come se ascoltassimo con i Williamson e i largabanda... niente di vagamente paragonabile ai classe T, Classe H, IcePower, torri a dieci vie, kevlar e cazzi e lazzi attuali.

Vorrei che qualcuno tra costoro sentisse senza pregiudizi un PS1020 con una fetente di Shure MM e un fetentissimo v30 al confronto con qualche mostro “eso” con puntina in berillio, taglio VDH e amplificazione in classe T-H-W-P-X-Y-Z dal costo di solo 100 volte superiore. Solo 100 volte. Scoprirebbe che la terribile verità è che Grundig è eccezionale, indipendentemente dall’epoca e indipendentemente dal costo. Ma questo è un balzo in avanti troppo pronunciato per l’utente medio, soprattutto se è un tecnico coi paraocchi, e foss’anche il più aperto tra quelli senza.

– 6) I poveracci
Avere l’agio di esprimere una opinione sull’HiEnd, dove per averne una bisogna staccare assegni a cinque zeri, è un privilegio, e va centellinato come la tessera di un circolo molto esclusivo. Interloquire o millantare conoscenze in questo campo senza il relativo conto in banca, non può essere perdonato, né risulta vagamente accettabile per chi quegli assegni li può staccare ed effettivamente li stacca. Immagino che costui ci qualifichi come quattro morti di fame bacucchi che un apparecchio HiFi vero manco l’hanno mai sentito perché non se lo possono permettere.

Beh.. sì, direi che un fondamento di verità esiste, non conosco il reddito medio del Grundighista, ma non ritengo sia molto alto. Io personalmente sono arrivato a biechi compromessi con la mia coscienza per investire al massimo 7-8000 euro tra tutti gli impianti che ho avuto, non certo di più. Di questi tempi, non comprerei neanche un ampli di fascia media — altro che sistema completo HiEnd.
Con Grundig l’intero sistema costa 500 euro… che cavolo, è una vergogna!

– 7) Gli audiolesi
Diciamo che tra tutte queste opzioni, “sordo” mi risulta la meno offensiva. Mi vien da ridere.. comunque chiunque è libero di pensare che siamo tutti vittima di un’allucinazione collettiva indotta dal nostro guru, il quale certamente ipnotizza tutti i suoi visitatori con tisane al papavero e macumbe varie prima di fargli ascoltare il suo sistema in mansarda.

+++++++++++++++++
Dove sbagliamo noialtri?

0123456789 – Il dente avvelenato
Noialtri sbagliamo perché un po’ ci girano. Comprensibilmente, per i bidoni che ci sono stati rifilati e sapendo oramai che la soluzione definitiva dopo tante chiacchiere era a portata di mano, economica e facile… e nessuno ce l’aveva detto e mai nessuna rivista ne ha (ad oggi!) parlato.

Dopo la rivelazione, ci sono delle fasi più o meno obbligate. Prima cominci a dare credito alle teorie del complotto (il gomblotto!), poi ad ogni mostro sacro buttato giù dal tuo impiantino calimeroso scatta una molla che ti ci fa prendere gusto: c’è un certo piacere sadico nel distruggere apparecchi costosissimi e nel perculare i loro facoltosi acquirenti. Cioè vuoi mettere la soddisfazione di demolire un Mark Levison e di sbellicarsi dalla risate a pensare QUANTO è stato turlupinato il proprietario?
Vuoi mettere la soddisfazione di vedere un 1020 di plastica e cartone pressato, con una puntina conica e SOSTITUIBILE, demolire MC con tagli sofisticatissimi e materiali degni della NASA?
Un po’ ce la godiamo, e confesso la mia colpa, per un po’ me la sono goduta anche io, accumulando patologicamente impianti a prezzi popolari su ebay.de. Sono arrivato a sperare che Grundig non diventasse virale per continuare a scialare e a provare qualsiasi cosa mi capitasse di quel periodo con poche centinaia di euro di budget (nemmeno un singolo cavo HiEnd!). Un po’ di malsana e crucchissima schadenfreude mi ha contagiato.

Illuminati e di fronte ad una evidenza di superiorità che si fa fatica ad accettare e a condividere, quale reazione possiamo avere? Discuterne con chi non ha avuto questa esperienza liberatoria è impossibile, chi non l’ha provata non può capire. Ci viene da fare un po’ i gradassi con chi è ancora fermo all’HiFi pre-CCI, ma facilmente volano le accuse d’incompetenza a destra e a manca e finisce tutto a belledonne.

—-
Riassumo il post: chiunque difenda Grundig o Ambrosini risulta veicolo di un messaggio pericoloso e inaccettabile: che esiste un’unica via per l’HiFi, a prezzi popolari, e che non ha nulla a che fare con quanto si conosce e si è sperimentato finora. Chi ha sperimentato con le sue orecchie questa via e si è convertito, si sente depositario di una verità scandalosa e terribile — difficile che resista alla tentazione di farsene vanto o di rivelarla alla città e al mondo. D’altra parte ovunque provasse a farlo, troverebbe un muro di consuetudini e sarebbe tacciato di oscurantismo tecnologico e talebanesimo.

(*) Ribadisco che la forma forum, essenzialmente paritetica, è inadeguata, l’ho chiarito nel mio post precedente.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21045Messaggio M.Ambrosini
mer 31 gen 2024, 8:54

Bellissimo! Avrai notato che ho bloccato in alto questo topic perchè non venga perduto. Credo che la maestria/simpatia con cui hai esposto pro e contro sia una valida ragione per conservarlo.
cicciobomba ha scritto:
mer 31 gen 2024, 1:03
siamo tutti vittima di un’allucinazione collettiva indotta dal nostro guru, il quale certamente ipnotizza tutti i suoi visitatori con tisane al papavero e macumbe varie prima di fargli ascoltare il suo sistema in mansarda.
Mi fai morire Antonio :D :D :D
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21046Messaggio cicciobomba
mer 31 gen 2024, 9:24

Sì ho notato, ti ringrazio :lol:

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21077Messaggio cicciobomba
ven 2 feb 2024, 18:34

Gli sbagli degli altri.

Sono giunto all’ultima puntata, quella in cui prima dei titoli di coda si passano in rassegna i personaggi della storia e se ne lascia intuire il probabile seguito, o si svela l’assassino. Questa volta l’assassino non c’è, o almeno, sarebbe troppo difficile individuarne uno solo. E questa non è nemmeno l’ultima puntata in senso stretto, perché ancora una volta ho sottostimato la lunghezza del testo che avrei scritto. Escludendo solo i gruppi fessbook e vazapp, perché io stesso me ne tengo alla larga e la parcellizzazione diventerebbe troppo spinta per pretendere una qualsiasi validità generale, parlerò prima delle riviste, poi dei forum e del mercato, quindi dei giovani… ma per ora mi è bastato fermarmi al primo punto.
Cominciamo.

– Riviste? E chi le ha viste?
Mah, spariamo alla croce rossa. Negli anni 80, a mia memoria, si trovavano in edicola Alta Fedeltà, Audioreview, Suono e Stereoplay, prima ancora c’era Stereo. Tutte con tiratura delle decine di migliaia di copie ed in buona salute.
Poi sono venute Fedeltà del suono e CHF, che hanno tenuto botta per qualche anno, nonostante il brodo già si stesse restringendo e qualche concorrente stesse chiudendo (in effetti poi chiuse), mentre altre ancora si stessero imbastardendo col video. Audioreview resisté sdraiandosi quasi completamente sull’home theater e altra robaccia, ampliando la platea, diversificando (annuario, recensioni musicali)... dopodiché ci furono il web, i forum, il baratro.

Dobbiamo a Bebo Moroni la mutazione da giornalismo tecnico a giornalismo romanzesco in questo settore. E direi che partì da una osservazione giusta, cioè che alla fine dei conti le misure su cui insistevano tanto i tecnici e i giornalisti dell’epoca non riflettevano realmente il suono degli apparecchi, che c’era qualcosa in più. Il problema è che ha sdoganato i venditori di fumo, ha tolto la stura all’esercito di parolai che senza alcuna preparazione tecnica ha comiciato a raccontarci esperienze di ascolto mistiche con termini abbondantemente perculati tipo il “nero infrastrumentale”, “gli alti setosi”, “i medi liquidi” etc… fino a sovvertire tutto e a scadere nell’esatto opposto, cancellando le misure o relegandole in un angolino in fondo a destra di ciascuna prova. Come raffinati sommelier, i recensori proponevano abbinamenti in grado di esaltare i sapori e trovare del buono in tutto. Gli abbinamenti erano sempre in grado di creare l’alchimia in modo da non scontentare nessuno. Ad ogni entusiastica celebrazione del nuovo riferimento del mese, puntualmente dimenticato il mese dopo, una bella picconata alla credibilità di quelle prove e dell’intero settore audiofilo era assestata. I semi malati di cosa sarebbe diventato questo settore nel giro di 20 anni sono stati piantati allora.

Non dimentichiamo gli inevitabili conflitti di interesse e condizionamenti che affliggono la carta stampata, siamo uomini di mondo.. gli eufemismi e le carambole di aggettivi che devono salvaguardare i pochi inserzionisti in un settore in crisi sono un preziosismo di per sé, a volte veramente ammirevoli. Quando la maggior parte del soldi arriva dai lettori, il padrone è il lettore e il giornalista può e deve (dovrebbe?) fare l’interesse di quest’ultimo. Quando la maggior parte dei soldi arriva dagli inserzionisti, i padroni sono loro e non si può fare altro che ingraziarseli. Lo sappiamo, il fatto quotidiano ci ha sfrantumato los cojones con questo refrain. Ma se in politica pretendere non dico la neutralità ma anche solo la buona fede è puramente illusorio, quando si parla di tecnologia dovrebbe essere auspicabile e a portata di mano.

Siamo onesti, il problema a monte esiste: descrivere un suono a parole è difficile. Si abusa della sinestesia, e non è diverso dal descrivere il sapore di un cibo senza averlo assaggiato: per quanto ci si sforzi, è incomunicabile. Ma questa incomunicabilità è stata costantemente dissimulata con somma maestria, sfoderando tutte le armi della retorica classica e oltre. Si deve a questo periodo un escamotage logico urticante, abusato in ogni modo e che io chiamerei “l’effetto scarrafone” per gli autocostruttori o “l’effetto 27” se parliamo di giornalisti: un apparecchio costato tanta fatica o bellissimo, a cui siamo morbosamente attaccati o che ci è stato dato in prova dal nostro inserzionista di fiducia, suona male, fa talmente schifo che non si riesce a negarlo?
In realtà “rivela il malfunzionamento o la scarsa qualità degli altri apparecchi della catena”, o meglio ancora “evidenzia i difetti di registrazione” (roba da non credersi!); “è estremamente sensibile agli abbinamenti, è permalosissimo"; “suona bene ma non in questo ambiente”... Sulla pretestuosità di questi argomenti ho già scritto e trovo in particolare inconcepibile e patologicamente preoccupante che qualcuno anche solo pensi dall’alto scranno del suo divano di casa, col suo scarrafone appena montato e in dieci minuti di ascolto, di elucubrare su cosa abbia sbagliato un ingegnere del suono in ore di lavoro nel suo studio con apparecchi e orecchie dalle dieci alle cento volte migliori dei suoi.
Faccio notare che a meno che il nostro recensore in pantofole non abbia cd/lp/software su cui sono stati DI PROPOSITO inseriti alcuni difetti e di cui è a conoscenza per altre vie, è un ragionamento che si avvita su se stesso, induttivo e autoreferenziale: egli non ha alcun modo di verificare che i suoi supposti “difetti di registrazione” esistano realmente come tali. Non è raro che lo stesso disco suoni male su di un impianto e bene su di un altro, è l’impianto dove suona male che ne rivela i difetti o è il disco che rivela i difetti dell’impianto dove suona male? Tautologia tout court — non sequitur.

Tanto per produrre un sano controesempio, in un sistema CCI suona bene tutto. Per trovare un disco che suoni male ce ne vuole, il che dimostra per sé che gran parte dei problemi sono a valle del processo di registrazione e produzione dei dischi e che l’industria della produzione discografica è messa molto meglio di quella dell’HiFi domestica.

Torniamo alle riviste. Bebo fu anche uno dei primi ad intuire che, morte le riviste cartacee, lo step successivo sarebbero stati i forum, ovvero il coinvolgimento diretto del pubblico, con videoHiFi che prometteva e permetteva a tutti i famigerati 15 minuti di popolarità.
I bagni di sangue su Grundig e sul CCI in quel forum ancora me li ricordo, e questo la dice lunga sull’effettivo clima che si respirava all’epoca e su quanto i gestori e gli utenti fossero interessati ad una reale discussione. Ma sappiamo come sono fatti gli audiofili (vedansi post precedenti).

Il forum di VideoHiFi è stato il medium con cui una rivista, strumento obsoleto già allora, si è evoluta verso il coinvolgimento e la fidelizzazione del suo pubblico, in modo da mantenere viva la sua credibilità e quindi sopravvivere. In realtà gli utenti erano i pesci nell’acquario, e l’acquario pescoso era la nuova merce che la rivista rivendeva. Semplice evoluzione.

Ora premesso che non ricordo da quanti lustri non compro più una rivista fisica – ho scoperto di recente che esistono ancora — da una rapida occhiata alle “prove” pubblicate da riviste online recenti, è emerso il seguente target:
Diffusori Esterlon Extreme Mark II (Boh! roba estrema): duecentomila euro.
Jetstream Loudspeaker System (Stra boh!) solo centoventimila.
I nuovi finali McIntosh MC2.1KW, al prezzo popolare di 65.000 euro, l’uno naturalmente.
Sonus Faber Suprema 2.2: SETTECENTOCINQUANTAMILA euro. Avete letto bene. E io che mi ricordo le Electa Amator che quando uscirono pareva fosse apparsa la Madonna e costavano 6 milioni di lire (raddoppiamo pure in SEIMILA euro).
Etc.

Ad un certo punto è lecito chiedersi per chi scrivano queste riviste attuali, quante persone mai potrebbero essere interessate a diffusori a 5 zeri…. e la risposta inappellabile ce la dà la Mercedes di Natalino Balasso:
https://www.youtube.com/watch?v=oRJFyHRasOU
Meglio di così non si può spiegare. Da guardare e imparare a memoria.

A proposito di evoluzione, siamo ancora in uno step intermedio prima che arrivino gli influencer e prima dell’azzeramento totale dei cervelli (e delle orecchie) dei cristiani. Siamo a pochi passi dall’ampli firmato Chiara Ferragni (cit. hifi_disease), che magari si venderà pure e sarà fine dei giochi e l’annichilimento completo di qualsiasi straccio di significato residuo nel termine HiFi. Tremate.

Fine prima parte dell’ultima puntata.
Niente riassunto.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21079Messaggio M.Ambrosini
sab 3 feb 2024, 7:59

cicciobomba ha scritto:
ven 2 feb 2024, 18:34

Ora premesso che non ricordo da quanti lustri non compro più una rivista fisica – ho scoperto di recente che esistono ancora — da una rapida occhiata alle “prove” pubblicate da riviste online recenti, è emerso il seguente target:
Diffusori Esterlon Extreme Mark II (Boh! roba estrema): duecentomila euro.
Jetstream Loudspeaker System (Stra boh!) solo centoventimila.
I nuovi finali McIntosh MC2.1KW, al prezzo popolare di 65.000 euro, l’uno naturalmente.
Sonus Faber Suprema 2.2: SETTECENTOCINQUANTAMILA euro. Avete letto bene. E io che mi ricordo le Electa Amator che quando uscirono pareva fosse apparsa la Madonna e costavano 6 milioni di lire (raddoppiamo pure in SEIMILA euro).
Etc.

Ad un certo punto è lecito chiedersi per chi scrivano queste riviste attuali, quante persone mai potrebbero essere interessate a diffusori a 5 zeri…. e la risposta inappellabile ce la dà la Mercedes di Natalino Balasso:
https://www.youtube.com/watch?v=oRJFyHRasOU
Meglio di così non si può spiegare. Da guardare e imparare a memoria.

A proposito di evoluzione, siamo ancora in uno step intermedio prima che arrivino gli influencer e prima dell’azzeramento totale dei cervelli (e delle orecchie) dei cristiani. Siamo a pochi passi dall’ampli firmato Chiara Ferragni (cit. hifi_disease), che magari si venderà pure e sarà fine dei giochi e l’annichilimento completo di qualsiasi straccio di significato residuo nel termine HiFi. Tremate.

Fine prima parte dell’ultima puntata.
Niente riassunto.
Una disamina disincantata su cui è ben difficile obiettare qualcosa...peccato solo per il senso di rassegnazione che porta intrinsecamente in se.
Inappuntabile anche il video che hai linkato che consiglio di vedere fino in fondo a tutti.
Per sopravvivere mantenendo vivide le propie facoltà mentali al mondo d'oggi serve una visione aperta e disincantata come quella che hai esposto altrimenti ci riduciamo ad essere burattini, peraltro inconsapevoli di esserlo per tutta la vita.
Di ampli firmati ormai c'è l'inflazione Antonio (e Giuseppe :) )...non da parte della Ferragni ma da parte dei progettisti ritenuti ancora tenutari di una certa popolarità nel settore.
Temo che l'azzeramento dei cervelli e delle orecchie sia già stato da anni attuato....quando non serve più a NULLA offrire la possibilità pubblica di ascoltare differenze in quanto le persone hanno già un parere a prescindere....significa che il burattinaggio è stato già completato.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21084Messaggio antobit73
sab 3 feb 2024, 18:46

fiumi di parole per dire cose ovvie..che piu o meno tutti sappiamo dell'hifi delle riviste(e non solo).
anni 70-80,marchi europei snobbati(che negli anni hanno avuto la giusta rivalutazione da parte di molti).i conflitti d'interesse(piu o meno velati) non sono mai mancati e non mancano nemmeno oggi.ma è il mercato...domanda e offerta.non mi pare ci sia illecito in ciò.io me ne guardo bene dal giudicare come il prossimo spende i suoi soldi e su ciò che gli piace tenere in casa a far bella mostra.io so soltato che ciò che ascolto(grundig,philips,telefunken e qualche altro marchio)ha un rapporto qualità/prezzo tendente all'infinito.ovviamente sempre imho.e sto bene cosi.
le misure...come sappiamo bene...dicono tutto e niente.ho visto grafici ultrapiatti che nella realtà dovrebbero far suonare da dio un'ampli...ma fosse cosi facile!

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21085Messaggio M.Ambrosini
sab 3 feb 2024, 21:08

antobit73 ha scritto:
sab 3 feb 2024, 18:46
fiumi di parole per dire cose ovvie..che piu o meno tutti sappiamo dell'hifi delle riviste(e non solo).
mah... :shock:
Credo che tu non abbia letto con attenzione ciò che Antonio ha scritto...è del resto molto facile giudicare gli altri in modo leggero evitando di compiere uno sforzo per comprendere ciò che possono avere "in più" da dire.
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21093Messaggio cicciobomba
dom 4 feb 2024, 18:45

@antonbit73
Per farla breve -- anzi brevissima -- sto cercando di rispondere alla domanda "come mai Grundig e LT non hanno avuto la reputazione e la fortuna che meritano". Sono partito ab ovo e non credo di aver scoperto nulla, ho solo inquadrato il problema e messo in fila una serie di ragioni plausibili --- con tanto di IMHO. Se vuoi contribuire alla discussione portando qualche ragione meno ovvia, sarò felice di leggerla.

Sul discorso che ognuno ascolta come gli pare e ognuno spende i suoi soldi come gli pare, Alfredo ha fatto un ottimo esempio. Mai sostenuto che ascoltare con Grundig/LT sia obbligatorio o sia l'unica via percorribile.

Tu ascolti con apparecchi che hanno quarant'anni e più e vivi felice. Bene, anch'io.
Questi apparecchi dureranno per sempre e basteranno per tutti?
E' un problema o no che non esista nulla di simile come prezzo e come prestazioni nel mercato attuale HiFi? E' un problema o no che il mercato attuale proponga normalmente apparecchi con il rapporto qualità prezzo tendente a zero anziché a più infinito? E' lecito lamentarsene o no? E' lecito perlomeno mettere in guardia più appassionati possibile?

Perché se per te questi problemi non esistono, sembri tanto quello che sta sulla scialuppa di salvataggio e dice che va tutto bene mentre la nave affonda.

antobit73
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21094Messaggio antobit73
dom 4 feb 2024, 21:02

sicuramente mi sarò spiegato male(malissimo),ma ho sintetizzato brutalmente ciò che avete detto.le riviste audio anni 70 80(ovviamente non tutte) pompavano tantissimo certi marchi.chiamatela come volete..essere di parte..tendenza o altro.molti meritevoli nomi(specie europei)venivano diciamo snobbati(a torto come noi abbiamo ben appreso).che tutto intorno è fiorito un mondo/marketing spennapolli penso sia acclarato e ben comprensibile.lo si puo criticare(e ci mancherebbe!)ma è nella natura delle cose..della psiche umana,dove si insinuano facilmente gli incantatori di serpenti.
@cicciobomba: non capisco perchè dovrei preoccuparmi se la nave affonda.nel mio piccolo ho aperto gli occhi ad alcuni amici..altri erano ben fermi sulle loro convinzioni.ma non sto li a giudicarli.
quando qualche componente della mia catena hi fi si dovesse guastare..lo farò aggiustare(non è scienza missilistica..sono condensatori,transistor e resistenze).
leggo senz'altro con interesse.

grunf
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21095Messaggio grunf
lun 5 feb 2024, 0:18

Antonio (cicciobomba), da una parte evidenzi il limite del medium forum poiché solo Ambrosini avrebbe titolo a decidere la linea editoriale corretta, dall'altra te ne esci con un (prolisso, ammettiamolo) decalogo dove gli interventi esterni risultano come critiche che "sporcano" il thread... o l'una o l'altra, decidi. Il medium forum è fatto per la discussione, altrimenti esistono i blog, siti web, bar ecc..

Quanto scritto da Alfredo è tutt'altro che un esempio azzeccato. Chi compra un Rolex non lo fa perché ritiene che la scansione temporale di tale orologio sia "migliore" rispetto ad un qualunque altro orologio (sia esso meccanico od elettronico) di buona fattura, mentre chi ha comprato (da sottolineare il tempo passato) un Ongaku di Audio Note Japan negli anni 80-90, lo ha fatto per assecondare il desiderio di una riproduzione musicale diversa dal resto dell'offerta HiFi. Che abbia avuto soddisfazione oppure no non sta a noi deciderlo.

Credo che l'utilizzo di esempi per spiegare concetti banali sia uno dei problemi del nostro tempo, evidentemente nella nostra istruzione siamo stati privati delle basi filosofiche e logiche per poter discutere di audio senza tirare in ballo gli orologi, le auto, il sesso, il cibo, et ceteram.
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M.Ambrosini
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21096Messaggio M.Ambrosini
lun 5 feb 2024, 6:04

grunf ha scritto:
lun 5 feb 2024, 0:18
Antonio (cicciobomba), da una parte evidenzi il limite del medium forum poiché solo Ambrosini avrebbe titolo a decidere la linea editoriale corretta, dall'altra te ne esci con un (prolisso, ammettiamolo) decalogo dove gli interventi esterni risultano come critiche che "sporcano" il thread... o l'una o l'altra, decidi. Il medium forum è fatto per la discussione, altrimenti esistono i blog, siti web, bar ecc.
...e quale sarebbe "la linea editoriale corretta"? Sono curioso sentiamo...
La critica esterna con cui tu hai sporcato il thread non riguardava l'intervento di Antonio ma il mio sull'ongaku...e sono stato io e non lui ad usare il termine "sporcare"
mentre chi ha comprato (da sottolineare il tempo passato) un Ongaku di Audio Note Japan negli anni 80-90, lo ha fatto per assecondare il desiderio di una riproduzione musicale diversa dal resto dell'offerta HiFi.
Ma veramente sei convinto di questo? E' perchè solo al passato? Questo apparecchio esiste dal 1989...cosa è cambiato nel comprarlo allora rispetto al comprarlo ora (a parte il costo che è raddoppiato) ?
Io credo che se l'ongaku fosse costato 5000 euro (e non 100000) e ne fossero state divulgate le misure tracciate di risposta in frequenza (sia a vuoto che su carico reale) molto probabilmente non ne avrebbero venduto uno che è uno...
E' curiosa questa tua propensione a difendere un oggetto che tecnicamente è ben difficilmente difendibile (ad iniziare dai trasformatori di uscita con unica uscita e non con le classiche uscite plurime in funzione dell'impedenza di carico). Boh.
Mi spaventa inoltre la tua crescente perentorietà...mai si nota un "per me" nei tuoi interventi....sempre e solo un distillato di verità assolute da prendere o lasciare...sembra di sentire parlare Travaglio... :shock:
Credo che l'utilizzo di esempi per spiegare concetti banali sia uno dei problemi del nostro tempo, evidentemente nella nostra istruzione siamo stati privati delle basi filosofiche e logiche per poter discutere di audio senza tirare in ballo gli orologi, le auto, il sesso, il cibo, et ceteram.
Io credo che invece il problema dominante del nostro tempo sia la propensione a gettare letame su chi cerca di essere costruttivo e per fare ciò utilizza anche metafore o magari interventi prolissi ma che grazie a questi puo' tracciare un quadro maggiormente chiaro e definito. La propensione a criticare in modo acido l'altrui operato senza portare nulla di alternativo...questo è per me il vero cancro di questa società.
Massimo

Alfredo
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21097Messaggio Alfredo
lun 5 feb 2024, 9:34

Quanto scritto da Alfredo è tutt'altro che un esempio azzeccato. Chi compra un Rolex non lo fa perché ritiene che la scansione temporale di tale orologio sia "migliore" rispetto ad un qualunque altro orologio (sia esso meccanico od elettronico) di buona fattura, mentre chi ha comprato (da sottolineare il tempo passato) un Ongaku di Audio Note Japan negli anni 80-90, lo ha fatto per assecondare il desiderio di una riproduzione musicale diversa dal resto dell'offerta HiFi. Che abbia avuto soddisfazione oppure no non sta a noi deciderlo.
Sono assolutamente in disaccordo con quel che scrivi!
Il pensiero, la strategia di vendita dei due prodotti sono gli stessi. Potrei farti un 'altro esempio...ma solo perchè vedo che non ti piacciono :D ..
quando la BMW acquisì il marchio mini, fece un 'intelligentissima operazione di mercato su un brand che stava agonizzando, praticamente raddoppio il costo di listino di queste autovetture trasformandole in auto dei desideri. Le stesse macchine che non si vendevano a 25000 euro adesso si vendono ..e con successo, a oltre 50000. Pollo chi se le compra? Forse no, almeno da un certo punto di vista, ma non si può negare il diritto a chi ne parla di poter affermare che sono autovetture dal pessimo rapporto Q/P

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21098Messaggio cicciobomba
lun 5 feb 2024, 11:14

@grunf
Ti rispondo in breve, premettendo che la mia istruzione sta ben piantata nelle Hard Science e mi sento abbastanza tranquillo sulle sue basi logiche.

Linea editoriale? E che è un giornale? Gli articoli sono forse revisionati dal direttore? Esiste un editore?
Questo forum è sul CCI. Qui uno solo sa cosa è il CCI. Noialtri possiamo chiedere/ricevere consigli di installazione, condividere le nostre esperienze da utilizzatori o magari discettare sulle conseguenze del CCI, intrattenerci, non possiamo certo entrare nel merito. Ho detto che la forma forum è inadeguata e lo confermo — se si discute di CCI non siamo sullo stesso piano di Ambrosini, che ti piaccia o no: uno NON VALE uno.
Io ho aperto questo thread per stimolare una discussione costruttiva sulle ragioni dello scarso successo del CCI. Ti riassumo il tuo contributo al mio prolississimo argomentare: “Ma ognuno non può ascoltare come gli pare?”
Sì, mi pare lapalissiano. E allora? Tu che sei conciso, riesci a formulare un pensiero, anche critico, un tantinello più articolato?
Tra l’altro è evidente che non hai letto con attenzione perché non ho mai scritto né che Grundig sia l’unica via percorribile, né che sia obbligatorio usare Grundig per ascoltare bene.

Ancora, gli esempi servono a chiarire un punto di vista, come le similitudini e le metafore, sono usati da millenni e non mi paiono la piaga principale del nostro tempo. Il concetto espresso da Alfredo è chiarissimo: alcuni oggetti si comprano per la loro funzione primaria, altri per le loro funzioni secondarie. Nel mercato del lusso le funzioni primarie sono accessorie, il valore principale degli oggetti deriva dalla loro esclusività. Un Ongaku, per rimanere in tema, è un oggetto più facilmente accostabile al mercato del lusso e alla logica dell’esclusività che all’alta fedeltà in senso stretto. Come un Rolex. Come le Sonus Faber da settecentocinquantamila euro. C’è chi vive felice perché ne ha uno in salotto da mostrare, chi è felice perché ne ricava un’esperienza di ascolto mistica, chi gode nel sapere che aumenta di valore, chi a vantarsene, il mondo è vario vivaddio. Di certo una risposta in frequenza non lineare su carico reale preclude la sua funzione primaria di apparecchio HiFi e non a caso Aloia lo considerava “ciarpame commerciale”. Aloia, non io.

ESEMPIO: c’è chi compra una Ferrari per investimento. E’ un ottimo investimento. Meno km ha e più vale. Ha senso un oggetto progettato per correre in pista che è tenuto fermo in garage? La funzione primaria è irrilevante, come è irrilevante che esistano auto che costano un centesimo e danno prestazioni superiori. Qui non è in discussione se un Ongaku sia simile ad una Ferrari o ad un Rolex, ma che viene venduto con le stesse leve.

hifi_disease
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21121Messaggio hifi_disease
mar 6 feb 2024, 22:31

cicciobomba ha scritto:
lun 5 feb 2024, 11:14
“Ma ognuno non può ascoltare come gli pare?”
Sì, mi pare lapalissiano.
No, lapalissiano non è. Mi scuserete se mi intrometto di soppiatto, seguivo, mi serviva solo una scusa per intervenire, e mi avete provocato.
Questa cosa per cui "ognuno ascolta come gli pare" sarà anche giusta perchè non non si possono obbligare le persone ad ascoltare quello che dico io, ma non può essere usata per dire che tutto è uguale a tutto e tutto può essere sostituito con tutto.
Il divieto di coercizione non può essere elevato a criterio di verità.
Dire "ognuno ascolta come gli pare" è uno di quegli artifici retorici tipicamente basati su un (falso?) liberalismo, per cui le scelte individuali sono sovrane e vanno rispettate, in nome della libertà. Io mi opporrò sempre a questo ragionamento. il buon Horkheimer -indimenticato maestro della Scuola di Francoforte- diceva "noi dobbiamo avere il coraggio dell'incoerenza". In altri termini, dobbiamo avere il coraggio di dire, pur rispettando le altrui preferenze, "mi dispiace, non sono d'accordo e non posso mettere tutto sullo stesso piano. Quello che dici è sbagliato. E tanti saluti alla libertà." Altrimenti si finisce in un minestrone dove tutto è uguale a tutto, e non c'è differenza tra un medico e uno stregone.
Tradotto in termini aifai, mi spiace, se vedo qualcuno -in special modo un amico, ma un mio simile in generale- che viene turlupinato, io gli dico "ti stanno turlupinando". Magari lui risponde "saranno fattacci miei", e ne ha tutto il diritto, ma io considero un dovere metterlo sull'avviso. Ognuno ascolta come vuole? Ok, andiamo a chiederlo agli acquirenti di Red Rose/Mark Levinson/Korsun. Andiamo a chiederlo agli acquirenti del famoso CD Goldmund/Pioneer, o a quelli del CD Jadis/Philips, giusto per citare alcuni casi. L'acquisto è stato condotto liberamente, l'acquirente si beava del suono, poi vediamo quanto è contento una volta saputo come è fatto il suo oggetto così esclusivo. Peggio per lui, direte. Ok, ma, appunto, "ognuno ascolta come vuole", ma anche no. L'informazione deve informare. Se agli acquirenti del salatissimo CD Goldmund qualcuno avesse detto "guarda che è un Pioneer DV-575 (di cui il sottoscritto è felice possessore, per di più con modifica CCI) cosa avrebbero fatto? Non abbiamo il controfattuale, ma qualcuno si è incaxxato abbastanza da metterlo in rete...
Questo accade anche in altri casi, di rilevanza sicuramente maggiore, come gli studi legali specialisti nell' ottenere risarcimenti milionari che avvicinano ignari pazienti danneggiati, spesso poveracci, gli dicono che possono ottenere centomila euro, e gli fanno firmare un contratto in cui tutto il resto va all'avvocato. Il poveraccio accetta, pensando di fare un affare, ricupera 100000 e magari sta anche meglio, però io continuo a credere che l'avvocato in oggetto sia un vero stronzo.


PS rivolgerei un invito al vecchio Grunf a rimanere tra noi. Non lo conosco personalmente, ma per tanti anni ne ricordo la costruttiva partecipazione. Esorterei tutti a seppellire l'ascia di guerra.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21123Messaggio Gianfranco
mar 6 feb 2024, 22:59

hifi_disease ha scritto:
mar 6 feb 2024, 22:31

No, lapalissiano non è. Mi scuserete se mi intrometto di soppiatto, seguivo, mi serviva solo una scusa per intervenire, e mi avete provocato.
Questa cosa per cui "ognuno ascolta come gli pare" sarà anche giusta perchè non non si possono obbligare le persone ad ascoltare quello che dico io, ma non può essere usata per dire che tutto è uguale a tutto e tutto può essere sostituito con tutto.
Il divieto di coercizione non può essere elevato a criterio di verità.
Dire "ognuno ascolta come gli pare" è uno di quegli artifici retorici tipicamente basati su un (falso?) liberalismo, per cui le scelte individuali sono sovrane e vanno rispettate, in nome della libertà. Io mi opporrò sempre a questo ragionamento. il buon Horkheimer -indimenticato maestro della Scuola di Francoforte- diceva "noi dobbiamo avere il coraggio dell'incoerenza". In altri termini, dobbiamo avere il coraggio di dire, pur rispettando le altrui preferenze, "mi dispiace, non sono d'accordo e non posso mettere tutto sullo stesso piano. Quello che dici è sbagliato. E tanti saluti alla libertà." Altrimenti si finisce in un minestrone dove tutto è uguale a tutto, e non c'è differenza tra un medico e uno stregone.
Tradotto in termini aifai, mi spiace, se vedo qualcuno -in special modo un amico, ma un mio simile in generale- che viene turlupinato, io gli dico "ti stanno turlupinando". Magari lui risponde "saranno fattacci miei", e ne ha tutto il diritto, ma io considero un dovere metterlo sull'avviso. Ognuno ascolta come vuole? Ok, andiamo a chiederlo agli acquirenti di Red Rose/Mark Levinson/Korsun. Andiamo a chiederlo agli acquirenti del famoso CD Goldmund/Pioneer, o a quelli del CD Jadis/Philips, giusto per citare alcuni casi. L'acquisto è stato condotto liberamente, l'acquirente si beava del suono, poi vediamo quanto è contento una volta saputo come è fatto il suo oggetto così esclusivo. Peggio per lui, direte. Ok, ma, appunto, "ognuno ascolta come vuole", ma anche no. L'informazione deve informare. Se agli acquirenti del salatissimo CD Goldmund qualcuno avesse detto "guarda che è un Pioneer DV-575 (di cui il sottoscritto è felice possessore, per di più con modifica CCI) cosa avrebbero fatto? Non abbiamo il controfattuale, ma qualcuno si è incaxxato abbastanza da metterlo in rete...
Questo accade anche in altri casi, di rilevanza sicuramente maggiore, come gli studi legali specialisti nell' ottenere risarcimenti milionari che avvicinano ignari pazienti danneggiati, spesso poveracci, gli dicono che possono ottenere centomila euro, e gli fanno firmare un contratto in cui tutto il resto va all'avvocato. Il poveraccio accetta, pensando di fare un affare, ricupera 100000 e magari sta anche meglio, però io continuo a credere che l'avvocato in oggetto sia un vero strnzo.


PS rivolgerei un invito al vecchio Grunf a rimanere tra noi. Non lo conosco personalmente, ma per tanti anni ne ricordo la costruttiva partecipazione. Esorterei tutti a seppellire l'ascia di guerra.

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Di questi tempi basta un pirla che dice una pirlata ed immediatamente trova 1000 pirla che gli vanno dietro. Una pirlata è una pirlata, non può diventare opinione se no vale tutto.
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21125Messaggio M.Ambrosini
mer 7 feb 2024, 9:02

Gianfranco ha scritto:
mar 6 feb 2024, 22:59
hifi_disease ha scritto:
mar 6 feb 2024, 22:31

No, lapalissiano non è. Mi scuserete se mi intrometto di soppiatto, seguivo, mi serviva solo una scusa per intervenire, e mi avete provocato.
Questa cosa per cui "ognuno ascolta come gli pare" sarà anche giusta perchè non non si possono obbligare le persone ad ascoltare quello che dico io, ma non può essere usata per dire che tutto è uguale a tutto e tutto può essere sostituito con tutto.
Il divieto di coercizione non può essere elevato a criterio di verità.
Dire "ognuno ascolta come gli pare" è uno di quegli artifici retorici tipicamente basati su un (falso?) liberalismo, per cui le scelte individuali sono sovrane e vanno rispettate, in nome della libertà. Io mi opporrò sempre a questo ragionamento. il buon Horkheimer -indimenticato maestro della Scuola di Francoforte- diceva "noi dobbiamo avere il coraggio dell'incoerenza". In altri termini, dobbiamo avere il coraggio di dire, pur rispettando le altrui preferenze, "mi dispiace, non sono d'accordo e non posso mettere tutto sullo stesso piano. Quello che dici è sbagliato. E tanti saluti alla libertà." Altrimenti si finisce in un minestrone dove tutto è uguale a tutto, e non c'è differenza tra un medico e uno stregone.
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Questo accade anche in altri casi, di rilevanza sicuramente maggiore, come gli studi legali specialisti nell' ottenere risarcimenti milionari che avvicinano ignari pazienti danneggiati, spesso poveracci, gli dicono che possono ottenere centomila euro, e gli fanno firmare un contratto in cui tutto il resto va all'avvocato. Il poveraccio accetta, pensando di fare un affare, ricupera 100000 e magari sta anche meglio, però io continuo a credere che l'avvocato in oggetto sia un vero strnzo.


PS rivolgerei un invito al vecchio Grunf a rimanere tra noi. Non lo conosco personalmente, ma per tanti anni ne ricordo la costruttiva partecipazione. Esorterei tutti a seppellire l'ascia di guerra.

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Quoto TUTTO, parola per parola.
Di questi tempi basta un pirla che dice una pirlata ed immediatamente trova 1000 pirla che gli vanno dietro. Una pirlata è una pirlata, non può diventare opinione se no vale tutto.
Se tu ascolti un citofono pagato millemila euro sei un pirla. Anche se il citofono ti piace.
Anch'io quoto in toto Giuseppe (disease) che risulta nella sua analisi inappuntabile mentre non arriverei (parlo per me) a definire "pirla" chi si compra un citofono pagandolo millemila euro (magari userei un altro termine...) sono e continuano ad essere affari suoi finchè ciò avviene nelle proprie mura domestiche. Diventa un "pirla" (per dirla alla Gianfranco) nel momento in cui vuole convincere altri che quel citofono vale tutti qui millemila euro pur a fronte di dati di fatto inappuntabili che dimostrano il contrario.

In campo audio purtroppo però questi "dati di fatto" che dimostrano la maggior validità di un oggetto rispetto ad un altro non ci sono...o meglio ci sono solo in piccola parte...assolutamente non sufficiente per valutare come suona un oggetto.
Tre amplificatori, tutti con misure che rasentano la perfezione, possono suonare in modo talmente diverso (in funzione dell'applicazione del CCI) da far sembrare addirittura di ascoltare dischi diversi.

E il "DATO DI FATTO" (ovvero la misura) che evidenzia tali differenze all'ascolto ad oggi NON C'E'.

Non si può quindi mettere all'indice chi se ne frega (un po' superficialmente) di qualunque misurazione (anche di quelle misurazioni che invece risultano ben udibili) perchè purtroppo nel senso comune trova molto più frequentemente applicazione la contrapposizione di bianco e nero anzichè la valutazione delle varie sfumature di grigio...vanno cioè di moda le conclusioni facili mentre per valutare con attenzione i VARI aspetti di una problematica servirebbe un livello di accuratezza e attenzione che non sono purtroppo molto comuni.

Nel momento in cui esistesse una misura effettivamente in correlazione con l'ascolto (e che tale misura avesse un'adeguata diffusione) il problema suddetto verrebbe moooolto a ridursi a mio parere.
Massimo

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21126Messaggio M.Ambrosini
mer 7 feb 2024, 9:27

Per farvi un'ulteriore esempio del paradosso che ci troviamo di fronte in campo audio: un deck a cassette Grundig CCI ha misure strumentali (se è correttamente tarato) che sono decisamente inferiori a quelle di qualunque cd player in commercio...eppure se ascoltate un confronto tra un di questi deck ed un lettore cd non CCI (di qualunque costo sia) la vostra preferenza andrà al cassette. E' una prova che sarebbe bello fare al prossimo meeting...
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21127Messaggio cicciobomba
mer 7 feb 2024, 16:55

Ragazzi io sono un liberale.. ci sono valvolari che suonano eufonici e che è un piacere ascoltare, non sono HiFi, però se a uno piacciono amen. Esiste il MyFi senza per forza arrivare alle truffe vere e proprie.

Faccio una digressione che mi servirà anche come premessa per completare il discorso poi.

Nel secolo scorso la gente era evidentemente pragmatica e tendeva a dare un significato concreto ai significanti, tanto è vero che HiFi è una sigla perfettamente autodescrittiva. Per ottenere risultati concretamente migliori, una certa ricerca di materiali e progettazione era necessaria, il costo relativamente elevato era una conseguenza, ma c’era molta concorrenza per tenerlo basso.

Ricordo la prima differenziazione dal mercato di massa che avvenne negli anni ‘80, quando emerse il termine “esoterico”. Improvvisamente tutti gli appassionati divennero iniziati di una setta e sorsero le sette che ancora oggi si combattono, rievocando templari e ospitalieri: i Linnisti, i Naimmmisti, gli analogisti e chi più ne ha ne metta. Colpevole: il giornalismo fantastico che prese piede in quel periodo. Anatema.

Poi si sa, quando i superlativi non bastano più, non emozionano o suggestionano abbastanza i poll.. ehm i clienti, bisogna inventarne di nuovi: ecco l’HiEnd. Questa sigla a differenza della prima non è autodescrittiva e non ha un significato concreto. Cosa dovrebbe significare Alta-Fine? Fine di cosa? Riferita a quando? Il livello “definitivo” non esiste in nessun ambito, men che mai in un ambito non falsificabile, e anche ammessa l’esistenza oggettiva di un limite tecnologico, questo si sposterebbe continuamente (almeno in ambiti dove le prestazioni sono misurabili, altrimenti è pura fuffa).

Questa sigla caratterizza apparecchi che non hanno nessuna differenza sostanziale con “semplici” apparecchi HiFi, nessuna tecnologia aliena, ma semplicemente una collocazione di mercato diversa. Per analogia, è come se chiamassi le automobili veloci ”HiSpeedCar”, e poi inventassi una categoria a parte, le “SuperCar”. E’ evidente che la prima sigla ha un significato concreto, intellegibile e misurabile… La seconda no, a parte il prezzo non si capisce cosa dovrebbe rendere un’auto “Super”. E’ una paraculata marketingesca per differenziarsi senza elementi oggettivi a parte il prezzo.

Se ci limitiamo alle performance pure e lasciamo da parte aspetti come il blasone, il valore d’investimento, il lusso, i materiali, il fascino, la bellezza, la riconoscibilità, u pilu etc... una merdosa honda Civic Type R ha battuto alcune Lamborghini, Porsche e Ferrari sul tempo sul giro al Nurburgring, costando meno di un decimo di ciascuna di loro. Dal punto di vista puramente funzionale la Civic è un’automobile meglio riuscita, rientra a pieno titolo tra le “HiSpeedCar” pur non costando abbastanza per essere una “SuperCar”. Pochi cazzi.

Avete presente che i Grundig CCI non si sono venduti perché non avevano un canale dedicato, una sala d’ascolto dedicata che segregasse opportunamente gli elettrodomestici? Qui siamo un passo oltre, si crea una nuova sala d’ascolto, dentro la sala d’ascolto principale, ancora più esclusiva per differenziarsi TRA gli apparecchi HiFi. L’Hi End è il privè delle sale d’ascolto, è il tavolo riservato a cui si accede pagando profumatamente e dove la stessa consumazione costa 30 volte tanto. E’ un tavolo identico agli altri dove si consumano gli stessi identici prodotti, ma si paga la distanza dai poveracci.

Ne consegue un ribaltamento di prospettiva: il costo elevato diventa un requisito di progetto, non la conseguenza della ricerca di materiali o soluzioni innovative. Si cercano i materiali e le soluzioni più costose e bizzarre per raggiungere il target di prezzo, che deve essere irraggiungibile ai più, non concorrenziale. Vogliamo parlare della Porsche GT3 ricoperta di diamanti in vendita in Cina? Non avevano tecnologia automobilistica sufficientemente costosa da raggiungere il prezzo target stabilito in fase di progetto… l’hanno ricoperta di diamanti. Sicuramente taglierà meglio l’aria.

Quelle evidenziate da hifi_disease sono dunque autentiche truffe costruite a tavolino? Sì e no. Alla fine per avere un prodotto HiEnd servono un contenitore, un blasone ed un prezzo alto. Che dentro un cd Goldmung ci sia un DVD Pioneer ai potenziali clienti tutto sommato non cambia nulla, non è il lettore all’interno quello che stanno pagando.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21129Messaggio antobit73
mer 7 feb 2024, 17:08

le truffe vanno denunciate alle autorità competenti.
io direi che si tratta di commercio:domanda/offerta.cè un target(facoltosi a cui del suono nel 90% dei casi non frega niente). che ad hoc un marketing(furbo..ma efficace!)acchiappa.
che poi sia,dal nostro punto di vista,scandaloso(specie all'udito) su questo siamo d'accordo.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21130Messaggio Gianfranco
mer 7 feb 2024, 17:19

Tutto giusto ma la maggior parte delle persone che comprano un apparecchio highend è convinta che sia anche qualitativamente e sonoramente al top. Poi che la maggior parte di loro non abbia gli strumenti per distinguere il buon suono da un pessimo suono chiude il cerchio.
Infine ci sono quelli che hanno l'impianto da millemila euro e una ventina di dischi... E di questi 20 dischi ne ascoltano 3... E di questi 3 ascoltano sempre e solo la stessa traccia perché è quella che usano i recensori che lo hanno indotto a prendersi l'impianto da millemila euro...
Iperbole? Forse ma, personalmente, ne conosco almeno uno che ha pochissimo software, mette su sempre i soliti tre o quattro brani e tiene l'impianto praticamente sempre spento.
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21133Messaggio cicciobomba
mer 7 feb 2024, 18:13

Sì è vero, chi spende tanto in tecnologia è convinto che il prezzo sia in qualche modo giustificato da una superiorità tecnologica... ma se da un lato non capisce nulla di tecnologia e dall'altro non ha gli strumenti per riconoscere un buon suono è un ragionamento puramente induttivo, una sorta di autoconvinzione fondata sull'esistenza di una rete di vendita e sulla reputazione del brand.

Avere l'impianto per ascoltare 3 brani è una parafilia, l'ho accennato qualche post fa. Grundig mi ha guarito.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21134Messaggio Gianfranco
mer 7 feb 2024, 20:53

Non dirlo a me che proprio oggi ho deciso di esplorare l'intera sterminata discografia di Frank Zappa... :D
Gianfranco

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21135Messaggio andyflyer
gio 8 feb 2024, 8:18

cicciobomba ha scritto:
mer 7 feb 2024, 18:13
Grundig mi ha guarito.
Idem per me, ma con la dovuta eccezione: quando si cambia qualcosa è inevitabile tornare a riferimenti ben conosciuti per trovare fase della spina, posizione diffusori etc... e scatta la sottile ironia familiare, come mio figlio che diceva: "Mamma, non sei contenta ? Papi ha messo di nuovo il disco di Grusin!" :lol: :lol: :lol:

Andrea

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21138Messaggio cicciobomba
ven 9 feb 2024, 18:46

Dopo qualche derapata, proseguo il mio racconto. Userò il termine HiFi, funzionale ed autodescrittivo, per riferirmi ad apparecchi che i poll.. ehm i facoltosi clienti oggi chiamerebbero HiEnd, poiché non mi interessa minimamente assecondare le deliranti e classiste definizioni che vanno per la maggiore e volte solo a sottolineare quanto tali apparecchi siano esclusivi.
Attenzione: non c’è il lieto fine.


Gli sbagli degli altri --- segue.
++++++++++++++++++++++++
Nel periodo d’oro dell’HiFi a Napoli bastava uscire dalla stazione centrale per trovare già due/tre negozi a portata di mano pieni di prodotti di fascia media (Piooner, Toshiba, Technics, Sony, Luxman, Philips), il massimo che mi potessi permettere allora. Quasi tutti i negozi avevano una saletta d’ascolto e ne ricordo in particolare uno in centro con decine di casse collegate ad un enorme commutatore dove potevi fare tutti gli abbinamenti che volevi. La gente entrava continuamente ad ascoltare e portava via. Tutti avevano o desideravano un impianto a casa. Le ESB andavano per la maggiore, poi le Chario o le inglesi (kef, rogers, B&w). Sonus Faber non esisteva ancora. Il “wall of speakers” che ti trovavi di fronte era d’impatto, mi diede una bella emozione che ancora ricordo. Andai una sola volta da ragazzetto anche in negozio importante, Elettrotecnica Meridionale, che invece viaggiava su Linn, Naim, TWTT, musical fidelity, Altec.. roba allora “esoterica” e che oggi sarebbe classificata HiEnd. Ero un pischello, discutevo di distorsione e non mi mandarono nemmeno a quel paese! Che carini. Ricordo che ero con mio padre e rimanemmo colpiti da quanto fossero sensibili le molle del Linn LP12 in esposizione, prima che un impiegato ci dicesse che non si poteva toccare e giocherellare con le molle (sic!). Poi già negli anni 90’ la maggior parte di questi negozi aveva chiuso o aveva deviato sull’Home Theather, mentre l’HiFi diventava sempre più costosa e di nicchia. La metamorfosi da mercato di massa a mercato di lusso credo sia durata una quindicina di anni.

Premetto che non entro in un negozio fisico da lustri (Grundig santo subito!), ma ho fatto una capatina in negozi online e credo che la scuffiata verso l’arredamento di lusso sia avvenuta già da parecchio: i temi portanti sono ricercatezza, esclusività, customizzazione, design, opulenza.
– Luxury: “Per chi vuole ascoltare molto bene la musica senza la complicazione dell'impianto Hi-Fi tradizionale e al contempo mettersi in casa un pezzo di arredamento”;
– Sartoria acustica: “offriamo soluzioni sartoriali per ogni esigenza.”
– HiFi Atelier: “nasce con l’obiettivo di unire l'alta fedeltà nella riproduzione musicale con la sempre maggiore volontà di creare spazi innovativi, ricercati e di design all’interno delle nostre abitazioni e ambienti di lavoro.”
Per non dire che questa è la descrizione dell’Ongaku presa pari pari dal sito Audionote: “It has been specifically engineered for sonic performance rather than technical specification”..
Nessuna presa in giro. Tutto scritto nero su bianco e bene in vista nei rispettivi siti, non si fa alcun mistero dell’approccio “ammobiliaristico” (*).

Nel precedente intervento ho parlato delle riviste e di “prove” (sarebbe meglio chiamarle dimostrazioni) di prodotti oltraggiosamente costosi. Se Atene piange, Sparta non ride: in vendita in uno di questi negozi possiamo trovare delle casse, tali Wilson Audio Sasha, al modico prezzo di 46000 euro. Poi un bel finale Convergent JL3 (boh! Forse apre le acque del mar rosso) solo 199.000 euro, ma niente paura, è mono, ce ne vogliono due più il pre, si può strappare un prezzaccio solo questo mese di mezzo milione! Affrettatevi. Il Gryphon Apex invece costa 104.000 euro, ma è stereo — un affarone!

Stiamo parlando di mezzo milione di euro solo per l’amplificazione. E il sistema completo?
Indipendentemente da se uno sia uno sceicco o un calciatore, è del tutto evidente che non è possibile una differenza di resa sonora tra due impianti che sia di diversi ordini di grandezza, ovvero che ricalchi la differenza di prezzo. E' del tutto evidente che la resa sonora è un pretesto e che il valore aggiunto di questi prodotti sta nel look, nel brand e nello status symbol, non certo nelle prestazioni, mai più indefinitamente verificabili che in questo ambito.

Giusto per non risultare naif…nessuno crede che esista una razionalità nel mercato del lusso. Le prime assunzioni che saltano nel momento in cui si discute del lusso sono che il valore sia proporzionale al prezzo e alla funzionalità dell’oggetto, sarebbe ipocrita sorprendersi. Una borsa griffata svolge la sua funzione di contenitore di oggetti come e pure peggio di una busta della spesa, ma deve costare decine di migliaia di volte di più, deve andare oltre il ragionevole. I costruttori sono ben addentro a queste logiche e le sfruttano con competenza.

A causa della disintermediazione di internet, del dilagare delle logiche del lusso e della tendenza a sfruttare la reputazione di un brand forte anche al di fuori dei settori dove tradizionalmente opera, si partoriscono mostri come la partnership che segue:
“Tidal Audio Bugatti Royale è infatti una linea di altoparlanti home audio premium completamente personalizzabile (esattamente come le vetture a marchio Bugatti) tramite una lunga serie di rivestimenti e finiture tra cui i clienti possono scegliere. I materiali disponibili sono la pelle, i metalli pregiati, l’alluminio brunito, l’acciaio Inox e tutta una serie di tessuti, oltre naturalmente all’immancabile fibra di carbonio.”
E’ come MV augusta che fa le biciclette o Ducati che firma i monopattini elettrici.
Chi compra le casse Bugatti-Tidal? Forse uno che ha una vettura Bugatti e vuole abbinarle le casse? Mah.

Questa è pesca grossa a strascico. I pesci siamo noi, o meglio quelli tra noi che hanno un conto in banca a 6 zeri e pochissimi neuroni, possibilmente messi male — i magnaschei (cit. Balasso).

Non tiro in ballo Max perché lui è un apostata, e nel mercato non è mai entrato, ma mi chiedo ad esempio, uno come Aloia, che giornalista e costruttore lo è stato, e che ha speso una vita dedicandosi alla ricerca della qualità, che doveva pensare di fronte a questa metamorfosi? Ho capito lentamente perché sparava a palle incatenate sul mercato e sul ciarpame commerciale in vendita a qualsiasi livello di prezzo. Ci sono arrivato dopo.

NOI crediamo ancora di occuparci di HiFi, ma l’HIFi nel frattempo è mutata, è diventata altro da sé, siamo semplicemente e banalmente superati, senza che sia stato necessario innovare nulla e senza alcun clamore. L’aspetto tecnico o le prestazioni misurabili strumentalmente o gli ascolti critici NON HANNO ALCUN RUOLO nell’acquisto, nella promozione e nella vendita degli apparecchi oggi chiamati “HiFi” (mmm.. HiEnd), che sono arredamento di lusso per na-babbi. Una non meglio precisata “qualità” viene usata come generica leva di vendita, ma quando si va nello specifico.. cos’è questa qualità? Quali numeri la supportano? I materiali di costruzione, l’imponenza? I Watt degli amplificatori e delle casse? Sono argomenti da adolescenti semi-alfabetizzati.

A proposito di adolescenti, ho fatto la mia piccolissima indagine per capire che aria tirasse.
Domanda secca a mio nipote sedicenne (al quale ho pure regalato un piccolo full grundig): “ma tu lo compreresti un impianto? Gli amici tuoi secondo te lo comprerebbero?”
Risposta: “bah, guarda, fai conto che la metà di loro non ha nemmeno mai visto un cd”.

Direi che questa risposta tranchant è una bella pietra tombale sull’intero settore. L’impianto è estinto come il motorino, sono feticci passati di un’epoca che non esiste più.
Aggiungo che i giovani non usano i canali tradizionali per informarsi. Per loro, un giornalista di settore vale quanto il pincopallo che scrive una recensione su amazon. Per loro il suono di un impianto si sente in cuffia da un video youtube. Per loro, un video TikToc o di un canale youtube è credibile.

Se per qualche motivo irragionevole e non prevedibile diventerà di moda l’alta risoluzione, come lo sono diventati gli LP (nel 2023 le stesse vendite del 1990 in Inghilterra), allora può essere che i nostri impianti troveranno ancora software e ancora una ragione di esistere. Altrimenti si esaspererà la tendenza a vendere oggetti di lusso ai pochi che hanno tanti soldi di cui non sanno cosa fare, e i termini “HiFi”, “HiEnd”, “UltraEnd”, “iperHiCa%%End” diventeranno suggestivi pretesti per spillare sempre più soldi con sempre meno sforzo, in totale divergenza con la qualità d’ascolto.

This is the end, beautiful friend.
(Non ci crederete vero? farò un post scriptum :D )

PS
Noto che quasi tutti questi ampli di prezzo stellare sono valvolari. Secondo me sono più vendibili perché molto più belli dei transistor e perché raccontano sottotraccia l’affascinante balla del vecchio che sconfigge il nuovo, della tecnologia imbattibile “perduta” tra le maglie del freddo e cinico progresso. In realtà depone molto male insistere su di una tecnologia così vecchia e secondo me con le valvole è ineludibile una certa colorazione, fosse pure solo per le differenze tra una valvola e l’altra. Per dirla con Aloia, questi ampli spesso "cantano" invece di suonare.

(*) Faccio salvo Mino Di Prinzio che non ho mai conosciuto, ma di cui ho visto varie interviste e mi sembra che abbia una passione contagiosa e autentica, e che non venda ancora solo arredamento ma cerchi di soddisfare realmente il cliente. Sicuramente ci sarà qualche altro così, ma la tendenza generale è segnata.

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M.Ambrosini
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21139Messaggio M.Ambrosini
sab 10 feb 2024, 11:32

Non entro nello specifico (per ovvie ragioni) ma i nomi che hai tirato in ballo si sono decisamente adeguati, gioco forza, all’andazzo odierno pur di non affogare. C’è addirittura chi si è inventato la “distorsione naturale” pur di tracciare un quadro che portasse credibilità alla sua filosofia.
Oggi si vende in rete.
Si forma in rete il “convincimento” dopo aver letto fiumi di parole (e/o ottimi video talvolta con rappresentazioni cad 3d) che costruiscono l’intelaiatura del condizionamento/costruzione di credibilità...e la persona che ne subisce l’imprinting è pronto (senza avere ancora ascoltato NULLA) a duellare a spada tratta sui vari social a favore dei vantaggi e della serietà che il tal costruttore/marchio ha.

L’aspetto su cui si fonda tale facile condizionamento è la propensione sempre maggiore nell’epoca odierna ad essere “ricettivi” in quanto non ci si autoritiene adeguati a stabilire con le proprie capacità di giudizio se qualcosa è migliore o peggiore dal punto di vista sonoro. La percezione di tale propria incapacità di giudizio è un aspetto che ha fondamentale rilevanza...come ha recentemente espresso un iscritto sul gruppo fb di Mario:

un sistema ad alta fedeltà di riproduzione deve appunto riprodurre senza metterci nulla di suo ...
Solo che se non siete presenti durante la registrazione, ovviamente di un concerto acustico ed in buona posizione mi chiedo come possiate giudicare la riproduzione ...


Questa è la domanda che TUTTI si fanno e su cui TUTTI nutrono dubbi...la mia risposta è stata questa:
“in questo modo: https://hifiaudio.altervista.org/lascolto/

Una risposta che è stata apprezzata dal suddetto iscritto che si è curato di leggerla ma....in quanti hanno tali dubbi e non si curano affatto di leggere questa spiegazione pur NON avendone altre ma pensando ERRONEAMENTE che tale dubbi siano irrisolvibili??

Un metodo chiaro di ascolto...questo credo sia una delle cose più importanti e istintivamente condivisibili che si imparano ai meeting (soprattutto a quelli tenuti in quel di Ravenna) e che è FONDAMENTALE per sradicarsi dai condizionamenti acquisendo sicurezza nei propri mezzi

Una seconda cosa curiosa a mio avviso è che negli anni 70 si partiva da una dimensione artigianale (in qualche garage...) per approdare ad una dimensione industriale o semi industriale...oggi invece l’ultima spiaggia è vedere industrie che per la loro produzione di “fascia alta” hanno un approccio totalmente artigianale in cui UNA persona si occupa della costruzione dalla A alla Z di ogni esemplare prodotto e ne mette al fine la firma dopo il controllo qualità.
Se negli anni 70 entravate in un negozio e chiedavate una B&W DM6 o una Kef105 con finiture diverse da quelle di serie (a parte il fatto che non ho mai conosciuto all’epoca nessuno che avesse tale esigenza...come cambiano i tempi eh...) il rivenditore (in primis) si sarebbe fatto una crassa risata alle vostre spalle...era semplicemente fantascienza...oggi no, oggi se volete una Kef Blade color vinaccia ve la fanno...basta pagare un supplemento.
Questo è il tour all’interno della “fabbrica” Kef di dimensione assolutamente artigianale in cui si costruiscono le Blade (aiutatevi col traduttore simultaneo di youtube): https://www.youtube.com/watch?v=lcC3Zvc ... cBd3Q&t=2s
Massimo

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BUZZ78
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21141Messaggio BUZZ78
sab 10 feb 2024, 14:05

One fact funny with the « high fidelity «  concept is that when you hear the high end systems of different brands….the difference becames even more important… so where is the notion of High Fidelity ?

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21142Messaggio cicciobomba
dom 11 feb 2024, 10:58

M.Ambrosini ha scritto:
sab 10 feb 2024, 11:32
Questa è la domanda che TUTTI si fanno e su cui TUTTI nutrono dubbi...la mia risposta è stata questa:
“in questo modo: https://hifiaudio.altervista.org/lascolto/
Sono pienamente d'accordo con la tua analisi, mi sento solo di rimarcare che anche con la musica moderna e gli strumenti amplificati è possibile fare il confronto col vero, basta andare in una sala prove o seguire concerti piccoli dove viene amplificata solo la voce. Gli ampli per chitarra o per basso sono parte integrante dello strumento, i valvolari per chitarra/basso sono coloratissimi e devono esserlo (tra l'altro vengono fatti saturare apposta), la batteria in contesti piccoli non ha bisogno di amplificazione. Dopo un po' si imparano a riconoscere anche i singoli pedali effetto.

Il discorso della produzione artigianale di lusso esiste in molti settori: per fare un esempio ci sono le chitarre fender "masterbuilt", costruite una per una e firmate, che costano dalle 10 alle 20 volte quanto la stessa chitarra prodotta in serie. Avendo soldi a iosa si può chiedere alla Fender di costruire una chitarra su proprie specifiche.
Del video video sulla fabbrica KEF invece mi ha colpito l'assistenza.. diecimila euro e il tecnico viene da te in qualsiasi parte del mondo a risolverti i problema o a farti l'upgrade. So che Lamborghini ha una politica simile da molti anni. Quel tipo di clientela ha quel tipo di aspettative.

@BUZZ78
Actually not knowing what the truth is, the idea of High-Fidelity is flawed. As Massimo suggests, the only way to properly evaluate the fidelity of a system is by comparisons: first you must have a precise idea of the true sound of the instruments, listening a lot of live music without artificial amplification (PA), then you have to carefully listen different components with the same record, choosing the one that gives the richest reproduction, i.e. with more information. I would say that the main difference between a CCI system and a conventional one is the depth of the soundstage, the third dimension.

hifi_disease
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21153Messaggio hifi_disease
lun 12 feb 2024, 13:28

Ragazzi, non me ne vogliate, ma... siete VECCHI! Siete VECCHI, caxxo, e come tutti i vecchi invecchiati male siete arrabbiati col mondo, soprattutto con i giovani...
Ma permettetemi una metariflessione: siamo su un caxxo di forum, stiamo usando la rete -il luogo di ogni nefandezza contemporanea- e stiamo discutendo della morte dell'aifai, della ns amata Big G, proprio mentre ascoltiamo alla grandissima un suono che non avremmo mai ritenuto possibile, a costi che non avremmo mai ritenuto possibili.
Nello stesso momento, stiamo qui a strapparci le vesti, a lamentarci, a inveire contro il mondo che non ci capisce, mentre -in termini audio, s'intende- pasteggiamo a caviale e champagne. E tutto questo, ça va sans dire, grazie alla rete e a Max.
Ai tempi della ns. beata gioventù non avremmo saputo una maxxa di big G e avremmo continuato tutta la vita a svenarci per marchi che, diciamola, hanno da sempre -non da oggi, da sempre!- avuto una connotazione esclusiva -affluente, come si dice con cattiva traduzione. O forse 30 anni fa i Krell, i ML e quant'altro erano per poveracci? La memoria fa brutti scherzi -e leggetevi l'opera geniale di Svetlana Boym "The Future of Nostalgia", purtroppo non tradotta in italiano.
Allora dov'è la differenza? Che si è andati più in là? Ma questo è dovuto alle modifiche nella struttura del reddito, che ha creato i super-ricchi e di conseguenza nuovi beni per soddisfarne le capacità di spesa. Ma questo è successo DAPPERTUTTO, in ogni settore, andatevi a vedere i whisky da 50000 euro...

e stiamo qui a tormentarci perchè Big G non ha avuto successo? Ragazzi, ne ha avuto così poco che ha inondato l'Europa di macchine, al punto che ne troviamo ancora... ha venduto più di tutti i marchi aidend di questo mondo messi insieme... è fallita? Pazienza, le cose nel mercato funzionano così, anche un marchio come Infinity -che aveva tutti i crismi possibili e immaginabili- ha fatto una brutta fine. That's life. Non dobbiamo accanirci a trovare chissà quali ragioni.
E poi, sicuro che MAx sbagli strategia? Sicuro che se avesse oliato le riviste avrebbe costruito sto grande brand? Andiamo a rivedere le annate di AR, Suono, FdS... in quanti ci hanno provato? E che fine hanno fatto? Noi soffriamo di selection bias,cioè vediamo solo chi ha avuto successo... chi si è perso per strada ce lo scordiamo...

E chiudo co una considerazione sull'aifai: signori, l'aifai gode di ottima salute. Non sarà mai più quello che era negli anni 50-70 del secolo scorso, perchè allora era l'equivalente dei telefonini di adesso, ma ormai la rete -sempre lei- apre un mercato MONDIALE, e su 7 miliardi di persone qualche milione che vorrà ascoltare musica come si deve ci sarà sempre. Così come ci sarà qualcuno capace di dargliela. In questo la moda degli LP sta avvicinando milioni di ragazzi all'audio, e anche i vituperati telefonini hanno permesso di ascoltare musica liquida sempre e dovunque, con una qualità che mai avremmo immaginato.
Il thread su KEF mi ha molto consolato da questo punto di vista. Una vecchia bandiera del british sound continua a studiare.

lunga vita all'aifai, lunga vita a MAx.



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M.Ambrosini
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21158Messaggio M.Ambrosini
mar 13 feb 2024, 6:52

hifi_disease ha scritto:
lun 12 feb 2024, 13:28
Allora dov'è la differenza? Che si è andati più in là? Ma questo è dovuto alle modifiche nella struttura del reddito, che ha creato i super-ricchi e di conseguenza nuovi beni per soddisfarne le capacità di spesa. Ma questo è successo DAPPERTUTTO, in ogni settore, andatevi a vedere i whisky da 50000 euro...
Esattamente...è proprio l'esigenza di "soddisfare la capacità di spesa" che determina la nascita di prodotti che già costerebbero troppo ad 1/10 del prezzo se fossero commisurati con la loro effettiva qualità...ma questo è appunto irrilevante. Questa è la cosa triste, ma nessuno "si tormenta" Giuseppe, ci mancherebbe...semmai ci si rassegna serenamente a quello che è un dato di fatto che non può cambiare al pari di come si accetteno tutte le cose della vita sulle quali non abbiamo potere di cambiamento. Altra cosa triste è quella che chiunque faccia ricerca autentica sulle ragioni del suono e si trova soluzioni che sono in aperto contrasto con quelle che "si vendono" per la maggiore si ritrova automaticamente al bando...non ha nessuna credibilità apparente chi propone cavetti gbc o cavi 220V a 8 al posto dei bei cavi pitonati di moda oggi. In assenza di una misura che ristabilisca il giusto ordine delle cose a vincere sono i prodotti dall'apparenza più imperiosa e non certo quelli dimessi...il mercato attuale è un cazzotto in un occhio alla ricerca audio.
E chiudo co una considerazione sull'aifai: signori, l'aifai gode di ottima salute. Non sarà mai più quello che era negli anni 50-70 del secolo scorso, perchè allora era l'equivalente dei telefonini di adesso, ma ormai la rete -sempre lei- apre un mercato MONDIALE, e su 7 miliardi di persone qualche milione che vorrà ascoltare musica come si deve ci sarà sempre. Così come ci sarà qualcuno capace di dargliela. In questo la moda degli LP sta avvicinando milioni di ragazzi all'audio, e anche i vituperati telefonini hanno permesso di ascoltare musica liquida sempre e dovunque, con una qualità che mai avremmo immaginato.
Due giorni fa ero a Pordenone e, proprio sotto casa della persona da cui mi sono recato, mi sono trovato un bel negozio di dischi...in vetrina un certo numero di giradischi di prezzo abbordabile a tutti...tutti amplificati...sul più caro (che non arrivava a 250 euro) era riportato: " giradischi amplificato di alta qualità".
Stanno tornando di moda i compatti ma con qualità cinese in cui la cura è solo estetica e questo per avvicinare il giovane al fascino dell'LP....poi basta scriverlo che è di "alta qualità"...
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21160Messaggio cicciobomba
mar 13 feb 2024, 13:33

Be’... diciamo pure che nella nutrita lista dei colpevoli del naufragio di big G, non mi pare di aver menzionato la rete per sé. Evviva la libera circolazione delle informazioni — alla fine ci ha resi soci del più esclusivo club del mondo, quello di chi con pochi spiccioli si può permettere un suono eccellente, oltre ogni aspettativa. Per noialtri il sito di Max è stato una mano santa. Il problema semmai è il sovraccarico di informazioni con la conseguente crisi di autorevolezza delle fonti: si crede in chi appare più credibile e si scambia il verosimile col vero. Serve riallacciarsi alla realtà di tanto in tanto.

Se cercate “ricetta della cocacola” escono migliaia di pagine in italiano, centinaia delle quali sostengono di avere la “vera” ricetta della cocacola. Peccato che siano tutte false.
Basta cercare “Grundig Ambrosini Cesso” oppure mettere al posto di “Cesso” qualsiasi altro insulto, per avere grandi soddisfazioni.

Tra le prime discussioni, oltre a vari post di insulti âgé, c’è la pagina dove è spiegato per filo e per segno cos’è CCI, da un suo presunto riscopritore/demistificatore, che naturalmente non ha idea di cosa sia, non essendo lui Max.

Segnalo tra le perle giusto un paio di post:
“Ambrosini è una persona che parla di cose che non spiega, e che sul proprio sito scrive una marea di cazzate”

“ Infatti l'amplificatore V1700 (è un sanyo...) è un cesso fatto e finito ed un accozzaglia di errori tale che non la avrebbe fatta uno studente al terzo anno. Dai diodi raddrizzatori da carichino del cellulare ai condensatori dimensionati per una radiolina ai transistor finali che cedono dopo un quarto d'ora.”

Il V1700 è un’inno all’intelligenza umana. Questo “cesso fatto e finito” suona meglio di amplificatori che costano mille volte di più, ma non per iperbole, bensì letteralmente tre ordini di grandezza di più. Il v1700 è la disarmante dimostrazione della irrilevanza dei materiali di costruzione e della inadeguatezza teorica dei progettisti audio canonici, oltre ad essere una prova inoppugnabile della supponenza e della chiusura mentale di chi lo denigra.
La sua superiorità è talmente schiacciante da risultare a ben ragione offensiva.

Ogni volta che apro una di queste pagine resto esterrefatto dal livello di invidia, accidia e incompetenza di chi scrive. Iddio ce ne scampi.

Sono vecchio? Eh.. mi piacerebbe poter rispondere di no. Vecchiettino dai, non vecchissimo.
Ho diritto di lamentarmene? Eccapperi!

Domanda retorica: non è che in conseguenza di questa diluizione della verità finisce che la possibilità che abbiamo avuto noi non ce l’abbia più nessuno?

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M.Ambrosini
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21162Messaggio M.Ambrosini
mar 13 feb 2024, 16:30

cicciobomba ha scritto:
mar 13 feb 2024, 13:33

Domanda retorica: non è che in conseguenza di questa diluizione della verità finisce che la possibilità che abbiamo avuto noi non ce l’abbia più nessuno?
Puoi spiegarti meglio ?
Massimo

cicciobomba
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21163Messaggio cicciobomba
mar 13 feb 2024, 18:27

Intendo dire che in questo mare di informazioni e di fuffa ciò che è vero non si distingue più da ciò che sembra vero. Quindi noialtri ce la siamo cavata, sfruttando la nostra residua connessione con la realtà e abbiamo trovato una via economica all'ascolto di qualità, ne abbiamo avuto la possibilità. Ma la Grundig non esiste più da 40 anni, siti e prodotti scadenti (e sempre più costosi) spuntano come funghi, con tutta la m@rda che ancora è possibile reperire online su Max e sul CCI e con la sempre minore disposizione a/capacità di giudicare con le proprie orecchie ... sicuri che il CCI non vada perduto? E se accadesse non sarebbe terribile (in termini relativi) per "i ggiovani"?

Non sto augurando niente di male a Max eh! Dire "that's life" dà l'idea che non si possa far nulla e non ci voglio credere. Penso che analizzare le cause sia utile.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21164Messaggio Filippo
mar 13 feb 2024, 19:40

cicciobomba ha scritto:
mar 13 feb 2024, 13:33
Il v1700 è la disarmante dimostrazione della irrilevanza dei materiali di costruzione e della inadeguatezza teorica dei progettisti audio canonici, oltre ad essere una prova inoppugnabile della supponenza e della chiusura mentale di chi lo denigra.
La sua superiorità è talmente schiacciante da risultare a ben ragione offensiva.


Domanda retorica: non è che in conseguenza di questa diluizione della verità finisce che la possibilità che abbiamo avuto noi non ce l’abbia più nessuno?
In realtà secondo me è una dimostrazione che i materiali sono importanti, (nn solo i materiali, valgono secondo me anche altri parametri tipo le proporzioni etc etc), ma che l'importanza dei materiali va considerata in un'altra luce rispetto a quella classica.
Cioè il materiale è sempre importante, ma per altri motivi..... Che nn sono assolutamente legati al costo😅

In rete, rispetto a quando molti di voi hanno iniziato (ricordo quando avete iniziato tu e Giuseppe, io mi sono mosso in autonomia moolto dopo, si può dire di recente) le informazioni sono aumentate a dismisura e il rischio di restare frastornati c'è....
Sta alla curiosità e all'intelligenza del singolo capire....
Certo diventa sempre più difficile anche perché sti apparecchi non sono eterni.

Ps: il cci mi ha "acchiappato" 😅 perché è ragionato, c'è un pensiero logico dietro 🙂, un filo conduttore, e puoi anche aver capito ma occorre un "tratto artistico" d'autore per ottenere un grande risultato.
Gli LT nn sono semplici apparecchi hifi, sono opere d'arte..... come uno stradivari.

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21165Messaggio nerone
mar 13 feb 2024, 21:22

M.Ambrosini ha scritto:
mar 13 feb 2024, 6:52

Due giorni fa ero a Pordenone e, proprio sotto casa della persona da cui mi sono recato, mi sono trovato un bel negozio di dischi...in vetrina un certo numero di giradischi di prezzo abbordabile a tutti...tutti amplificati...sul più caro (che non arrivava a 250 euro) era riportato: " giradischi amplificato di alta qualità".
Stanno tornando di moda i compatti ma con qualità cinese in cui la cura è solo estetica e questo per avvicinare il giovane al fascino dell'LP....poi basta scriverlo che è di "alta qualità"...
Da quando va di moda il vinile vedo più persone , giovani e vecchi sprovveduti che acquistano quelle robe e rovistano nei vinili usati pensando di aver fatto ottimi acquisti.
Il negozio è quello sotto casa mia, infatti ho avuto il piacere di ospitare Massimo per ascoltare le sue straordinarie elettroniche LT, non ce n'era una che suonasse male 😄

Allego alcune foto, se sono OT vi prego di rimuoverle
https://i.postimg.cc/90dPCFt1/IMG20240211162450.jpg
https://i.postimg.cc/XJymKd4J/IMG20240211115536.jpg
https://i.postimg.cc/3NkMcVXK/IMG20240211195206.jpg

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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21166Messaggio M.Ambrosini
mer 14 feb 2024, 7:36

cicciobomba ha scritto:
mar 13 feb 2024, 18:27
... sicuri che il CCI non vada perduto? E se accadesse non sarebbe terribile (in termini relativi) per "i ggiovani"?
In mancanza di un rilievo strumentale che ne comprovi l'efficacia è matematico che il CCI vada perduto (per la seconda volta). Nessun problema per l'uomo moderno abituato a scegliere le verità scelte da altri.
L'esoterico continuerà ad esperire il raggiungimento di somme sempre più alte e i vari guru esoterici faranno sempre più soldi sulle spalle di ricchi "appassionati"...mentre i giovani continueranno ad ascoltare in cuffia con gli mp3 o (al limite con giradischi amplificati) felici di questo e con ben altri e più gravosi problemi da risolvere dinanzi a loro ....si è comunque felici se non si ha esperienza di ciò che si è perso per strada. Il cci sarà ricordato come una bufala e vivranno tutti felici e contenti.
Come esseri umani abbiamo una grande capacità di rimuovere dalla nostra mente ciò che ci infastidisce. Non importa la verifica del vero...ciò che importa è che non ci causi fastidio.
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Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21167Messaggio Gianfranco
mer 14 feb 2024, 8:02

Io mi auguro che tu abbia già pensato a come perpetuare la tua eredità di conoscenze. È molto triste se andasse persa. Ti esorto a trovare il modo!

Sul vinile...
Se vuoi ascoltare un vinile non c'è alternativa all'usato d'annata. Quelli freschi di stampa sono orripilanti e assolutamente inutili. Provengono tutti dagli stessi master digitali utilizzati per fare i CD. Tanto vale ascoltare il CD.
Purtroppo questa pratica è iniziata prima di quanto si possa pensare...
Un esempio: Black Moon degli Emerson, Lake & Palmer. Vinile e CD sono indistinguibili perché provenienti dallo stesso master digitale. Il vinile aggiunge solo click, pop e distorsione... Meglio tenersi il CD.
Diverso è il discorso per le prime stampe degli anni 70... In alcuni casi inarrivabili dalle moderne tecnologie, vuoi perché i master analogici nel frattempo si sono deteriorati e vuoi per le fantasiose manipolazioni di tecnici del suono creativi... Un esempio su tutti: Tales of Mistery and Imagination di Alan Parson. Quello che è stato fatto a questo disco nella riedizione in CD è ignobile.
Gianfranco

cicciobomba
Messaggi: 84
Iscritto il: mar 28 apr 2020, 13:54

Re: Le fallacie dell'HiFi

Messaggio: # 21173Messaggio cicciobomba
mer 14 feb 2024, 19:28

@ Filippo
Dovevo chiarire meglio, non intendevo che per il v1700 o i vari Grundig i materiali non siano importanti o che la costruzione sia poco curata, ma che i materiali PREGIATI non lo sono, almeno quelli considerati tali normalmente al di fuori del mondo CCI.
Converrai che solo a guardarlo il v1700 a confronto con un Krell o un Accuphase, fa un po' ribrezzo, pare 'na 500 scassata contro una Bentley!
Se sei abituato ai finali di 50 kg ci vuole coraggio anche solo per ammettere che sia classificabile HiFi.

@ Max
Non sono disfattista al 100%. Un modo per diffondere il verbo lo troveremo, fosse pure fare un video di confronto su youtube.. se non lo fai tu prima o poi lo faccio io :D

@ nerone
niente OT, vai tranquillo che Max è sempre IT :lol:

@Gianfranco
Io vinili "freschi" non ne ho.. di recente però ne ho scambiato un paio della fonè contro un cavo: sono rigorosamente da master analogico. La produzione audiophile resiste, ma costa un occhio.
Mio nipote per parte sua il vinile se l'è fatto stampare su ordinazione e... prima che lo avvertissi ha mandato i file per la stampa su vinile in formato mp3.. eh so' ragazzi.

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