Differenti punti di vista

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myfisite
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Differenti punti di vista

Messaggio: # 8128Messaggio myfisite
dom 23 giu 2019, 11:45

Alcune recenti discussioni hanno riportato in primo piano il dibattito se l'alta fedeltà sia in qualche modo un fenomeno preminentemente soggettivo, dove quindi l'ultima parola l'abbia l'orecchio dell'ascoltatore, oppure oggettivo ed oggettivabile attraverso misurazioni, analisi tecniche, modelli teorici. Da un certo punto di vista è chiaro quanto sia estremamente individuale la connotazione strutturale del nostro organo di ascolto: padiglioni acustici, orecchio medio, interno e cervello sono unici e peculiari per ciascuno di noi: non esistono due persone che li abbiano perfettamente uguali. Durante un famoso esperimento della fine degli anni '70, alcuni ascoltatori vennero sottoposti a test in cuffia effettuati con registrazioni binaurali "personalizzate" con i calchi dei loro padiglioni auricolari. Scambiando le registrazioni tra i partecipanti, si rilevò un fenomeno strano: alcuni padiglioni acustici erano maggiormente performanti rispetto ad altri e diverse persone ottennero un punteggio migliore con l'impronta timbrica del padiglione acustico di altri. Si è scoperto che persino la cultura di una civiltà interviene sulle modalità di ascolto e che, curiosamente, quando ascoltano musica occidentale oppure quella orientale, nei giapponesi si attivano ora l'uno, ora l'altro emisfero del cervello. Un altro studio ha mostrato che la tonalità mediana e il tipo di accento della lingua natale influiscono sulla percezione di variazioni sonore e timbriche durante l'ascolto di musica riprodotta tra persone di origini diverse. L'ultimo anedotto curioso citato in letteratura (questi studi menzionati sono ripresi brevemente da Newell e Holland, Loudspeakers, 2007) riguarda l'installazione e il settaggio di un sistema di monitor in uno studio di registrazione avvenuto a Londra negli anni '80. Due ingegneri del suono di grande esperienza litigarono a lungo sulla regolazione da effettuare durante la registrazione di una sessione di clavicembalo. Mettendo a confronto direttamente il suono dal vivo con quello emesso dai monitor non riuscirono a trovare un accordo sul tipo di equalizzazione adatto ad ottenere la riproduzione più fedele (la differenza di regolazione tra i due era di ben 3dB a 6KHz). Eppure la sensibilità dell'orecchio alle alte frequenze risultò la medesima per entrambi. Con questi esempi vogliamo forse dire che alla fine è l'orecchio che la fa da padrone e che quindi un ascolto fedele sia possibile al di là di quello che possono essere i riscontri oggettivi? Direi che escludere o limitare la componente scientifica della riproduzione acustica sarebbe una visione parziale del fenomeno. La conoscenza si evolve a poco a poco, a volte fa balzi in avanti (qualche volta purtroppo all'indietro) ed è nostro compito contribuire: "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". Occorre, a mio parere, anche in questo caso cercare di costituire una scala di priorità oggettivabili perché talvolta mi viene da sorridere quando sento tecnici e/o appassionati contendere su quale sia lo stadio migliore di un'amplificazione (con differenze di distorsione nell'ordine di pochi punti percentuali) quando poi ascoltano con un sistema di diffusori che ha distorsioni di un ordine di grandezza superiori: "togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Sarà banale ma ritengo sempre utile ripetere che il componente determinante di un impianto ad alta fedeltà è l'ambiente d'ascolto che modella in modo unico la risposta in frequenza intesa come rapporto tra suono diretto e riflesso. E, seppure con varie difficoltà di ordine tecnico, questa è una componente misurabile e in qualche modo oggettivabile. Poi, in ordine di importanza, vengono molti altri fattori ognuno di essi determinabile in vario modo ma sicuramente alcuni più udibili, altri meno, altri forse ininfluenti all'ascolto. Infine, se la riproduzione acustica è una scienza che deve avanzare e migliorare continuamente, allora ritengo che il contributo offerto dal CCI debba essere seriamente considerato.

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