Ritorni

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myfisite
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Ritorni

Messaggio: # 5136Messaggio myfisite
mer 12 dic 2018, 9:24

Del ritorno del vinile se ne è già parlato a lungo: da supporto in via di estinzione a fenomeno di nicchia fino a una consacrazione come il "vero" modo di ascoltare la musica. Significativo che anche nel mio paesino di provincia sia rispuntato un negozio che vende dischi. Da una parte potrebbe essere un segnale incoraggiante ma i prezzi indicano chiaramente che si punta a un settore di mercato ben definito. Ora leggo pure che si sta riprendendo la produzione di cassette audio analogiche vergini perché il mercato ne fa richiesta (vedi link qui di seguito). Interessante trovare nell'intervista questa frase dove l'accento si posa sui "valori percepiti" come quelli che alla fine determinino l'esperienza di utilizzo: "Digital's advantages initially killed the analog alternative. But value perceptions have shifted, and we've become better able to accurately judge the merits and shortcomings of digital, discovering in many cases that analog simply provides a better experience. That's why the return of analog matters."

https://www.audioxpress.com/article/the ... a-comeback

Non si può fare a meno di notare che questo è un sintomo sottile della confusione che regna nel settore dell'alta fedeltà dove serpeggia una insoddisfazione latente. Sarà noioso ripeterlo ma è evidente che il marketing basato sul tecnicismo non fa più presa. Il digitale ha fatto nel corso degli anni tutta la tabellina dei bit e dei KHz senza contare dither, jitter, resampling, bitmapping, DSD, SACD e via a non finire. Siamo ancora qui come se si fossero incontrate due accademie dei secoli passati: suona meglio questo o quello? vinile o CD? master analogico o digitale? microfoni d'epoca o moderni? Questo gran dibattere sui "mezzi" della riproduzione mi fa credere che spesso si perda di vista il "fine". Mi pare di capire che questo fenomeno implichi una progressiva decadenza culturale. Se andarono sulla luna con 2 Kwords di memoria RAM e una trentina di Kwords di memoria ROM è perché conoscevano perfettamente i mezzi a disposizione e li sapevano impiegare correttamente. La sensazione è che oggi nell'alta fedeltà, ci sia una grande quantità di mezzi e capacità di analisi ma si sia ridotta, rispetto al passato, la capacità culturale di saperli sfruttare al servizio della musica. Per questo motivo, la tecnica (sarebbe meglio dire "il tecnicismo") insiste su percorsi sterili: prima era la distorsione (1%, 0.1%, 0.01%, 0.001%) poi i bit (14, 16, 18, 20, 24, 32). Non molto diverso né meno a-scientifico è il fenomeno opposto che potremmo chiamare di "reazione": analogico, valvole, monofonico, monovia, trombe, cavi. Intendiamoci, non c'è nulla di male in questi aspetti sia "tecnicisti" sia "reazionari" ma la loro stessa esistenza quasi contrapposta indica quella carenza di una visione profonda del fenomeno della riproduzione di cui parlavo prima. Basti pensare allo scarso approfondimento che viene in genere dedicato ai complessi fenomeni acustici che avvengono nei nostri ambienti d'ascolto e che sono determinanti molto più dei decimali di distorsione o dei bit di risoluzione. Ma oggi che non va più di moda la "moltiplicazione" del numero tecnico ci si affida a un generico "primato della percezione" ove però la percezione è intesa in senso post-moderno quindi senza più riferimenti a verità o realtà da conoscere. Cosa ci rimane? Noi siamo qui a continuare a credere che il fenomeno della riproduzione audio sia riconducibile a fenomeni identificabili in senso scientifico (non meramente tecnicistico) dove anche la percezione del singolo sia riferibile ad aspetti anch'essi oggettivabili e correlati. Già da anni ci stiamo muovendo su questa linea e il fatto che molti di voi abbiano potuto sperimentare di persona i risultati di questo lungo lavoro è per noi il miglior regalo di Natale. Buone feste a tutti.
Marco A.

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