Amplificazioni in corrente o in tensione ?

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M.Ambrosini
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Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 1896Messaggio M.Ambrosini
ven 11 mag 2018, 19:02

La voglia di scrivere questo post mi è venuta dopo aver sentito una persona che ostentava, in un negozio, i vantaggi dell’amplificazione in corrente “perché con quel sistema si ha più corrente sulle casse” !
Dopo aver sentito una freddura di questo genere penso che non sia superfluo scrivere qualche riga in merito nella piena consapevolezza che comunque non verrà letta da coloro che ne avrebbero maggior bisogno (come la persona suddetta).

Un amplificatore, come dice il termine (Lapalisse docet), amplifica un segnale che viene a presentarsi al suo ingresso per adattarlo all’efficienza e all’impedenza di un generico “carico” che nel nostro caso è rappresentato da un sistema di altoparlanti. Tale impedenza è genericamente standardizzata in un range dai 4 agli 8 Ohm nominali.
In funzione della grandezza presa a riferimento in ingresso ed in uscita possiamo avere amplificazioni in tensione-tensione, corrente-tensione (transresistenza), tensione-corrente (transconduttanza), corrente-corrente.
Giusto per essere chiari fin da subito: il 99,9% degli amplificatori in commercio sono in tensione-tensione ovvero prendono a riferimento una tensione in ingresso e forniscono tale tensione all’uscita amplificata del coefficiente di amplificazione proprio e con un adeguato (al carico impiegato) dimensionamento per quanto riguarda l’erogazione in corrente.
Quando si parla di amplificazione in corrente si citano in genere ampli a transconduttanza ovvero con amplificazione in-out tensione-corrente.
Per cercare di rendere comprensibile la differenza tra amplificatore in tensione e amplificatore in corrente anche a chi ha cognizioni tecniche minime facciamo un esempio. Supponiamo di avere i nostri due amplificatori, uno in corrente e uno in tensione, che supporremo per semplicità ideali. In un caso quindi uno si comporterà come un generatore di corrente costante e l’altro come un generatore di tensione costante. In entrambi i casi il termine "costante" si intende associato al proprio coefficiente di amplificazione (tensione-corrente in un caso, tensione-tensione nell’altro) del nostro amplificatore che appunto se supposto ideale non deve cambiare, nonché al segnale di ingresso che supporremo di ampiezza costante in funzione della frequenza.
Un amplificatore che mantiene costante la sua erogazione in corrente al variare dell’ìimpedenza del carico collegato determinerà una variazione di tensione ai capi del carico medesimo (semplice applicazione della legge di Ohm) che sarà direttamente proporzionale al suo valore di impedenza. Ciò significa che un amplificatore in corrente ideale (che quindi ha impedenza di uscita infinita) determina una risposta in frequenza che copia esattamente l’andamento del modulo dell’impedenza di carico.
Per contro un amplificatore che mantiene costante il suo coefficiente di amplificazione in tensione mantiene costante il voltaggio ai capi del carico e varia l’erogazione di corrente al variare dell’impedenza di quest’ultimo. Ne deriva una risposta in frequenza totalmente piatta e totalmente indipendente dall’impedenza del carico. Ricordo che stiamo parlando di casi ideali sia nell’uno che nell’altro caso.
Non c’entra nulla quindi il dimensionamento sull’erogazione in corrente (da cui deriva l’interpretazione “da bar dello sport” di cui sopra) che è cosa totalmente indipendente dal sistema scelto.

Va da se che se non si vuole creare un “generatore di colorazioni” non sarà possibile utilizzare un amplificatore in corrente se non cercando di compensarne la risposta in frequenza con un equalizzazione ad hoc studiata per compensare la curva di impedenza dello specifico sistema di altoparlanti adottato.
Ma la domanda che sorge spontanea è: fino a che punto vale la pena complicarsi la vita? A che pro? Quali sono i vantaggi di tale sistema?
Fondamentalmente due e a condizione determinante che l’amplificatore “veda” direttamente l’altoparlante, quindi con l’utilizzo esclusivo su sistemi attivi dotati di crossover elettronico:
1) Il pilotaggio in corrente tende a compensare le distorsioni da non linearità di movimento dell’equipaggio mobile. Ciò si evidenza con un miglioramento del tasso di distorsione a fronte del pilotaggio di woofer nella zona superiore alla risonanza. Quasi irrisoria o addirittura controproducente è invece la differenza pilotando midrange o tweeter .
2) La compensazione delle cosiddette distorsioni termiche: a fronte di pilotaggio con potenze elevate la bobina mobile di un altoparlante varia, scaldandosi, la propria resistenza (in aumento) e quindi si riduce il rendimento dell’altoparlante. Ciò con il pilotaggio in corrente non capita essendo la corrente circolante la medesima.

Se quindi abbiamo condizioni di lavoro che comportano anche il pilotaggio con potenze elevate questi due fattori possono avere la loro influenza.

I contro?
1) Totale assenza di smorzamento dell’equipaggio mobile dell’altoparlante da parte dell’amplificatore: la membrana del woofer finito il transitorio di pilotaggio continua a muoversi in principal modo nella zona della sua risonanza. Nessun aiuto da parte dell’amplificazione arriva in tal senso, nessun “freno” viene applicato contrariamente a quanto avviene con un’amplificazione in tensione.
2) Obbligo di compensare la risposta in frequenza dello specifico altoparlante impiegato. Ciò è possibile con gli attuali processori digitali ma…occorre appunto convertire in digitale il segnale con perdite qualitative che vanno ben oltre (opinione dello scrivente) i possibili vantaggi in termine di distorsione con pilotaggio in corrente.
3) I vantaggi in termini di distorsione armonica nel pilotaggio principalmente dei woofer, sono presenti solo al di sopra della zona di risonanza e solo a fronte di utilizzo con sistemi attivi (l’amplificatore deve “vedere” direttamente l’altoparlante).

Non è difficile comprendere a fronte di quanto sopra, il motivo per cui il 99,9% degli amplificatori in commercio sia in tensione: è l’unico modo per evitare che il pilotaggio di un sistema di altoparlanti non diventi una generazione di colorazioni.
Ma siamo proprio certi che a fronte dell'attuale "educazione" all'ascolto non accada che ci vengano vendute come scelte di qualità di alto costo quelle che in realtà non sono altro che palesi ondulazioni della risposta in frequenza?

Continua…
Massimo

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M.Ambrosini
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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 1913Messaggio M.Ambrosini
dom 13 mag 2018, 20:58

Chiunque sia dotato di un paio di orecchie e non si accontenti delle “certezze” vendute come tali dal mercato (e da forum internet gestiti da persone con forti interessi commerciali alle spalle) ha potuto verificare che pur a fronte di molte amplificazioni presenti sul mercato (o appartenenti al vintage) con buona/ottima risposta in frequenza su carico reale, solo poche, pochissime di queste possono vantare una capacità riproduttiva in grado di non litigare con l’orecchio. In questo gruppo abbiamo più volte toccato con mano le ragioni che determinano queste differenze a parità di linearità di risposta ma vi sono altri ambiti, la maggior parte degli altri ambiti, in cui le differenze ad esempio tra due amplificatori valvolari, si attribuiscono quasi esclusivamente al tipo di trasformatore di uscita o al tipo di valvole impiegate. Ormai per buona parte degli appassionati, l’unico elemento attivo degno di venir preso in considerazione è la valvola. Ma, come avete modo di osservare sia dalle misure sul mio sito che dalle prove sulle riviste specializzate, la tendenza odierna è quella di costruire amplificatori a valvole che pur essendo sulla carta amplificazioni in tensione, presentano però un’impedenza di uscita che è ben lungi dal tendere allo zero Ohm ma anzi è talvolta ben superiore all’Ohm. Su Audio review, a fronte di amplificazioni valvolari, viene abitualmente tracciata la risposta in frequenza con quattro differenti carichi resistivi (2,4,8,16 Ohm). Questa soluzione svincola dall’avere un carico reale “standard” ma purtroppo (trovando rappresentazione con curve lineari parallele) non rende un’idea immediata a chi non ha basi tecniche. E’ però sufficiente applicare il buon senso per comprendere che un amplificatore il cui livello di uscita si riduce di 3dB passando da un carico di 16 Ohm a uno di 4 Ohm (ovvero due valori che sono normalmente entrambi riscontrabili nelle curve di impedenza di molti sistemi di altoparlanti) NON PUO’ non essere un generatore di colorazioni. Parlare poi di fattore di smorzamento a fronte di impedenze di uscita addirittura superiori ai 2 Ohm è fare dell'ironia.
Discorso molto diverso lo si ha con valvolari mediamente antecedenti agli anni 80 in cui la tendenza a voler simulare (per quanto possibile) un generatore di tensione ideale era ben più radicata: non conosco nessun valvolare d’epoca, tra quelli dediti all’alta fedeltà, con prestazioni scadenti sotto questo punto di vista.

Ai nostri giorni è palese e palesemente accettata la tendenza all’interpretazione. Una tendenza presente nella quasi totalità della produzione valvolare odierna, quasi questo voglia rappresentare un indice di qualità. Sta prendendo piede il pensiero che, per suonare, un amplificazione debba essere poco lineare.
Ma perché accade questo?
Se non si riesce a far suonare un amplificazione lineare (perché le conoscenza sulle cause del suono non sono ancora di dominio pubblico e temo che non lo saranno ancora per molto tempo) quale altra strada si può percorrere per dimostrarsi diversi e più convincenti degli altri ?
La risposta possibile è una sola: riuscire a vendere le colorazioni come qualità. Se considerate che le sorgenti digitali odierne (anche di costo molto elevato ) sono decisamente piatte e spigolose, quale può essere l’approccio furbo (quindi usato dai più) per proporre qualcosa di tollerabile all’orecchio? Smussare drasticamente l’estremo alto (soluzione che di per se rende meno graffiante il suono e aumenta la luminosità del medio) ed esaltare le risonanze proprie degli altoparlanti impiegati (per farli sembrare più armonici). Credete che questa sia un’interpretazione distante dal vero? Guardate semplicemente i grafici di risposta in frequenza su carico reale visibili sul mio sito e ve ne renderete conto in prima persona a partire dell’oggetto di desiderio di molti appassionati (frutto principalmente del prezzo inarrivabile): http://motxam.interfree.it/ongaku.html
Fate il confronto con un grande del passato e valutate voi: http://motxam.interfree.it/model9.html
Purtroppo l’orgoglio e lo snobismo svettante impedisce chi normalmente traffica con oggetti da decina di migliaia di euro di prendere in seria considerazione altro. A maggior ragione se non si è interessati al suono ma solo ad altri fattori (estetica, "status symbol" etc). Chi ha ampie disponibilità raramente ha anche l’umiltà necessaria per valutare criticamente indipendentemente dai costi, ritiene infatti che i soldi spesi debbano valere qualità come regola matematica. Una regola che in alta fedeltà è quasi costantemente disattesa. Provare a combattere questo condizionamento ha la stessa probabilità di riuscita del provare a risalire a nuoto un fiume a fronte di una forte corrente.
La tendenza all’interpretazione è un virus che temo andrà sempre più prendendo piede in mancanza di adeguati censori e non è questa certo l'epoca per censori quanto per pubblicitari. Il potere della rete di dare a tutti la possibilità di esprimersi è anche il suo più grosso limite in quanto tutto viene ad appiattirsi verso il basso con una totale mancanza di senso critico ma con una, comunque presente (quando anche non pilotata), condizionabilità dalle opinioni altrui. Negli anni 70 certi amplificatori odierni sarebbero semplicemente stati stroncati senza appello dalle riviste (nazionali o non). Ma allora non c’era la rete e solo chi aveva autorevolezza in materia (o almeno supposta tale) aveva modo di parlare e lo faceva con l’unico mezzo disponibile: la carta stampata.
Ogni periodo storico ha i suoi pro e i suoi contro. Tra i pro attuali c’è sicuramente la possibilità di riuscire a rintracciare oggetti del desiderio anche cercandoli in altri paesi, cosa che sarebbe stata fantascienza fino a prima di internet. Non possiamo cambiare il periodo in cui viviamo ma prendere il più possibile consapevolezza dei vantaggi e degli svantaggi dello stesso credo sia piuttosto consigliabile.
Massimo

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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 1914Messaggio M.Ambrosini
dom 13 mag 2018, 21:20

A corollario di quanto sopra: vi siete mai chesti come mai (ad eccezione del mio sito) non troviate pubblicata da nessuna parte la risposta in frequenza (men che meno su carico reale) di certi oggetti "intoccabili" ?
Ad esempio per quanto riguarda l'Ongaku la furbata di limitare la banda viene con buona onestà dichiarata nei dati di targa (http://www.audionote.co.jp/en/products/ ... ngaku.html ) che evidenziano le frequenze delimitanti la banda passante (ovvero a -3dB) quasi perfettamente coincidenti con la risposta che ho rilevato a vuoto: la banda passante coincide quasi perfettamente con la banda audio!
Massimo

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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 2590Messaggio emulatore
lun 18 giu 2018, 12:34

Interessante Massimo.
Anni fa ricordo la ditta Ultrasound, mi pare Veneta, che a gran voce sosteneva la superiorità del pilotaggio in corrente (dei suoi apparecchi).
Non mi pare abbia avuto un gran successo....anzi....

http://www.ultrasound-hifi.com/Us_wh_1/ ... me_it.html
Emmanuele

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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 2594Messaggio M.Ambrosini
lun 18 giu 2018, 16:21

Il famoso amplificatore/provocazione da un miliardo di lire :)
Circa 25 anni fa ascoltai il loro sistema di altoparlanti top, le hornblower, a casa di un signore/rivenditore di Padova. Erano però pilotate da un Graaf 200W OTL (che conoscevo bene perchè ne avevo ritirato uno l'anno prima), quindi un ampli con pilotaggio in tensione seppure non a bassissima impedenza interna. Concretamente si nota, non diversamente da alcuni altri imprenditori veneti, la propensione ad esaltare e sventolare il pelo per nascondere nel modo più assoluto il palo...
Massimo

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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 2604Messaggio emulatore
mar 19 giu 2018, 8:27

M.Ambrosini ha scritto:
lun 18 giu 2018, 16:21
Il famoso amplificatore/provocazione da un miliardo di lire :)
Circa 25 anni fa ascoltai il loro sistema di altoparlanti top, le hornblower, a casa di un signore/rivenditore di Padova. Erano però pilotate da un Graaf 200W OTL (che conoscevo bene perchè ne avevo ritirato uno l'anno prima), quindi un ampli con pilotaggio in tensione seppure non a bassissima impedenza interna. Concretamente si nota, non diversamente da alcuni altri imprenditori veneti, la propensione ad esaltare e sventolare il pelo per nascondere nel modo più assoluto il palo...
Non ti chiedo come andasse il sistema (i diffusori) visto che dalle tue parole posso immaginarne l'esito.
Certo che con tutti gli apparecchi hifi che hai ritirato negli anni avresti potuto aprire un piccolo museo :D
Emmanuele

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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 2606Messaggio M.Ambrosini
mar 19 giu 2018, 10:32

emulatore ha scritto:
mar 19 giu 2018, 8:27
Non ti chiedo come andasse il sistema (i diffusori) visto che dalle tue parole posso immaginarne l'esito.
Le hornblower non erano male come risultato, il basso è stato quello che mi ha lasciato maggiormente perplesso ma per il resto era un sistema niente male e soprattutto con una originalissima concezione.
Certo che con tutti gli apparecchi hifi che hai ritirato negli anni avresti potuto aprire un piccolo museo :D
C'è stato un periodo pre-internet in cui i pareri viaggiavano col passaparola tra conoscenti/amici ed in cui diverse persone si interessarono ai miei apparecchi decidendo di ascoltarli a casa propria...e tra questi quasi un 90% optava per l'acquisto. Sembra alta come percentuale ma non lo è se conti che coloro che decidevano di ascoltarli erano non più dello 0,01% degli appassionati. Poi è arrivata "la rete" che tutto "divulga" appiattendo verso il basso i pareri positivi per esaltare l'infamia che trova nella rete un vero e proprio amplificatore. Del resto un post infamante a fronte del gosship imperante (degno delle "comari di un paesino") diventa virale in poco tempo. Poco importa se chi lo ha scritto non ha messo nero su bianco neppure una parola di verità...la frittata è fatta comunque. Per cui, se da un lato non è cambiata la percentuale delle persone che decidono di passare ad un LT dopo un ascolto a casa propria, è invece cambiata, e decisamente in peggio, la percentuale di chi è interessato ad un ascolto. La porta con internet (al di la dei sondaggi ove si dichiarano "tutti disponibili ad ascoltare oggetti sconosciuti" ) te la chiudono in faccia PRIMA di qualunque verifica. Un po' deprimente per chi ha dedicato una vita in ricerca in questo settore ma questo è quanto.
Massimo

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Re: Amplificazioni in corrente o in tensione ?

Messaggio: # 2607Messaggio myfisite
mar 19 giu 2018, 11:22

M.Ambrosini ha scritto:
mar 19 giu 2018, 10:32
La porta in faccia con internet (al di la dei sondaggi ove si dichiarano "tutti disponibili ad ascoltare oggetti sconosciuti" ) te la chiudono in faccia PRIMA di qualunque verifica.
Triste ma vero. Una delle tante illusioni create da internet.
Marco A.

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